“Avengers: Age of Ultron”: il ritorno degli eroi Marvel

Il nuovo episodio della saga Marvel è un blockbuster annunciato. Il sequel mantiene il tono del predecessore tra duelli mirabolanti e battute ironiche. Grande spettacolo ed effetti speciali che soddisferanno il palato degli appassionati. Per gli altri, la noia è in agguato.

Avengers Age of Ultron nuovo film Marvel

INTERAZIONI: 45

Avengers: Age of Ultron conferma la squadra del blockbuster The Avengers: Josh Whedon alla regia e stesso gruppo di eroi, Iron Man (Robert Downey Jr.), Hulk (Mark Ruffalo), Capitan America (Chris Evans), Thor (Chris Hemsworth), Vedova Nera (Scarlett Johansson), Occhio di Falco (Jeremy Renner). Il supercattivo è Ultron (voce di James Spader), intelligenza artificiale ideata da Iron Man e sfuggita al suo controllo che vuole distruggere il mondo. Lo aiutano due gemelli con superpoteri, Pietro e Wanda Maximoff (Aaron Taylor-Johnson ed Elizabeth Olsen), provenienti da un improbabile paese est-europeo a metà tra guerra fredda e Transilvania gotica.

La trama come sempre bilancia duelli mirabolanti, battute e pause in cui emergono le vicende individuali, dall’amore tra Hulk e Vedova Nera (stile Bella e la Bestia) al siparietto della vita privata di Occhio di Falco, supereroe “normale” con moglie, figli e casa di campagna, dove gli Avengers trovano ricovero per raccogliere energie e idee.

Il tono intimo della parentesi nel casolare – i sani valori della vita semplice – attiva per contrasto una dialettica fondamentale nel film, il rapporto di attrazione-repulsione verso la tecnologia. Che è l’indispensabile dispositivo magico che consente di sconfiggere Ultron, ma anche il frutto malato di quella stessa scienza, che si ritorce contro i suoi creatori. Un’inquietudine antitecnologica debitrice di un immaginario anni Sessanta – l’epoca in cui la saga è stata creata, quando si aveva paura della bomba atomica, figlia della contrapposizione ideologica del tempo –, aggiornata al discorso sull’intelligenza artificiale e il totale svincolamento della tecnica dal controllo umano (che però rimonta almeno all’Hal 9000 del kubrickiano 2001).

Il film si muove dichiaratamente lungo questa linea bipolare: enfatizzata dai poteri telecinetici di Wanda/Scarlett, che fruga nel subconscio degli Avengers per materializzarne le paure in incubi di consistenza realissima, nei quali affiora il lato oscuro degli eroi. Uno schizofrenico conflitto interiore tra bene e male al quale solo Occhio di Falco riesce a sottrarsi, perché i suoi valori veri, radicati in una vita normale, lo rendono immune alla paranoia.

Così il film assume un tono al fondo conservatore, nel quale alle paure che affiorano tra le maglie dell’immaginario si risponde con un’ideologia incardinata su princìpi tradizionali, la forza dei sentimenti, del gruppo e della famiglia. Un umanesimo però disatteso da ogni inquadratura, con gli effetti speciali che disegnano una realtà integralmente artificiale – lo scontro tra Ultron e Visione, suo contraltare buono, dove il cinema si trasforma in allucinazione digitale e gli esseri in carne e ossa diventano superflui.

Ma questo genere di film sono sempre caratterizzati da un bric-à-brac ideologico sincretistico, che accosta con disinvoltura valori eterogenei ed è incapace di cogliere l’ironia di un peana alla morale tradizionale incastonato in un’apoteosi tecnologica tendenzialmente postumana.

Inquieta infine la bulimia catastrofista: tutto frana nel film, edifici che collassano su se stessi, un’intera città sradicata dal suolo e polverizzata. Infiniti crolli, che ne richiamano altri incistati negli incubi dell’immaginario americano. Come accadeva nei vecchi cartoon giapponesi, dove qualunque esplosione prendeva la forma di un minaccioso fungo atomico.
https://youtu.be/5xIdeeTKXcI