Mister Felicità è la solita commedia romantica di Alessandro Siani

Parte bene al botteghino il nuovo film del comico napoletano. Ma "Mister Felicità" è una favoletta esilissima, con sceneggiatura e gag in debito d'ossigeno. Sprecati Diego Abatantuono e Carla Signoris. L'unico felice, visti gli incassi, è Siani. Imbarazzante.

Mister Felicità la solita commedia romantica di Alessandro Siani

INTERAZIONI: 38

“Mi sento Mister Felicità”, ha dichiarato Alessandro Siani dopo l’exploit al botteghino di Mister Felicità, terzo film diretto e interpretato dal comico napoletano. La pellicola ha rastrellato quasi due milioni all’uscita (il primo gennaio, la stessa strategia del Checco Zalone di Quo vado?), attestandosi per ora sui quattro milioni totali. Una boccata d’ossigeno per gli esercenti e per l’ansimante cinema italiano in questo Natale di cinepanettoni fotocopia tutti puntati sullo stesso target (si è salvato in parte Poveri ma ricchi di Fausto Brizzi, più commedia sentimentale anni Cinquanta, con sei milioni di euro, è andato peggio Natale a Londra, cinepanettone 2.0 targato Filmauro, e malissimo la comicità ormai vecchiotta di Aldo, Giovanni e Giacomo di Fuga da Reuma Park).

Mister Felicità Siani quindi ha messo un po’ di buonumore all’ambiente. Ma fu vera gloria? Dal punto di vista degli incassi la tenuta del film è ancora da vedere, difficile dire se riuscirà a bissare i 15 milioni circa de Il principe abusivo e Si accettano miracoli (infatti, arrivato Assassin’s Creed, ha perso la prima piazza).

Dubbi maggiori riguardano l’idea di cinema di Alessandro Siani. Ancora una volta il comico napoletano imbastisce un’esile favoletta scacciapensieri, che si guarda bene dall’inserire elementi anche vagamente realistici. In Mister Felicità diventa Martino, solito napoletano nullafacente, che staziona in Svizzera (in realtà il Trentino) sul divano dell’infaticabile sorella Caterina (Cristiana Dell’Anna), che fa le pulizie in casa di un famoso mental coach, il dottor Gioia (Diego Abatantuono). Ovviamente, lo sfaticato Martino finirà col vestire i panni del guru, improvvisandosi, lui pessimista cronico, dispensatore di felicità.

Lo spunto iniziale di Mister Felicità non sarebbe stato malvagio, se Alessandro Siani avesse avuto il coraggio di ironizzare, con un minimo di gusto satirico, sull’ossessione per la felicità e la diffusa voglia di ricette facili per il successo. Purtroppo il regista (anche sceneggiatore, con Fabio Bonifacci) disattende completamente l’intuizione di partenza, e non appena Martino trova come paziente una campionessa di pattinaggio in crisi (insomma l’ennesima principessa triste), Mister Felicità diventa la solita commedia romantica di Alessandro Siani. A supporto una serie di gag infelici (su tutte quella dei camorristi), che pescano dappertutto: le gaffes del cafone napoletano in mezzo ai ricchi, tormentoni, capitomboli slapstick, persino un pattino che finisce proprio lì, attentando alla virilità di Martino, un numero da cinepanettone. La sceneggiatura, a dir poco, è in debito d’ossigeno e trovate.

Sicuramente sbagliamo noi, il botteghino continuerà a premiare Siani, bene così. Eppure dobbiamo ricordare che le commedie nostrane che fanno saltare davvero il botteghino sono quelle di Checco Zalone, il quale senza perdere un grammo della sua verve comica ha il coraggio di imbastire storie nelle quali passano pezzi d’una realtà ben nota (e patita) dagli italiani. Una ricetta su cui si vanno giustamente sintonizzando anche altri comici, come i Ficarra e Picone de L’ora legale, in uscita il 19 gennaio. Mentre con Mister Felicità Alessandro Siani staziona nei confini angusti della solita commedia romantica, una favoletta insapore e inoffensiva. Nemmeno divertente.