Google e l’affare Songza: c’è un asso nella manica contro Apple

Svolta inattesa nel mondo dello streaming. L'acquisizione di Mountain View nasconde una carta importante per il colosso americano

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Un paio di settimane fa ci siamo soffermati su un’acquisizione da parte di Google che, se da un lato sembrava avere poco senso da un punto di vista commerciale e “tecnologico“, allo stesso tempo rappresentava comunque il lancio della sfida da parte del brand di Mountain di View nei confronti di Apple, per quanto concerne il mondo dello streaming musicale.

Stiamo parlando dell’annuncio ufficiale riguardante l’acquisto di Songza, per una cifra vicina ai 15 milioni di dollari. Poca cosa, rispetto ai 3 miliardi di dollari che qualche giorno prima il colosso di Cupertino aveva sborsato pur di portarsi a casa una realtà del calibro di Beats.

A dirla tutta, i dubbi riguardo la convenienza dell’operazione di Google ce li siamo portati dietro anche in questi giorni, alla ricerca di un dettaglio che potesse farci cambiare idea, o quantomeno rendere più comprensibile una transazione che doveva mandare un messaggio a Apple.

Tutto questo fino ad oggi, considerando che siamo venuti a conoscenza di alcuni aspetti interessanti relativi a Songza, nonostante la cifra investita da Google sia stata tutto sommato abbastanza contenuta. Scendendo ulteriormente in dettagli, emerge che i brani presenti all’interno di questo servizio sono selezionati da un team di professionisti, che dovrebbe assicurare standard qualitativi estremamente alti al momento della ricerca.

Morale della favola? La scelta tecnica e commerciale di Google non va sottovalutata per alcun motivo al mondo, come molti hanno fatto nel corso degli ultimi giorni, ma la mia sensazione è che Apple, affidandosi ad un brand del calibro di Beats, si sia assicurato un vantaggio competitivo non da poco in questo particolare settore, con il quale la mela morsicata potrebbe dominare la scena ancora per un paio d’anni, nella migliore delle ipotesi per Google e SongZa.