Cani legati alla catena: in Campania multe dai 300 ai 2000 euro

Il consiglio regionale ha approvato un emendamento con il quale si modifica la legge del 2019 sul benessere degli animali

cane alla catena

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Un primo passo avanti è stato fatto. A farlo è stato ancora una volta la Campania. Tenere i cani legati alla catena solo sarà vietato, come già previsto in precedenza, ma è stata stabilita anche la sanzione pecuniaria per chi adotta questo comportamento disumano. A stabilirlo è stata l’approvazione di un emendamento presentato in consiglio regionale dal consigliere dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli. Con il voto favorevole dell’aula è stato stabilito che chi ha i cani alla catena sarà soggetto a una multa che va dai 300 ai 2000 euro.

Sono vietati sia le catene che altri strumenti di contenzione simili. Inoltre la norma riguarda tutti gli animali d’affezione. La legge, come anticipato in precedenza, già esisteva ma si trattava di una sorta di norma di principio visto che non era stata introdotta alcuna sanzione per chi la violava. Con l’approvazione del disegno di legge collegato alla finanziaria e l’accoglimento dell’emendamento presentato dal consigliere Borrelli, si è modificata la legge regionale n.3 del 2019 sul benessere degli animali.

La petizione di Save the Dogs e Green Impact

Soddisfazione è stata espressa da coloro che più di tutti si sono battuti per la modifica della legge. Si tratta di Save the Dogs e Green Impact, col sostegno anche di Animal Law Italia, promotori di una raccolta firme. Un vero e proprio successo visto che sono riusciti a raccoglierne 10mila. La campagna che ha portato alle sottoscrizioni si chiama #liberidallecatene e ha l’obiettivo di sensibilizzare sul tema l’intero territorio nazionale.

Se la Campania ha mantenuto l’intento iniziale della sua legge, nelle altre regioni la situazione per i cani legati alla catena non è così rosea. In tre regioni, Liguria, Sicilia e Basilicata, non è presente alcun tipo di regolamentazione. Ci sono invece altre regioni dove sono previste delle deroghe. Si tratta di Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Abruzzo e Puglia. In questi casi la norma è facilmente aggirabile a causa proprio di queste deroghe. L’obiettivo finale è quello di riuscire a costringere tutte le regioni italiane a porre fine a una pratica non degna di un Paese civile.