Grazia a Berlusconi. Napolitano: «Sentenze si rispettano»


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Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi

Dopo giorni di silenzio e di analisi dello scenario politico, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano è intervenuto sulla questione dell’agibilità politica di Silvio Berlusconi dopo la sentenza per il processo Mediaset che lo ha condannato in via definitiva a quattro anni di reclusione. Il Presidente in una lunga nota ha espresso tutte le sue riserve riguardo la possibilità di una crisi di governo dovuta alla condanna. Un’ipotesi che Napolitano ritiene infausta per le sorti del Paese e che ha chiesto di scongiurare ai partiti di governo, in particolare al partito di Berlusconi appunto.

«Fatale sarebbe invece una crisi del governo faticosamente formatosi da poco più di 100 giorni; il ricadere del paese nell’instabilità e nell’incertezza ci impedirebbe di cogliere e consolidare le possibilità di ripresa economica finalmente delineatesi» così ha scritto Napolitano che si è poi soffermato sul tema della Grazia invocata da diversi rappresentanti del Pdl. «In quanto ad attese alimentate nei miei confronti, va chiarito che nessuna domanda mi è stata indirizzata cui dovessi dare risposta. L’articolo 681 del codice di procedura penale, volto a regolare i provvedimenti di clemenza che ai sensi della Costituzione il presidente della Repubblica può concedere, indica le modalità di presentazione della relativa domanda».

In pratica il Presidente Napolitano ha detto chiaramente di poter concedere la Grazia solo se Berlusconi accetterà la condanna e presenterà domanda. «E negli ultimi anni, nel considerare, accogliere o lasciar cadere sollecitazioni per provvedimenti di grazia, si è sempre ritenuta essenziale la presentazione di una domanda quale prevista dal già citato articolo del codice di procedura penale». In ogni caso Napolitano ha chiesto di accettare la sentenza e prenderne atto ed ha esortato le forze politiche al senso di responsabilità nei confronti del Paese. «Mi riferisco, in particolare, alla tendenza ad agitare, in contrapposizione a quella sentenza, ipotesi arbitrarie e impraticabili di scioglimento delle Camere».