Hollywood s’infuria alle confessioni di Bertolucci sulla scena del burro di Ultimo tango a Parigi

Sui media statunitensi è riapparsa un'intervista del 2013, in cui il regista racconta i retroscena della sequenza più discussa di Ultimo tango. Girata senza spiegare a Maria Schneider cosa sarebbe successo. Su Twitter la reazione indignata di star come Jessica Chastain e Chris Evans.

Ultimo tango a Parigi

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Riscoppia il caso Ultimo tango a Parigi: attori e registi di Hollywood come Jessica Chastain, Chris Evans, Ava DuVernay, reagiscono con disgusto via Twitter a un’intervista del 2013 riemersa in un video e rilanciata da Yahoo ed Elle, in cui Bernardo Bertolucci parla del suo film più discusso, con dettagli disturbanti.

In quell’incontro alla Cinémathèque française a Parigi Bernardo Bertolucci racconta i retroscena della sequenza più controversa di Ultimo tango a Parigi, quella in cui usando del burro Marlon Brando, allora 48enne, violenta la giovanissima Maria Schneider, 19 anni. L’attrice ha portato per tutta la vita i segni di quell’esperienza. Prima di morire nel 2011, aveva rilasciato nel 2007 delle dichiarazioni inequivocabili sul film e sul regista: “Mi sono sentita violentata e ancora oggi porto con me le sofferenze di qualche scena […] Bertolucci non è mai stato un amico, nei miei momenti di crisi non è mai corso in mio aiuto”.

Bertolucci nell’intervista incriminata ripercorre la vicenda di Ultimo tango a Parigi, confermando in sostanza le affermazioni di Maria Schneider: “La scena col burro fu un’idea che avemmo io e Marlon la mattina prima di girare. A Maria non dicemmo che avevamo deciso di utilizzare il burro come lubrificante. Non mi pento di averlo fatto, ma mi sento colpevole per questo. Io non volevo che Maria recitasse la rabbia e l’umiliazione, volevo che sentisse la rabbia e l’umiliazione. E per questo mi ha odiato per tutta la vita”.

Sono questioni già note, di cui Bertolucci ha parlato diverse volte, come quando al Telegraph sempre nel 2013 disse: “Quando Maria è morta, ho pensato, Dio, sono così dispiaciuto di non essermi scusato con lei per quello che Marlon e io le facemmo con quella scena, decidendo di non avvertirla. Il suo senso di umiliazione era reale, ma penso che quello che la offese davvero è che non le fu permesso di prepararsi a quella scena come un’attrice. Ma io volevo la sua reazione come persona, non come attrice”.

Sono questioni note, appunto. Che però non finiscono mai di suscitare interrogativi sui diritti dell’arte e sulla sottilissima linea di demarcazione che su un set cinematografico può passare tra finzione e realtà. E non appena l’intervista su Ultimo tango a Parigi è riemersa, è giunta nettissima la reazione delle star di Hollywood.

L’attrice Jessica Chastain in un tweet ha detto di “sentirsi disgustata”: “A tutti quelli che amano questo film – state vedendo una ragazza di 19 anni violentata da un uomo di 48. E il regista aveva pianificato l’aggressione”.

Le fa eco Evan Rachel Wood (che oltretutto ha recentemente raccontato di essere stata violentata): “Mi spezza il cuore, è oltraggioso. Quei due erano individui molto malati per pensare che la cosa andasse bene”.

Chris Evans dice che “è più che ripugnante. Sono furioso”, e aggiunge in un altro tweet, rispondendo ad Anna Kendrick: “Dovrebbero essere in galera”.

La regista di Selma, Ava DuVernay: “Come regista posso a malapena capire. Come donna, sono sconvolta, disgustata e arrabbiata”.

Singificativa anche la riflessione di Emily Nussbaum, l’influente critico tv del New Yorker: “Orribile. Mi ricorda di quando abbandonai Ultimo tango durante quella scena nel mio anno da matricola ed ero così confusa, dato che si pensava che fosse un genio”.

Su tutta la faccenda pesa anche la storia personale di Maria Schneider, che dopo Ultimo tango a Parigi visse anni turbolenti, la tossicodipendenza, anche un tentativo di suicidio. Un destino che, in un’intervista al Daily Mail del 2007 lei imputava in gran parte all’esperienza di Ultimo tango a Parigi e all’immagine che di lei aveva veicolato quel film. E oggi, a quarantacinque anni dall’uscita, il film di Bernardo Bertolucci continua a dividere e a porre domande circa la moralità dell’arte e su quali siano i limiti cui ci si deve attenere nel realizzare un’opera.