The Young Pope a Venezia, recensione dall’anteprima mondiale: giochi di potere col papa Jude Law

La recensione dei primi due episodi di The Young Pope, presentata in anteprima a Venezia: Jude Law è l'immaginario Papa americano Pio XIII nella miniserie di Sorrentino


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Atteso alla Mostra del Cinema di Venezia fin dall’annuncio del suo cast, The Young Pope si rivela una sorpresa e una miniserie assolutamente da non perdere. La trama della serie, presentata in anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia sabato 3 settembre alla presenza del regista Paolo Sorrentino e del protagonista Jude Law, si snoda intorno alla figura di Pio XIII (nato col nome di Lenny Belardo), 47enne eletto dal conclave come il primo Papa americano della storia. Giovane, affascinante, risoluto e carismatico, Lenny sembra sentirsi a suo agio nei panni del capo della santità cristiana. Il tutto fa pensare che la sua elezione sia il frutto di qualche strategia mediatica, ma le cose non stanno esattamente così.

THE YOUNG POPE: PAOLO SORRENTINO, JUDE LAW E SILVIO ORLANDO IN CONFERENZA STAMPA

Dietro l’aspetto del bravo ragazzo con gli occhi blu, Pio XIII si dimostra molto più subdolo e astuto di quanto tutti si aspettano. Da subito si nota come il giovane Papa sia pronto a portare una sorta di rivoluzione all’interno della Chiesa tradizionalista (come ad esempio il fumare nella stanza dove il Pontefice riceve in udienza membri o Capi di Stato), ma sopratutto forte è il suo desiderio di elevarsi ad essere il vero leader della Chiesa, nonché l’unico uomo in grado di avvicinarsi a Dio.

Per certi versi, The Young Pope è una sorta di House of Cards, il Vaticano diventa la Casa Bianca, e lo stesso Pio XIII ha molto in comune con Frank Underwood. Lenny non si fida di nessuno, se non di Suor Mary (interpretata da una meravigliosa Diane Keaton), una donna che ha cresciuto ed educato il giovane fin da ragazzino, facendogli abbracciare la fede cristiana. Una donna così vicina al Papa non si era mai vista, e la cosa fa dubitare non poco il conclave. Accanto a loro si muove la figura ambigua, ma spiritosa, del Cardinale Voiello (Silvio Orlando in forma smagliante), personaggio che funge da stacco al tono serio e dark di The Young Pope, ma che a modo suo avrà un ruolo importante all’interno del gioco papale.

Paolo Sorrentino presenta una miniserie sfarzosa, dove riusciamo a cogliere ogni dettaglio del Vaticano, con atmosfere quasi idilliache, riprese esterne e interne che ci fanno entrare nel cuore di quel posto inaccessibile come se fossimo molto più che semplici spettatori, ma al contrario, ospiti.

È presto per gridare al capolavoro, ma The Young Pope lascia lo spettatore con tante domande già alla fine dei due episodi. Chi è Dio e dove possiamo trovarlo? I fedeli trovano nel Vaticano la sua casa e vedono nei leader che vi vivono una guida spirituale per arrivare a Lui. Ci viene anche posto il più grande mistero terreno: qual è lo scopo della nostra esistenza? Lenny è un uomo diviso tra il senso di responsabilità dell’essere il Capo della Chiesa cattolica e l’essere un semplice uomo scelto dal destino (Dio) come Pontefice. Sopratutto, Sorrentino si focalizza sul potere all’interno dello Stato Vaticano, dove prevale il senso dell’egoismo e della manipolazione.

Einstein diceva che Dio non gioca a dadi con il mondo. Pio XIII però fa molto più di una semplice partita nel Vaticano, e le sue pedine sono tutti quegli uomini di Chiesa che solo lui è in grado di rigirare a suo piacimento. Dal 21 ottobre su Sky Atlantic.