Jovanotti ci avvicina alla fine del mondo, e intanto io faccio il Pesce Saltafango

Sia come sia, il Jova Beach Party sembra essere come un grande incentivo a impegnarsi in prima persona per cercare di salvare il pianeta, ma nei fatti è un forte contributo ad accelerare quella fine imminente che i tanti scienziati ci avevano indicato da tempo

The singer Lorenzo Cherubini - Jovanotti during the "Jova beach party" in Policoro, Basilicata, Italy 13 August 2019


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Chiunque si occupa di natura, parlo di studiosi che applicano le loro ricerche al mondo degli animali come a quello della flora, sa bene come spesso è nella natura stessa che si trovano le risposte a quelle domande che altrimenti resterebbero irrisolte. Certo, nella natura e nella capacità dell’uomo, di alcuni uomini, va’, di trarre dagli insegnamenti della natura un qualche sviluppo possibile, una nuova via da percorrere sulla quale applicare conoscenze pregresse, consolidate. Per dire, uno dei temi del momento, quello che in qualche modo ha mandato a casa la narrazione invasiva della guerra tra Russia e Ucraina, narrazione che a sua volta aveva scalzato dai media il Covid e che proprio ora col Covid si trova a avere nuovamente a che fare, è quello del surriscaldamento del pianeta, e nello specifico della siccità che il surriscaldamento sta scatenando dalle nostre parti e non solo. Non c’è giorno che non ci sentiamo dire che usare troppo acqua è da irresponsabili, perché l’acqua scarseggia, vediamo fontane pubbliche chiuse, bagni degli autogrill inutilizzabili, si parla di chiudere i grandi parchi acquatici, ora, e gli impianti sciistici quando sarà il momento, ma soprattutto ci si chiede di fare poche docce, di non lavare la macchina e, laddove sia possibile, di non usare condizionatori, c’è chi si azzarda anche oltre dicendo di non scaricare l’acqua del cesso, se non ogni tot di pisciate o nei momenti più impegnativi. Una vera emergenza, suppongo, visto che col caldo imperante di questi mesi, roba mai vista, stando agli stessi media e anche alla nostra memoria collettiva, i ghiacciai senza un filo di neve, i letti dei fiumi in secca, il Po che ha acqua salina, di mare quindi, per qualcosa come quindici chilometri, fare l’elenco di quanto tutto questo ci stia sconvolgendo sarebbe davvero troppo, una vera emergenza visto che col caldo imperante non farsi docce diventa anche fonte di sporcizia, oltre che di puzza di sudore, per non dire degli odori che dovrebbero uscire dalle tazze dei cessi, lì piene di liquami maleodoranti.

Ma di fronte alle emergenze ci si adegua, vien da pensare, non c’è alternativa se si vuole guardare realmente al futuro, se si vuole provare a ipotizzare un domani. A meno che, torniamo a guardare alla natura, non si voglia seguire l’esempio di quello che è noto scientificamente come Gobiidae, meglio noti come Pesci Saltafano. Magari non li avete mai visto, molto probabile che sia così, ma vi sarà capitato di sentirne parlare, i pesci che camminano. Sono una particolare specie di pesci, appartenenti alla sottofamiglia degli Oxudecinae che si adattano con estrema facilità a situazioni che risulterebbero ostili per buona parte degli altri pesci, leggi alla voce “assenza di acqua”. Quando infatti la marea procura quelle che vengono popolarmente chiamate secche, o una qualche siccità porta appunto a un proscigarsi di corsi d’acqua salini, il Pesce Saltafango non si dà per perso, cerca zone comunque un minimo umide, magari in presenza anche di verdure che consentano la presenza di un po’ d’ombra, e si limitano a camminare laddove prima nuotavano, andando a respirare attraverso la pelle e le mucose contenute nella bocca e nella laringe, in maniera non troppo diversa da come fanno in genere gli anfibi. Una forma evolutiva che li ha portati a sopravvivere in assenza, almeno momentanea e parziale, d’acqua, esattamente inserendosi laddove gli anfibi hanno poi portato l’evoluzione animale a vivere in terra ferma. Pesci curiosi, i Saltafango, simpatici a vedersi per questo loro procedere in terra, a piedi, laddove di solito siamo abituati a vedere i pesci nuotare. Una soluzione che ovviamente è per loro momentanea, non possono vivere tutta una vita fuori dall’acqua, ma dalla quale potremmo imparare forse qualcosa, anche chi ci dice di non tirare lo sciacquone dopo aver pisciato non credo ne faccia una indicazione definitiva ma per questi tempi di emergenza, il piscio specie se fuori ci sono quaranta gradi, puzza.

Curioso che chi in effetti si lascia andare a queste indicazioni, non lesinando aneddoti personali, dando quindi in qualche modo il buon esempio, parlo del presidente onorario del WWF, Fulco Pratesi, medesimo che guarda con sprezzo al farsi le docce in questi giorni così caldi, non abbia invece nulla da ridire in quella mina vagante che risponde al nome di Jova Beach Party, evento dell’estate che a ben vedere ha proprio il WWF come principale partner e anche come foglia di fico per nascondere tutta una serie di criticità in ambito ambientale mica da ridere. È noto, infatti, che questa seconda edizione del festival itinerante ideato da Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, esattamente come successe nel 2019, prima del Covid, sta trovando la ferma opposizione di una marea di associazioni ambientaliste locali, praticamente tutte quelle dei luoghi naturali e di turismo scelti per le varie tappe del tour, lì a lamentare come i preparativi delle aree interessate abbiano visto annullare o rovinare habitat naturali particolare, mettendo a rischio specie anche rare, penso al Fratino che nel 2019 era stato oggetto di contesa in quel di Vasto, le dune che li ospitavano pronte a essere spianate, e che in effetti quest’anno si sono visti sfrattare proprio in vista dei concerti che si terranno lì a agosto, con buona pace di chi sperava in un ripensamento, non fosse altro perché a portare in città quello scempio è un personaggio che altrimenti sembrerebbe una specie di incarnazione di santone in assoluta sintonia con il pianeta Terra, si veda anche con un sorriso in bocca alle sue dichiarazioni sul non mangiare carne, a loro volta oggetto di polemica visto che il suo non mangiare carne per una sorta di raccapriccio verso gli allevamenti intensivi vien meno nel momento in cui accetta che uno degli sponsor del Jova Beach Party sia Fileni, produttore di carne per la grande distribuzione, o tutti i discorsi vagamente oshiani che ci siamo abituati nel tempo a sentirgli fare. Un vero controsenso, questo, che in tempi di scontri uno via l’altro sui social ha portato proprio in queste ore Jovanotti a finire in trend topic, devastato per questo suo portare in giro un festival che vorrebbe essere ecocompatibile ma che nei fatti è quantomeno ambiguo a riguardo, si veda anche la annosa faccenda delle borracce ecologiche sequestrate all’ingresso a favore delle bottigliette d’acqua vendute all’interno in simpatiche confezioni di plastica, pagate, ironia della sorte, in quella moneta a sua volta di plastica che ormai è d’obbligo in questi maxi raduni, il Token, vera inculata per chiunque voglia provare a risparmiare, visti i prezzi non proprio popolari dei biglietti, monete virtuali acquistabili all’ingresso e che non prevedono né resti né restituzione della moneta vera all’uscita, è bello essere alternativi in questi anni venti. Sia come sia, il Jova Beach Party sembra essere come un grande incentivo a impegnarsi in prima persona, buona parte di chi poi è incaricato di ripulire le spiagge dalle bottiglie di plastica e altra immondizia lasciata dal popolo di Jovanotti è volontario, come è volontario chi si sbatterà per provare a ripristinare habitat naturali devastati, ma in quel caso ci vorranno decenni, si mettano l’anima in pace, ma nei fatti è un forte contributo a accelerare quella fine imminente che i tanti scienziati ci avevano indicato da tempo, il pianeta che si prosciuga, le risorse di verde che vengono quindi meno con buona pace di chi, noi, dell’acqua e del verde ha bisogno per sopravvivere. Una operazione spavalda, che pratica un Greenwashing spinto forse nell’inconsapevolezza che oggi farla dietro non è poi così facile, è un attimo che chi fino a poco prima ti incensava come il capo della tribù che balla oggi ti impallini in quanto ipocritamente disinteressato a altro che non sia il tuo profitto personale, parlo di economie, e anche il tuo ego, parlo di successo e di seguito.

Poi, intendiamoci, se proprio dobbiamo morire di sete, metaforicamente o meno, di qui a breve, meglio farlo saltando al ritmo di una delle cinquecento realtà artistiche coinvolte da Jova nel suo Beach Party, un sacco di nomi interessanti, per intendersi tutto quello che mente umana può concepire in un registro che va da Sangiovanni a Enzo Avitabile, magari indossando un vestito multicolor, largo, da fricchettone, e esibendo un bel cappello fatto a mano da corsaro, che le tribù che ballano sono sempre colorate e piratesche, spensierate anche mentre sta andando in scena la fine del mondo. Io, che sono un uomo di mezza età, poco più giovane di Jovanotti, certo, ma evidentemente molto più vecchio di lui, nell’incertezza mi sparo uno dietro l’altro tutti i video che il tubo mi regala sui Pesci Saltafango, cercando di carpire il loro segreto evolutivo e provando a ipotizzare come mai riuscirò a sopravvivere nel momento in cui, in effetti, non ci sarà più acqua a disposizione. Quando piscio, per ora, continuo a scaricare l’acqua, però, non sarò certo io col mio uso regolare di reni e vescica a portare il pianeta verso la sua implosione mentre gira per l’Italia un carrozzone che mette a rischio ogni luogo che incontra, no?