Omicidio di Alika: in Italia non siamo razzisti ma … uccidiamo i neri

L'uccisione a opera di Filippo Ferlazzo dimostra che da anni ci stiamo raccontando bugie. Gli italiani sono razzisti e uccidono i neri, proprio come negli Stati Uniti. Alika è morto esattamente come George Floyd

omicidio di Alika

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Sicuramente l’avrete sentito qualche volta. A pronunciarlo sarà stato un parente, un amico, un conoscente. L’avrete anche potuto sentire mentre guardavate un programma tv magari pronunciato da un politico. È una delle frasi preferite dagli italiani in questi anni. «Non sono razzista ma…». I nostri connazionali, i nostri politici, persino noi stesso spesso ci scapicolliamo per dire che l’italiano non è razzista. Che siamo un popolo di migranti, figuriamoci se riusciremmo a essere razzista con qualcuno. L’omicidio di Alika dimostra l’esatto contrario.

In Italia siamo razzisti e come tutti i razzisti a compimento di questo sentimento becero c’è qualcuno che uccide un nero. Noi italiani uccidiamo i neri. Non è la prima volta e non sarà l’ultima. Alika è morto come George Floyd, per soffocamento. Vi ricordate quando tutti noi ci siamo scandalizzati nel vedere le immagini del poliziotto Derek Chauvin che, schiacciando il corpo di Floyd, impedì l’afflusso dell’ossigeno fino a ucciderlo? Ricordate come tutti noi dicemmo: «Ma com’è possibile che nessuno sia intervenuto? Non si sono resi conto che lo stava uccidendo».

L’omicidio di Alika è identico a quello di George Floyd

Bene è successa esattamente la stessa cosa qui da noi. Non a Minneapolis ma a Civitanova Marche. Le prime risultanze dell’autopsia sul corpo di Alika parlano di morte per soffocamento accorso per la pressione esercitata sul corpo del nigeriano. Filippo Ferlazzo è rimasto addosso ad Alika fino a quando non è morto soffocato. Esattamente come fece l’agente con Floyd. Come in quel caso c’era qualcuno a riprendere, immortalando gli ultimi attimi di vita di un essere umano, soffocato senza che nessuno si muovesse.

Ci sono delle differenze con il caso di Floyd però. Negli Stati Uniti è ormai diventata una triste abitudine nelle comunità afro-americane filmare gli interventi della polizia. Le immagini servono a dimostrare eventuali abusi. Il fatto poi che in quell’occasione nessuno intervenne è dovuto proprio alla possibilità che gli agenti reagissero usando le armi. A Civitanova Marche, invece, i presenti hanno ripreso per “riflesso condizionato”, come se vedere uccidere un uomo fosse un contenuto da mostrare online.

Inoltre nessuno è intervenuto per pura indifferenza o al massimo per paura di una reazione dell’“aggressore”. A proposito. I media italiani hanno ripetuto la parola aggressore per indicare Ferlazzo. Soprattutto certi tg o giornali sono stati molto attenti nel definirlo tale. A scanso di equivoci, Ferlazzo è un omicida, indagato addirittura per omicidio volontario. L’omicidio di Alika dimostra chiaramente che magari possiamo continuare a dire di non essere razzisti ma di certo uccidiamo i neri, a sangue freddo e a mani nude.