La campana di vetro – il disagio sussurrato

Una richiesta di aiuto incompreso, scaturito nella follia. La campana di vetro racconterà uno scenario polivalente e sicuramente ambiguo per certi versi. È il contesto di uno dei tanti luoghi gli Stati Uniti degli anni 50: borghesia e contraddizioni metabolizzate dal malessere di una protagonista fuori luogo. E fuori tempo.


INTERAZIONI: 20

Raccontare l’alienazione, il turbamento interiore non è sicuramente semplice: molto più facile è il descrivere di percezioni su altri malesseri fisici, più facilmente identificabili. Tuttavia di esempi riusciti in tal senso non mancano: istintivamente mi risale alla memoria Qualcuno volò sul nido del cuculo. Non è l’unico, ma sicuramente rappresenta una pellicola che a suo modo è diventata un cult per quanto riguarda il genere. Per vari motivi. Raccontare un malessere psicologico, insomma, appare comunque affascinante; che sia in letteratura o al cinema. La campana di vetro sarà un esempio in tal senso, nel prossimo futuro. È un progetto cinematografico che sarà tratto da un romanzo uscito nei lontani anni 60, parzialmente autobiografico, con un epilogo non proprio felice: Sylvia Plath, l’autrice, si suicidò qualche mese dopo aver pubblicato il suo lavoro, sotto lo pseudonimo di Victoria Lucas.

La storia per queste sue premesse assume sicuramente un sapore più tragico, anche se il romanzo abbonda in toni ironici, nonostante situazioni descritte che da ridere hanno ben poco. La protagonista è Esther Greenwood, studentessa di diciannove anni che si trova ad interagire in una società Americana alquanto stereotipata. Gli accenti sopra le righe dei protagonisti sono tipicamente borghesi, alienati e alienanti, confortati da un’ostilità di contesto tipicamente Maccartista. Anni 50 e dintorni.

Le vicissitudini di Esther non saranno lineari, né all’insegna della monotonia, ma il suo malessere crescerà fino ad arrivare alla necessità (consigliatagli da uno psichiatra) di un elettroshock. E poi tutto sarà diverso. A firmare la direzione de La campana di vetro ci sarà l’attrice 34enne Kirsten Dunst, che in questo caso debutta come regista (a parte la direzione di un paio di cortometraggi). Nelle vesti della protagonista troveremo invece Dakota Fanning.

The Bell Jar (è questo il titolo originale del romanzo) sarà una produzione indipendente; anche per questo non sarà facile vederne la luce a breve e seguirne gli sviluppi. Controlleremo con attenzione.