Di The Imitation Game vi abbiamo già parlato qualche mese fa qui, ma vale la pensa tornare sull’argomento. Nel frattempo infatti The Imitation Game ha vinto l’ultimo Festival di Toronto e fra un paio di mesi, esattamente il 21 novembre, uscirà nelle sale americane. Che sia un bel film, l’ho già detto e lo ribadisco. Non voglio elencare pedissequamente i motivi che mi inducono a tale considerazione, ma mi piace soffermarmi solo su alcuni di loro.
La storia è quella di Alan Turing (interpretato da un ottimo Benedict Cumberbatch), considerato una delle menti più geniali del secolo scorso, uno dei padri dell’informatica, nonché colui che diede una svolta alla decodifica di Enigma, la famosa macchina usata dai tedeschi e i suoi alleati durante la seconda guerra mondiale, per scambiare messaggi in codice. Con il contributo di Turing, non è esagerato affermare che la storia del mondo ha preso una piega diversa. Ma il film non racconta solo questo. Mette in luce soprattutto la personalità di questo grande scienziato soffermandosi anche su ciò che per lui fu una sorta di paradosso (per usare un termine “gentile”): fu perseguitato dalla stessa nazione per la quale aveva reso i suoi servizi, causa la sua omosessualità.
E allora stride il senso di questa storia; stride nel suo lucido controsenso dovuto a pregiudizi che sanno di vecchia morale, religiosità e paura. Stride perché un uomo che ha contribuito a salvare milioni di vite umane, non riesce a proteggere se stesso e non riesce a far ragionare, nella giusta direzione, una nazione per la quale è riuscito a rendere fondamentali ragionamenti e riflessioni di altro stampo, ma di vitale importanza; una nazione complice del suicidio sopraggiunto per lo scienziato di li a poco.
Ha tanto da insegnare questa storia e, di conseguenza, questo buon lungometraggio ad essa ispirata. Ha tanto da insegnare perché indica due strade di salvezza per il genere umano: una perseguita da un punto di vista logico matematico, messa in atto con successo e che ha riguardato la storia del mondo; l’altra ancora perseguibile, si spera, perché rimasta incompiuta. Quest’ultima potrebbe contribuire, per induzione, alla salvezza di coscienze e anime: il raggiungimento consapevole di un’etica diversa riguardo la sessualità, scevra da influenze discriminatorie di varia provenienza, non potrebbe che rappresentare un ulteriore passo atto ad eliminare qualsiasi tipo di conflitto, morale o fisico che sia.
Questa è una storia non conosciuta da alcuni; è una storia che merita di essere capita, è un insegnamento che vale per il passato, per il presente e, si spera, soprattutto per il futuro. Lo stesso futuro che Alan Turing ha saputo cambiare in virtù di un passato che lo ha condannato senza pietà.
Ricordiamo che la sceneggiatura di The imitation game vede l’ottima firma di Grahama Moore, mentre la regia è di Morten Tyldum (Headhunters). Nel cast ci sono, fra gli altri, Keira Knightley, Matthew Goode, Mark Strong, Rory Kinnear, Charles Dance, Allen Leech e Matthew Beard. Il film uscirà in Italia il 1° gennaio 2015.
C’è un altro trailer rilasciato. Lo trovate qui: merita.