I magistrati Corrado Lembo e Antonio Laudati ricordano Borsellino al Giffoni Film festival

I due giudici di Salerno a colloquio con i ragazzi del Dream Team


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Corrado Lembo - Incontro con il Dream Team Giffoni 2016

La cultura come arma principale per diffondere legalità e trasparenza. È stata questa la ricetta proposta dai magistrati Corrado Lembo e Antonio Laudati che hanno incontrato i ragazzi del Dream Team al Giffoni Film Festival. Nel corso della quinta giornata il procuratore di Salerno e il sostituto all’Antimafia hanno portato la loro esperienza ai giovani giurati in un giorno sicuramente diverso dagli altri. Ricorre oggi, infatti, il 24esimo anniversario della strage di via D’Amelio in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino insieme agli uomini della sua scorta, e i due magistrati non hanno fatto a meno di ricordarlo.

«La società non può vivere sul sacrificio e sull’eroismo di pochi. È cosa giusta rendere omaggio a Borsellino come esempio straordinario, ma se vogliamo essere liberi, dobbiamo partire dal presupposto che ognuno di noi ha un suo dovere, una sua partecipazione. Ognuno di noi deve contribuire a diffondere la legalità». Così ha sottolineato il giudice Laudati a cui ha fatto eco Lembo: «La cultura è l’arma più forte per diffondere la legalità. Occorre sviluppare un senso di appartenenza alla propria cultura – per poi ricordare l’esperienza salernitana entro la quale si inserisce il festival – a Salerno esiste la cultura della legalità. La legalità è cultura». Il numero uno della procura salernitana si è poi soffermato sulla cultura mafiosa e sulle organizzazioni mafiose nello specifico.

«È impressionante il valore di omertà profondamente radicato al suo interno all’interno di queste organizzazioni. Dobbiamo renderci conto che la mafia è un sistema di potere che si sviluppa all’interno di una comunità. Negli anni si è creato un rapporto non più solipsistico all’interno dei clan, ma di relazione con il mondo circostante, civile e politico. Il sistema mafia ha interessi comuni con le comunità locali. Si creano legami sempre più stretti tra le comunità e i clan. Ci sono ormai interessi criminali, politici e imprenditoriali profondamente radicati nelle comunità».

Il procuratore si è poi soffermato maggiormente sull’aspetto culturale del fenomeno mafia: «La mafia è un atteggiamento culturale oltre che un’organizzazione criminale. Il problema è che nel nostro sistema esiste una cultura dell’illegalità. La vera cultura antimafia sta nella riscoperta della legalità nella vita di tutti i giorni. L’educazione è la vera risposta all’illegalità. Lo sviluppo della legalità di un paese non può essere affidato solo alle forze dell’ordine. Ognuno di noi deve contribuire e partecipare, senza restare indifferenti. Il problema del futuro è il protagonismo di ognuno di noi». In terra di cinema non è potuto mancare il riferimento fatto dal pubblico rispetto a serie tv che rappresentano e raccontano la malavita come Gomorra o Romanzo Criminale.

Chiaro il pensiero dei due giudici. Secondo Lembo «Il problema è che il pubblico che assiste alle gesta della camorra non percepisce reazione da parte del mondo della legalità. Nel 2015 a Salerno sono state richieste e ottenute 856 richieste di misure custodiali. Di queste, 508 riguardavano la procura antimafia. Questo solo per dimostrare che si reagisce all’insediamento della criminalità attraverso azioni concrete». Dello stesso avviso Laudati: « Tante persone non hanno la maturità per capire e seguire certe storie. Ti abitui a considerare la violenza come mezzo di risoluzione dei problemi. Negli adolescenti c’è un problema diffuso di violenza ispirata a queste realtà. La nostra è una società libera, quindi libertà di comunicazione. La cosa importante è avere dei filtri che consentono di comprendere la realtà delle cose».