Il fiume ha sempre ragione – il tempo d’altri tempi

Ci sono, per fortuna, occasioni in cui si possono scoprire realtà professionali noncuranti della fretta di agire che ormai ci appartiene sempre più al lavoro. Il fiume ha sempre ragione è un documentario che ci racconta di un sodalizio quasi magico: la virtù di poter produrre opere tipografiche eccellenti, perseguendo una concezione del tempo apparentemente anacronistica, in realtà sicuramente benefica.


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Qual è il senso del tempo, o meglio, del rallentare il tempo in un’epoca convulsa come la nostra? Difficile da afferrare, altrettanto difficile da metter in pratica eventualmente. Soprattutto se si parla di lavoro, di professioni. Forse un po’ più accessibile se si discute di mestieri. Piccole e sottili differenze da cogliere sul campo. È esattamente ciò che ha provato a fare Silvio Soldini, regista di questo documentario, per certi versi paragonabile ad un delicato intervento di analisi cinematografica. Analisi nel senso che in questo lavoro, così come accade nell’opera cinematografica in generale, si cerca di rendere l’idea di un contesto; in questo caso raro e rallentato, attinente un ambiente di lavoro apparentemente anacronistico.

È un ambiente di lavoro tipografico dove i protagonisti sono Alberto Casiraghy, coraggioso illustratore, titolare della casa editrice Pulcinoelefante: una bottega, piuttosto che un’azienda, ubicata a Osnago, dove non di rado vanno a trovarlo amici appassionati all’arte del disegno, della poesia e altro. Insieme discutono all’ombra di quello che poi è considerato il gioiello tecnico e “totemico”, artefice dell’opera di Alberto: una stampante meccanica a caratteri mobili. A questa lenta (nell’accezione più che positiva del termine) comitiva va considerato membro acquisito anche Josef Weiss, altro temerario poeta della parola scritta, fondatore dell’ Atelier della Stampa e della Rilegatura d’Arte.

Ed è proprio da questo gruppo, di amici piuttosto che lavoratori, che nascono opere fuori del tempo, per metodologia di lavoro e accuratezza di prodotto (è qui che hanno visto la luce edizioni di pregio, di Alda Merini, Bruno Munari, Allen Ginsberg e altri). Difficile immaginare qualcosa di più bello per chi, appassionato di lettura, considera il libro non semplicemente un oggetto, ma un corpo, in qualche modo animato, da curare e nutrire con delicatezza e passione certosina. Ecco cosa vuol dire avere il coraggio di sfidare tempo e ragioni moderne dell’accelerato vivere nostrano. Ecco come si riesce a fregarsene allegramente delle dinamiche veloci (troppo) e violente (troppo) delle logiche aziendali. Senza rancore. Con poca, ma sana competizione. Quella che predilige la cura dei dettagli e la noncuranza della fretta. Concetti da riscoprire e diffondere, quasi fossero antichi rimedi della nonna, contro una febbre che spesso ci attanaglia offendendoci i sensi. Dal 7 settembre nelle sale.