Si Vis Pacem Para Bellum – la cruda realtà secondo Stefano Calvagna

Calvagna è un regista che già da tempo si è fatto apprezzare per lavori degni di nota e Si Vis Pacem Para Bellum potrebbe confermare le sue buone qualità, forte anche di un marcato spessore pulp-noir. Una storia condita da criminalità e violenza metropolitana: elementi fondamentali per un prodotto cinematografico adatto al mercato del momento.


INTERAZIONI: 7

Raccontare la vita dura, il malaffare, il cinico disincanto e soprattutto la violenza. Tutto ciò per certi versi dovrebbe risultare facile, non fosse altro per le fonti di ispirazione che ci offre la quotidianità con le sue cronache criminali. Stefano Calvagna prova a farlo, a modo suo, calando il protagonista del suo film in un contesto tipicamente romanesco da malaffare, inciuci, xenofobia e soldi facili. Questo è Si vis pacem para bellum, lungometraggio già da un paio di giorni nelle sale che racconta di un personaggio a metà fra un giustiziere solitario e un killer mercenario.

Si chiama Stefano ed è un tipo solitario che si guadagna la giornata come buttafuori e servizi vari sparsi, in giro per il territorio. Fra questi servizi rientrano anche gambizzazioni ed eliminazioni di personaggi dal cv non proprio limpido. Stefano d’altronde coltiva le sue passioni in maniera maniacale: moto, palestra, armi e cibo cinese. E la Cina alla fine entrerà nel suo destino non solo per l’aspetto gastronomico, ma anche per l’amore: il nostro tipo tenebroso si innamorerà di una cameriera cinese e con lei progetterà di rifarsi una nuova vita. Un progetto che ovviamente stenterà a decollare per il presente e il passato di Stefano, che vincola i due ad una difficile gestione del tutto.

Si Vis Pacem Para Bellum è un lungometraggio che qualche aspettativa la crea: a prescindere dalla trama che si preannuncia scevra da compromessi, così come anticipato dal titolo stesso, più che altro è lo stesso regista Stefano Calvagna, che critica e addetti al settore non mancano di elogiare (è lui l’autore del recente biopic sulla vita di Franco Califano «Non escludo il ritorno»), a fare da presunta garanzia sulla riuscita del lavoro. Non fosse altro per il fatto che addirittura alcuni hanno definito il suo stile come qualcosa che ricorda molto Quentin Tarantino. Esagerazioni o veritiere valutazioni del suo operato, di sicuro, ad avallare queste ottime considerazioni c’è comunque la notevole esperienza del regista, che affonda gli inizi fra l’Actor s’ Studio (frequentato per approfondire la recitazione) e Los Angeles, dove ha lavorato come assistente alla regia nella famosa serie televisiva di successo «Beverly Hills 90210».

Calvagna è fra l’altro fondatore della Poker, una delle poche case di produzione cinematografiche indipendenti esistenti in Italia: quando si parla di produzioni indipendenti c’è sempre da apprezzare quanto meno il coraggio. Se poi questo coraggio è ripagato, beh questo fa parte della scommessa. Nel cast ci sono lo stesso Calvagna, Emanuele Cerman, Massimo Bonetti e l’attrice italo-cinese Francesca Fiume.

C’è il trailer a seguire.