TIDAL è già flop? Il servizio streaming di Jay Z in odore di fallimento

Doveva essere l'innovazione dell'anno, ma potrebbe rivelarsi un clamoroso flop: ecco cosa sta accadendo a TIDAL, la piattaforma streaming di Jay Z

TIDAL flop: dati del primo mese

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Solo un paio di settimane fa, Jay-Z, Beyoncé e molti altri colleghi hanno presentato al pubblico una nuova piattaforma di musica in streaming chiamata TIDAL: doveva essere un servizio innovativo, esclusivamente a pagamento con introiti destinati direttamente agli artisti, tuttavia è stato ampiamente criticato.

Perfino il New York Times ha dipinto l’impresa come fuori dal mondo: l’idea che il consumatore abituato a ottenere musica gratis debba iniziare a pagare per questo è stata considerata folle. Siccome nell’era di Spotify è del tutto legittimo ascoltare la musica senza spendere un soldo, il Times ha sottolineato come contrastare questo dato di fatto con “la pretesa morale” delle star che condannano la filosofia dello streaming gratuito abbia senso “solo se si crede che celebrità dovrebbero poter ottenere tutto quello che vogliono“.

Jay-Z, ovviamente, ha pensato che avere dalla sua parte grandi nomi come quelli di sua moglie Beyoncé, Rihanna, Madonna, Kanye West e Nicki Minaj avrebbe reso automaticamente la nuova impresa un successo. Tuttavia, presentando il servizio come improntato al merito in favore degli artisti che non sono remunerati abbastanza dallo streaming gratuito, ha sottovalutato il fatto che nella maggior parte dei casi il pubblico vuole semplicemente ascoltare musica e non si preoccupa affatto di quale danno lo streaming possa recare ad artisti milionari. Secondo Pitchfork, Jay-Z è talmente disperato da chiamare direttamente gli abbonati per “ringraziarli” di aver aderito al servizio.

Dopo le critiche di colleghi come Lily Allen e Mumford & Sons, la prima tegola è arrivata già a pochi giorni dalla presentazione ufficiale del servizio: il CEO ha già lasciato TIDAL, dopo appena un paio di settimane. Quello di Andy Chen, CEO della casa madre di TIDAL Aspiro che Jay Z ha acquistato per 56 milioni di dollari, in realtà sarebbe stato solo uno dei circa 25 licenziamenti dei dipendenti dell’azienda operata dalla nuova proprietà.

Ad aggravare la situazione è il dato che sta inondando i siti web dedicati alla musica e all’intrattenimento: TIDAL è uscita dalla lista delle 700 app più scaricate di Apple Store negli Stati Uniti in meno di un mese dal lancio ufficiale, che ha avuto luogo il 30 marzo. Secondo il sito TechRadar, TIDAL è anche al di fuori della top 500 di Google Play (Android). Praticamente un flop, nonostante TIDAL abbia cercato di fornire contenuti esclusivi come il video di American Oxygen di Rihanna l’inedito di Beyoncé per i 7 anni di matrimonio con Jay Z.

Molti artisti hanno già protestato con forza contro la filosofia di TIDAL: Lily Allen, per esempio, ha spiegato che l’applicazione incoraggia semplicemente la pirateria in quanto il prezzo di abbonamento mensile è considerato troppo alto e dunque proibitivo, a dispetto dello slogan di lancio #TIDALforALL. Ben Gibbard, della band Death Cab For Cutie, ha rilanciato con durezza: “Vedo solo un mucchio di milionari e miliardari che protestano per non essere pagati adeguatamente“.

Ci si aggiunga che, in questo panorama di incertezza e caos, uno degli artisti che ha aderito a TIDAL come finanziatore sembra già volersi defilare: pare che Kanye West abbia cancellato dai propri profili social tutti i riferimenti alla piattaforma dell’amico Jay Z.