Beppe Vessicchio su Sanremo e i talent show, il Festival nell’era della musica come “gioco del Lotto”

Stanno facendo discutere le dichiarazioni di Beppe Vessicchio su Sanremo e i talent show, nell'anno in cui non parteciperà al Festival da direttore d'orchestra: ecco l'analisi del maestro

Beppe Vessicchio su Sanremo e i talent show

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All’indomani della sua defezione alla prossima edizione del Festival, faranno certamente discutere le dichiarazioni di Beppe Vessicchio su Sanremo e i talent show, rilasciate in un’intervista a IlGiornale – OFF.

Il maestro è stato molto chiaro: le sue parole sono piene d’amore per la musica e di dispiacere nel vedere una competizione come quella del Festival di Sanremo spesso focalizzata più sugli ascolti che sull’aspetto prettamente artistico, con la conseguenza di proporre brani poco rilevanti e innovativi per il settore discografico.

Il fatto che Sanremo sia principalmente “un programma televisivo” in cui pesano “gli ascolti e quanto è seguito e basta” ha fatto sì che il Festival diventasse in primis un evento televisivo e non musicale. E secondo Vessicchio a risentirne è il panorama musicale nel suo complesso, perché “è innegabile che musicalmente, negli ultimi dieci anni, Sanremo non ha lasciato nessun segnale forte nel mondo della discografia“.

D’altro canto nell’ultimo decennio uno scossone al mercato musicale è arrivato attraverso i talent show, di cui Vessicchio (per anni presente nel corpo docenti del programma Amici di Maria De Filippi) riconosce i pregi seppure con qualche perplessità relativa alla classica “gavetta” che in molti casi viene a mancare:

“Sicuramente hanno dato una sterzata, hanno smosso il mercato discografico, aumentano le speranze dei giovani… Va bene se parallelamente non perdiamo di vista anche una strada che provi a costruire una cultura musicale. Non è giusto rischiare che i talent depauperino un percorso di formazione che ha reso grande l’Italia per secoli quale è l’istruzione della musica attraverso i Conservatori e gli altri istituti preposti. Il talent è come giocare al Lotto: nulla di male, se però non si affida solo alla lotteria l’ipotesi di portare avanti le proprie ambizioni o la propria sopravvivenza. Così il talent: nulla di male, se però non si affida solo a questo il proprio futuro nella musica”.

È innegabile che ormai da qualche anno la presenza al Festival di Sanremo di artisti provenienti dai talent sia una costante e che in moltissimi casi abbia inquinato il televoto con le evidenti sproporzioni che la popolarità dei giovanissimi idoli della tv porta con sé. E anche quest’anno non fa eccezione: al Festival di Sanremo 2017, per esempio, su ventidue Big in gara, ben sei sono diventati noti al grande pubblico passando per Amici di Maria De Filippi, co-conduttrice del Festival accanto a Carlo Conti.

Forse tra le righe di questa intervista di Beppe Vessicchio su Sanremo e i talent show si può scorgere qualche ulteriore indizio della sua scelta di non presenziare come direttore d’orchestra a questa edizione del Festival, decisione che ha scatenato un vero e proprio moto popolare sui social (al grido sgrammaticato di #UsciteVessicchio).

Vessicchio ha infatti dichiarato che non rinuncerà in toto all’evento, presenziando per presentare il suo libro, La musica fa crescere i pomodori edito da Rizzoli, evitando così che si crei un conflitto di interessi con la sua attività di direttore d’orchestra.