Cantone al Giffoni Film Festival 2016 incontra il “Dream Team”

Il presidente dell'Anac a colloquio con i giovani giurati per parlare di innovazione e corruzione


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Raffaele Cantone - Incontro con il Dream Team Giffoni 2016

La cultura della fiducia. È stato questo il nucleo centrale del dibattito che ha visto protagonista il presidente dell’Autorità nazionale anti-corruzione, Raffaele Cantone al Giffoni Film Festival. Il magistrato è intervenuto questa mattina, incontrando i ragazzi del “Dream Team”,  per parlare di innovazione e di come la corruzione possa ostacolarla e soprattutto di quali pratiche applicare per provare a sconfiggerla. L’elemento fondamentale sottolineato dal giudice è stata la cultura della fiducia e l’importanza di recuperare un rapporto con le istituzioni basato sulla fiducia appunto.

«Uno dei problemi principali di questo paese è il tasso di sfiducia nell’amministrazione pubblica. Dobbiamo provare a recuperare la fiducia sui risultati e non sulle parole. Uno strumento fondamentale per recuperare la fiducia è la trasparenza. L’unico modo vero è quello di provare a stimolare il controllo dei cittadini. Ci vuole tantissimo tempo ma è la chiave di volta». Un cittadino consapevole al centro dei processi di miglioramento della società italiana. Questa la ricetta del presidente dell’Anac che ha poi spiegato ai ragazzi come la corruzione stia attentando al loro futuro.

«La corruzione blocca la concorrenza. Tutti gli studi internazionali mostrano come i paesi con il più alto tasso di corruzione sono quelli con il più basso tasso di ricerca e il più alto di fuga dei cervelli. Il sud Italia ha tassi di fuga dei cervelli non paragonabili a nessun altro paese europeo. La burocrazia la fa da padrona. Da anni si sta provando a migliorare un’autostrada, paghiamo un prezzo enorme. La presenza del malaffare e della burocrazia hanno impedito un’opera che aveva problemi tecnici risolvibili. È un sistema barocco che mette in discussione l’innovazione».

Un punto di vista chiaro a cui Cantone ha aggiunto senza mezzi termini che «Il nostro paese non è antropologicamente corrotto ma c’è un meccanismo culturale che parte dall’idea che se io devo partecipare ad un appalto io provo a capire come arrivare ai commissari di gara. Questo sistema danneggia voi perché alla fine la creatività non servirà più». Secondo il magistrato l’unico modo per porre rimedio a questa situazione è rappresentato dalla necessità di valorizzare la qualità e far capire che rispettare le regole non è solo giusto ma anche conveniente.

«La legalità deve essere conveniente. La parola legalità è abusata. Viene pronunciata dai banditi le stesse volte che viene usata dalle persone perbene. Io credo nella responsabilità. Ci sono i banditi e gli eroi e poi la maggior parte delle persone che sta nel limbo e agisce in base alla convenienza. Se riusciamo a dimostrare che la parte giusta conviene in molti sceglieranno il rispetto delle regole. Dobbiamo provare a valorizzare chi lavora per la qualità. La fortuna e la sfortuna non dovrebbero contare in questi sistemi». Cantone si è poi soffermato sul sistema universitario e sulla ricerca in Italia dicendosi preoccupato sul modo di accedere all’università in questo momento.

«Il problema è come si accede all’università e al mondo della ricerca. Solo chi se lo può permettere manda a studiare i figli nelle grandi università. Nelle università italiane si scambiano i parenti nei dipartimenti nonostante la legge Gelmini. Abbiamo un’università legata alle logiche parentali. È lì che non si consente alle migliori energie di venire fuori». Mettere mano a questo sistema è di fondamentale importanza per il governo del nostro Paese secondo il giudice che ha poi ribadito l’importanza della fiducia nelle istituzioni e soprattutto di premiare la qualità e l’innovazione.