Perdite dal gasdotto Nord Stream: quali conseguenze per l’ambiente?

La fuoriuscita di gas naturale dai condotti nel Mar Baltico creano preoccupazione per un possibile grave danno al Pianeta


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Martedì 27 settembre nel Mar Baltico sono state avvistate delle chiazze bianche di forma circolare. Si trattava del gas naturale fuoriuscito da Nord Stream 1 e Nord Stream 2, i principali gasdotti che collegano la Russia e l’Europa, che ribolliva sotto la superficie marina.

Il danno ai condotti del gas sottomarini ha accresciuto le tensioni diplomatiche tra Russia ed Occidente, già ai minimi termini dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Si pensa ad un atto deliberato da parte di Mosca, un sabotaggio, in risposta alle sanzioni dell’Europa a Putin. Siamo comunque solo nel campo delle ipotesi. Ciò che è certo è che si sono create tre crepe, non di piccole dimensioni: una all’altezza dell’isola di Bornholm, in Danimarca, nel gasdotto Nord Stream 2, e due in Nord Stream 1, una in acque danesi e una in acque svedesi.
I due gasdotti, al momento in cui si sono registrate le perdite, non erano operativi, ma contenevano comunque gas pressurizzato.

Il gas naturale è composto per gran parte da metano (90%) e per la restante parte da una miscela di altri gas (propano, butano, azoto e anidrite carbonica) e idrocarburi formatasi per decomposizione sotto i fondali marini e sotto la superficie terrestre. Il metano ha un elevato potere riscaldante nei primi 20 anni dal rilascio.

Quali sono le conseguenze per l’ambiente?
La comunità mondiale si è immediatamente interrogata su quali possano essere i danni per il Pianeta in seguito all’incidente. Sull’argomento non ci sono ancora tesi definitive.

Alcuni scienziati non credono che l’impatto ambientale sia tale da creare allarmismo, perché si tratta di perdite sottomarine. Joe von Fischer, dell’Università del Colorado, ha dichiarato a New Scientist che “quando il metano è rilasciato nella parte inferiore di un bacino molto profondo, viene quasi completamente ossidato dai batteri metanotrofici (cioè che si nutrono di metano) presenti nella colonna d’acqua”. Dovrebbe quindi degradarsi completamente prima di arrivare nell’atmosfera, rilasciando solo CO2, gas inquinante ma non troppo potente.
Più preoccupato è il dott. Grant Allen dell’Università di Manchester secondo cui la grande quantità di gas fuoriuscito e la purezza dei mari in cui si è diffuso non consentirebbero il processo spiegato dal suo collega.

Piuttosto un impatto grave potrebbe esserci sulla fauna marina del Mar Baltico. Il gas potrebbe rendere tossica l’acqua, causando così un avvelenamento delle specie che vivono nelle aree marine interessate.