Monti: niente calcio per tre anni


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MontiCaro Presidente, con tutto il rispetto, ma che c…..alcio  dici? Mentre infuria la bufera giudiziaria dell’ennesimo calcio scommesse il Presidente del Consiglio Mario Monti dichiara che lo sport preferito dagli italiani dovrebbe esser sospeso per tre anni.

Il Premier parla da tifoso deluso, ma il messaggio istituzionale è devastante. Chi ama il calcio invoca verità, giustizia e punizione dei colpevoli ma non si attende certo una moratoria priva di senso ed efficacia. La professorite dilaga a Palazzo Chigi. Monti sembra la mia maestra delle scuole elementari, sempre con tutto il rispetto, la quale – quando eravamo troppo distratti a lezione– c’impediva di andare in cortile a giocare a calcio durante la ricreazione.

Il ragionamento di Monti è perforabile come una difesa zemaniana. Chiudere il calcio per punire i responsabili del calcio scommesse sarebbe come chiudere un’autostrada per bloccare chi viaggia ubriaco al volante. Certo i criminali che hanno alterato le partite e chi si è messo al volante dopo aver bevuto vanno arrestati e puniti senza esitazione, ma perché punire anche tutti gli altri milioni di atleti, tifosi, automobilisti onesti privandoli  del diritto a frequentare gli stadi ed a percorrere l’autostrada?

Senza considerare neanche, e questo dal professor Monti proprio non ce lo saremmo aspettati, che simili dichiarazioni possono avere anche ripercussioni economiche gravissime sia per le società calcistiche quotate in Borsa sia per l’intero movimento calcistico che genera – anche fiscalmente – una quota rilevante del PIL nazionale.  Non vorremmo, come temiamo stia succedendo anche in altri comparti della vita nazionale, che la cura drastica finisca per ammazzare il paziente.

D’altro canto il Premier Monti non ha mai nascosto la sua marcata avversione per lo sport. La stessa vicenda del mancato via libera per le Olimpiadi di Roma ne è una testimonianza eloquente. Certo il Paese vive momenti difficili, ma proprio durante la crisi bisogna saper gestire in modo oculato le risorse puntandole su obiettivi strategici come la competizione a cinque cerchi per rilanciare l’occupazione e lo sviluppo. Invece Monti ha preferito rinunciare alla candidatura privando l’Italia di una grande occasione di rinascita economica, sociale e culturale.