In solitario, recensione


INTERAZIONI: 7
In solitario, recensione
In solitario, recensione

A febbraio 2014 arriverà nelle nostre sale All is lost, film in cui Robert Redford cercherà di sopravvivere nell’Oceano Indiano dopo che la sua imbarcazione ha subito un danno irreparabile. Per la forse casuale logica che vuole l’improvviso avvicendarsi in sala di pellicole simili (negli Usa è stato distribuito dal 25 ottobre), ecco che dalla Francia arriva In solitario, film drammatico in cui ci viene raccontata la storia di un velista chiamato a partecipare alla regata Vendée Globe, competizione che richiede il giro del mondo in barca a vela in solitaria.

A differenza però di quanto accade in All is lost, e in contrasto, sicuramente voluto, con il titolo, nel film In solitario, il nostro protagonista si troverà a dividere il viaggio con un ospite inaspettato, un bambino imbucatosi per raggiungere clandestinamente la Francia, orientando la prua della pellicola  più verso Vita di Pi.

La navigazione a vela in mare aperto però si sa richiede molta esperienza e il regista Christophe Offenstein, sebbene sia stato capo operatore in molte pellicole, è qui al suo esordio come capitano della barca e dunque non sempre indovina la rotta migliore. Ma se in una gara è il risultato quello che conta, allora possiamo tranquillamente sederci nell’immobilità della nostra poltrona e goderci in maniera tanto fisica quanto spirituale, un’avventura, una sfida e un’amicizia. Non è quest’ultima la somma delle prime due? A ricordarcelo è inevitabilmente anche il protagonista interpretato dal François Cluzet già visto in Quasi Amici (a dire il vero anche i produttori sono gli stessi).

In solitario arriva nelle nostre sale giovedì 21 novembre. Il trailer lo trovate qui.