Adesso che la Giornata della memoria è passata pensiamo all’Olocausto in Libia

Un'altra Shoah si sta consumando sotto ai nostri occhi e non stiamo facendo nulla per evitarla

Giornata della memoria

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Si è da poco conclusa la Giornata della memoria. Uno dei momenti più importanti dell’anno, giorno in cui si ricorda la più grande tragedia dell’umanità: l’Olocausto degli ebrei. Una ricorrenza fondamentale per tenere vivo il ricordo dell’orrore e di quanto male sia capace l’essere umano. Ricordare per evitare di ripetere gli stessi, imperdonabili errori. Uno su tutti: lasciare che accada un’altra Shoah nell’indifferenza generale. Evitare di girarsi dall’altra parte quando sotto i nostri occhi si consumi una tragedia come quella dello sterminio degli ebrei.

Un proposito lodevole che va esercitato ogni anno e tramandato alle nuove generazioni perché non facciano gli stessi errori in futuro. Adesso che la Giornata della memoria è finita però dobbiamo dirlo. Dobbiamo farlo se davvero vogliamo onorare veramente questa giornata così importante. In questo momento, sull’altra sponda del Mediterraneo si sta consumando un altro Olocausto e noi non stiamo facendo nulla per evitarlo. Peggio ancora, siamo complici di tutto ciò che sta succedendo.

In Libia esistono dei veri e propri campi di concentramento e i migranti da ogni parte dell’Africa sono le vittime di questo nuovo sterminio. L’Europa e l’Italia stanno addirittura finanziando questo sterminio fornendo appoggio logistico ed economico alla cosiddetta Guardia costiera libica. Sotto i nostri occhi il Mediterraneo è diventato il più grande cimitero a cielo aperto del mondo. Nei lager libici muoiono in migliaia ogni settimana e chi riesce a fuggire, muore in mare.

Durante la Giornata della memoria di domani come potremo dire che non sapevamo?

Rispetto al periodo della Shoah, noi abbiamo un’aggravante. Allora i contemporanei potevano dire di non sapere cosa stesse succedendo nei campi di sterminio, o almeno potevano rifugiarsi dietro a una bugia simile. Noi non possiamo farlo. Viviamo in un mondo in cui conosciamo in tempo reale cosa sta succedendo in ogni angolo della terra. Eppure stiamo continuando a fare finta di nulla. Permettiamo che uomini vengano torturati e donne stuprate, per poi essere rinchiusi in degli stanzoni dove non c’è spazio nemmeno per stendersi e bisogna fare a turno per dormire.

Viene loro dato da mangiare una volta al giorno. Un mestolo di minestra e acqua salata da un pozzo. Da quelle stanze gremite escono solo quando si fa la conta dei morti. Chi è in grado di farlo, lavora per riscattare la propria libertà. Chi non lo è, viene lasciato morire. Sapendo tutte queste cose, come facciamo a dire di aver imparato qualcosa dalla storia? Come potremo dire tra cinquanta, sessanta anni, noi non sapevamo?