Prime certezze in How to Get Away With Murder, tra (non) morti e arresti: recensione 3×02 e promo 3×03

L'episodio 3x02 di How to Get Away With Murder ci ha portati un passo più vicini alla verità del misterioso flashforward: la nostra recensione

Prime certezze in How to Get Away With Murder, tra (non) morti e arresti: recensione 3x02 e promo 3x03

INTERAZIONI: 90

Furtivo come un ninja, l’episodio 3×01 di How to Get Away With Murder ci ha colti alla sprovvista con gli ultimi secondi, presentandoci una scena ad un passo dall’apocalisse: la casa di Annalise in fiamme e un misterioso morto in barella alla cui vista la professoressa Keating ha una crisi di nervi. L’episodio 3×02 “There are worse things than murder”, andato in onda negli Stati Uniti giovedì 29 settembre, ci ha svelato in che modo metteremo insieme i pezzi del puzzle: andando ad esclusione.

In realtà non è davvero così semplice, perché il problema fondamentale sta nel fatto che noi non siamo e non potremo mai essere nella mente – contorta – di Pete Nowalk. Dunque, tra l’inizio e la fine dell’episodio abbiamo visto quanto segue: Annalise viene sottoposta a interrogatorio dagli agenti mentre la sua casa brucia – ma perché?! -, Oliver arriva tutto trafelato – ma da dove poi! – chiedendo ad Annalise se “è vero che c’è un morto”, e alla fine AK viene pure ammanettata (!), ma non prima di aver chiesto al caro Oli di cancellare da un telefono del paleolitico tutto quello che c’è dentro (!!).

Il morto quindi non è Oliver, ma nulla toglie che potrebbe essere lui il piromane, almeno finché non ci spiegheranno cosa ci faccia lì e perché sia da solo, pochi secondi dopo l’arrivo di Annalise sulla scena del crimine. La cosa più sconvolgente, almeno secondo me, è l’arresto della Keating: mai, nemmeno quando tutta la colpevolezza del mondo puntava su di lei, i suoi polsi sono stati ammanettati, ed è per questo che credo che l’incendio sia stato appiccato da qualcuno che ha cercato poi di dare la colpa a lei.

In ogni caso, visto che nel mare delle congetture di How to Get Away With Murder ci si perde, parliamo del caso della settimana, che ho apprezzato molto soprattutto per la maniera in cui è stato dato spazio a Connor e per l’ottima performance di Amy Madigan nei panni di Irene. Pessimo invece è Oliver, che ha l’umore di una tredicenne emo: prima è tutto contento e prepara la cena, poi ha bisogno di stare da solo perché fa sempre le cose per gli altri (??) e mai per se stesso. Spero vivamente che gli autori abbiano una spiegazione per quello che stanno facendo con i Coliver, perché l’impressione da spettatore è che a Oliver sia andato di volta il cervello senza nessun motivo.

Un’altra cosa che a mio parere è una forzatura è la “sospensione” di Annalise dall’Università per i volantini. Non ha davvero alcun senso, a meno che a far appendere la foto della professoressa con la scritta “killer” non sia stato il nuovo rettore in persona, e anche a quel punto avrei l’idea di una faccenda gestita male: qualcosa non torna, anche se è difficile stabilire cosa.

Apro e chiudo velocemente la parentesi papà-di-Laurel: non so se voglio davvero sapere cos’hanno in mente Annalise e Bonnie stavolta.

Critiche o meno, imprecisioni o no, quello che va ammesso è che la terza stagione di How to Get Away With Murder, con solo due episodi, ci ha già in pugno: il segreto del flashforward è il cuore pulsante della stagione, che le menti dietro la serie stanno gestendo in maniera magistrale come sempre.

L’episodio 3×03 “Always Bet Black” andrà in onda negli Stati Uniti il prossimo giovedì 6 ottobre: di seguito ne trovate trama e promo.

Annalise presenta alla sua classe un omicidio di alto profilo che porta al limite la morale anche dei Keating 5, mentre Laurel fa una scoperta sconvolgente tramite una fonte inaspettata.