Il monito della Giornata della Memoria: lo spettro di un passato che può tornare


INTERAZIONI: 47
Giornata della Memoria
Giornata della Memoria: i cancelli di Auschwitz

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perchè ciò che è accaduto può ritornare“: con questa citazione di Primo Levi il ministro della Cultura Massimo Bray ha voluto sottolineare l’importanza del Giorno della Memoria, istituito nel 2005 dalla risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite per commemorare le vittime dell’Olocausto.
Il 27 gennaio di ogni anno il mondo ricorda la fine della Shoah nell’anniversario della liberazione del campo di concentramento simbolo della persecuzione nazista: il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa aprirono i cancelli di Auschwitz mostrando al mondo l’orrore del genocidio nazista, che sterminò circa 6 milioni di ebrei ma coinvolse anche Rom, omosessuali, comunisti, Testimoni di Geova, popolazioni slave. Tutti i “diversi”, tutti i “nemici” della “purezza della razza”.

Una pagina di storia mostruosa in cui l’Italia ha fatto tristemente la sua parte, macchiandosi della vergogna delle leggi razziste promulgate nel 1938 dal regime fascista, in ossequio all’alleanza scellerata con la Germania nazista. E’ il momento in cui le discriminazioni, le presecuzioni, le deportazioni diventano legge. Solo un anno fa, con incredibile ritardo, è stato inaugurato il Memoriale della Shoah al binario 21 della Stazione Centrale di Milano, quello che vide partire i treni diretti ai campi di Auschwitz–Birkenau e di Bergen Belsen negli anni tra il 1943-45. E sempre un anno fa è stata aperta al pubblico la prima ala del Museo della Memoria.

Alla vigilia delle celebrazioni del Giorno della memoria i luoghi simobolo della cultura ebraica a Roma sono state nuovamente oggetto di episodi vergognosi, come le scritte ingiuriose su Anna Frank o i pacchi contenenti teste di maiale recapitati alla sinagoga, all’ambasciata israeliana e ad un museo che ospitava una mostra sull’ebraismo. Fatti che devono ricordarci come l’antisemitismo sia sempre in agguato: si indaga tra i gruppi neonazisti della Capitale e della provincia, ma il pericolo è molto più ampio.

Il rischio è che la Giornata della Memoria si trasformi in un puro e semplice esercizio di retorica, mentre dovrebbe essere un monito contro il negazionismo, le nuove ventate di razzismo, i rigurgiti fascisti del nuovo millennio, quelli che spesso sono rappresentati da partiti politici perfettamente codificati nei sistemi repubblicani europei, nonostante alimentino una nuova subcultura dell’odio nei confronti del diverso e un’iconografia del nemico che affonda le sue radici anche nella crisi sociale e nella disperazione della gente. La memoria è l’unico strumento per combatterli.