Favori all’Ilva. Arrestato presidente provincia di Taranto


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Taranto
L’Ilva di Taranto

Bufera alla Provincia di Taranto. Questa mattina è finito in manette il presidente Giovanni Florido nell’ambito dell’inchiesta effettuata dalla Guardia di Finanza su presunti favori concessi all’Ilva di Taranto. Si chiama “Ambiento Svenduto” l’operazione coordinata dalla procura di Taranto nell’ambito della quale sono finiti in manette anche altre tre persone. L’accusa ai danni del presidente della Provincia è di concussione e insieme a lui sono finiti in manette altri rappresentanti dell’esecutivo. A cominciare dall’assessore provinciale all’Ambiente, Michele Conserva, l’ex segretario provinciale Vincenzo Specchia, oltre che un ex dirigente dell’Ilva, Girolamo Archinà, già detenuto per un altro procedimento riguardante l’azienda.

Sono tutti detenuti in carcere tranne Specchia che invece è stato ristretto agli arresti domiciliari. Secondo la procura tarantina il presidente della Provincia, in quota Partito Democratico, avrebbe indotto funzionari provinciali del settore ambiente a concedere l’autorizzazione alla realizzazione di una discarica da parte dell’Ilva nonostante non ci fossero i requisiti tecnici e giuridici. Si tratta della discarica Mater Gratiae gestita dall’Ilva in maniera irregolare e per la quale otteneva comunque l’autorizzazione all’utilizzo grazie sia al presidente della Provincia che all’assessore all’ambiente.

Secondo l’accusa le pressioni per ottenere le autorizzazioni sarebbero avvenute dal 2006 al 2011. Florido è al suo secondo mandato come presidente della Provincia e governa ininterrottamente dal 2004. Al suo fianco sempre come assessore all’Ambiente, Conserva che però si è dimesso nel novembre 2012. Anche in quell’occasione venne arrestato, ottenendo gli arresti domiciliari, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla concussione, sempre nell’indagine “Ambiente Svenduto” riguardante l’Ilva. In quel caso indirizzava i suoi amici imprenditori verso uno studio di consulenza “amico” grazie al quale si potevano ottenere tutte le autorizzazioni ambientali necessarie. Anche Archinà è già noto alle cronache giudiziarie. Quale responsabile delle relazioni esterne dell’Ilva, venne accusato sempre di aver indotto alla concussione dirigenti provinciali.