Piero Pelù attacca Renzi al Concerto Primo Maggio

Piero Pelù le canta e le suona al Presidente del Consiglio Matteo Renzi durante il Concerto del Primo Maggio. Ma cosa c’entra la politica con le canzonette?

Piero Pelù all'attacco di Matteo Renzi

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Piero Pelù scatenato al Concerto del Primo Maggio. Durissimo l’attacco al Premier Matteo Renzi accusato di esser non eletto, un boy scout di Licio Gelli ed elemosiniere di ottanta euro al mese.

La polemica, scatenata da Piero Pelù, diventa rovente come accade ogni anno in occasione della manifestazione canora organizzata dai sindacati in piazza San Giovanni a Roma. Un’adunata oceanica che non ho mai ben capito cosa abbia da festeggiare.

Gli unici che hanno reali motivi per far festa il Primo Maggio a Piazza San Giovanni sono gli artisti come Piero Pelù che intascano il loro sontuoso cachet e si permettono anche il lusso di criticare le scelte economiche e sociali di un Governo insediato da pochi mesi.

Hanno ben poco da festeggiare i lavoratori veri  e coloro che il lavoro non ce l’hanno e neanche lo cercano più. Eppure ogni anno si ripete questo rito sempre più retorico ed obsoleto senza che poi nel resto dell’anno i buoni propositi si traducano in fatti concreti: semplificazione amministrativa, ripresa degli investimenti, potenziamento delle infrastrutture, riforma della giustizia.

Non entro nel merito dei provvedimenti del Governo Renzi che gli italiani giudicheranno a tempo debito. Non mi piace che Piero Pelù utilizzi la ribalta di uno spettacolo, pagato in gran parte con denaro pubblico, per proclami demagogici ed in assenza di contraddittorio.

Che Piero Pelù decida di metter la sua arte ed il suo talento al servizio del bene comune non può che rallegrarci, ma nei tempi e nei luoghi giusti. Convochi una manifestazione, raccolga le firme per una legge d’iniziativa popolare, fondi un partito, si candidi alle elezioni.  Così è troppo facile: sali sul palco avendo intascato il cachet e  spari a zero alimentando rancori antipolitici e qualunquismi populisti. Come se Renzi, dalla tribuna di Palazzo Chigi, definisse una schifezza le canzoni di Piero Pelù.