4 milioni e mezzo di persone che vivono in condizioni di povertà assoluta. L’ISTAT certifica, per l’anno 2015, una cifra inquietante per l’Italia. 4,5 milioni di persone soffrono la povertà assoluta: l’impossibilità cioè di accedere a beni e servizi essenziali per una vita dignitosa. La povertà è una condizione devastante. Riesce persino difficile descriverla ed immaginarla in un paese moderno e civile. La povertà annienta la dignità umana, rende privi di ogni diritto e di ogni speranza.
La povertà è non avere: un tetto dove dormire, i soldi per metter il piatto a tavola, la possibilità di curarsi, di far studiare i propri figli o di assistere un anziano non autosufficiente. La povertà rende invisibili. La povertà colpisce anche gli anziani ma infierisce in questa fase specialmente sui giovani e sulle famiglie ( leggi i dettagli statistici).
Sono nato nel 1965, figlio di emigranti. Avevano lasciato il paese natale nel profondo Sud i miei genitori per cercare di migliorare la loro e la mia vita in Germania. Avevano patito da bambini la guerra e gli stenti; ma un piatto di minestra a tavola non era mai mancato. Le scarpe ed i vestiti passavano da fratello a fratello; non si sprecava nulla. Una parsimonia feroce, tanti sacrifici. Ma la povertà non li ha mai sfiorati. Anzi hanno permesso alla mia generazione di studiare.
Oggi questo non è più possibile. Chi si trova sotto la soglia della povertà non riesce neanche a sopravvivere, non può far nulla per migliorare la propria condizione e quella dei propri figli ché appunto le famiglie composto da due genitori e due figli sono le più a rischio.
La povertà dovrebbe diventare un’emergenza nazionale. Ma non trova spazio nei talk show e nei dibattiti parlamentari molto più concentrati su altre questioni come il diritto degli omosessuali di metter al mondo figli o il benessere dei cani e degli altri animali domestici. Questioni certo di grande rilievo che appassionano milioni di persone, ma che hanno certamente una priorità minore rispetto all’infinito dolore della povertà.
Gentile Federico era proprio questo il senso del mio articolo. Grazie per l’apprezzamento
Mi piace molto questo articolo. In Italia si parla di religione, tutte breve persone vanno puntualmente in chiesa la domenica, si parla di calcio, tutti alla tv per guardare l’Italia che gioca e pronti a piangere quando perde, si parla di politica, “si la politica, quello ruba i voti…. i politici sono quello che sono….. ma tanto a me non interessa……” poi per strada quando si vede qualche povera anima in cerca di cibo, tutti girano la testa, contraddicendo la loro stessa fede religiosa, l’amore per la patria, che sembra vivo solo quando si gioca a calcio……