Meloni e il video dello stupro di Piacenza: la vittima le chieda i danni

Questo caso dimostra che le destre in campagna elettorale sono capaci di tutto pur di dimostrare le proprie tesi. È arrivato il momento di porre un argine

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Quando la campagna elettorale diventa il momento in cui tutto è concesso, tutto può essere sdoganato, allora è arrivato anche il momento di scelte radicali. Se fossi la vittima dello stupro di Piacenza chiederei i danni a Giorgia Meloni. Puro e semplice. Se un politico utilizza il video di una violenza sessuale per alimentare la propria narrazione su un tema sociale senza curarsi delle conseguenze, è giusto che qualcuno di queste conseguenze chieda conto, possibilmente davanti a un giudice.

Non c’è altro modo per fermare la deriva in cui da anni la politica nostrana si è infilata con le destre pronte a capitanare la discesa verso il letame. Si perché di letame si tratta, difficilmente si può definire in maniera diversa. Come altro si può chiamare la strategia di un leader politico che, per dimostrare la sua tesi secondo cui gli stupri in Italia sono in maggioranza commessi da immigrati irregolari, posta il video di una violenza sessuale? Un video in cui non si ha nemmeno il riguardo di coprire il volto della vittima. Un intero caso in cui della vittima nessuno se n’è fregato.

Il caso dello stupro di Piacenza dimostra che le destre sono capaci di tutto in campagna elettorale

Una donna violentata due volte. Prima da un uomo e poi addirittura da una donna che si candida a essere la prima premier di una nazione. Se la politica è arrivata così in basso qualcuno deve pur porre un argine. La speranza è che questa ragazza distrutta nella sua intimità reagisca nella maniera più feroce possibile e dedichi il suo tempo a chiedere il giusto risarcimento a chi ha sbattuto quel video sulle bacheche di milioni di italiani. Sia chiaro, insieme alla Meloni devono essere chiamati in causa anche tutti i giornali che hanno pubblicato quel video.

Magari con l’aiuto di associazioni di categoria, portare la Meloni in tribunale potrebbe essere il primo passo di una lotta di civiltà che ormai sembra essere inderogabile. Non è più possibile scendere a questi livelli e ogni volta sdoganare il peggio dell’umanità pur di avvalorare le proprie tesi malate seppur elettoralmente convenienti. Siamo di fronte al peggior modo di fare propaganda al mondo tra i paesi con democrazie avanzate e di questo passo, quest’ultima locuzione non troverà più cittadinanza tra i nostri confini. Per questo motivo spero che qualcuno fermi questo supplizio perché un altro mese così, dopo anni così, può essere insopportabile.