Io razzista? Loro negri, terroni, figli di p…


INTERAZIONI: 8
Boateng

Par condicio per gli insulti. Perché sospendere una gara soltanto per ululati razzistici? Chiedo analogo trattamento anche per tutte le altre tipologie di insulti che piovono dai maleducati spalti calcistici. Se ne sentono, è proprio il caso di dirlo, di tutti i colori: figlio di p, terrone, ebreo, grasso, magro, alto in una declinazione di florilegi che il pudore impedisce di divulgare ulteriormente.

Se il metodo Boateng diventasse consuetudine, toccherebbe agli  spettatori munirsi d’elmetto e giubbotto antiproiettile per evitare la valanga di pallonate che ad ogni partita gli atleti sarebbero costretti a scaraventare al loro indirizzo per difendersi dagli insulti. Così come nessuna gara, dalla III Categoria alla serie A, potrebbe mai giungere a conclusione se si volesse interromperla per ogni sospiro offensivo del pubblico.

Evitiamo – come si dice a Napoli – che “ogni pirito diventi sinfonia”. Cerchiamo di esser seri. Il razzismo, l’odio etnico, l’intolleranza religiosa sono perversioni bestiali che vanno prevenuti e stroncati senza pietà. Facendo però bene attenzione a non dare, inconsapevolmente, una tribuna mediatica agli insultanti. Proprio come è invece successo a Busto. Lo stadio è un’arena. I suoi ben pagati gladiatori pensino a giocare senza curarsi delle offese che piovono dagli spalti. Tali offese sono dirette più all’avversario che al negro, al terrone, al figlio di madre dedita al meretricio ché in ogni squadra di calcio giocano ormai atleti di ogni colore e provenienza geografica. Non c’è da offendersi. Tocca alle forze dell’ordine – anche con l’ausilio degli strumenti di videosorveglianza –  scovare gli scostumati ed avviare le procedure per tenerli lontani dagli stadi.  Multe, interdizioni, qualche giorno di cella potrebbero spegnare gli ardori scostumati di chi proprio non riesce a collegare il cervello con la bocca.