Quella tra israeliani e palestinesi non è una guerra, è un’occupazione

Lo scontro di questi giorni è frutto di un sopruso che si perpetua da decenni nel silenzio della comunità internazionale

moschea al aqsa

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Il titolo di quest’articolo non lascia spazio a fraintendimenti ma è bene ripeterlo: lo scontro tra israeliani e palestinesi non è una guerra. Si tratta, senza mezzi termini, di un’occupazione illegale. Un’occupazione che non può essere sanzionata dalle Nazioni Unite perché gli Stati Uniti, uno dei membri con diritto di veto, pone appunto il veto ogni volta. Ma si tratta comunque di una progressiva, inesorabile, disumana occupazione illegale di territori. Un’occupazione talmente protrattasi negli anni tanto da diventare socialmente e umanamente accettabile anche da parte del popolo ebraico che tanto ha sofferto in passato.

Israele sta occupando la Palestina e lo sta facendo da decenni sotto gli occhi della comunità internazionale. La colonizzazione della parte “vecchia” di Gerusalemme dovrebbe essere condannata da tutti gli stati di diritto del mondo e invece ancora una volta l’attenzione viene spostata sui razzi a bassa gittata di Hamas. L’elemento disturbatore di massa che in ogni momento di crisi viene blandito per ottenere la condanna unanime dei consessi internazionali e la giustificazione all’intervento armato.

Anche rispetto all’intervento armato bisogna precisare alcune cose. Prima di tutto che il sistema militare israeliano è probabilmente il più avanzato a livello mondiale eppure la scorsa notte ha portato all’uccisione di 15 persone, considerati guerriglieri di Hamas, e di nove bambini. Avete capito bene. Una superpotenza mondiale con i migliori sistemi d’attacco del mondo ha ucciso comunque nove bambini. Non obiettivi militari. È evidente a tutti che dove ci sono obiettivi militari non ci sono bambini. Evidente in ogni risoluzione e in ogni guerra eppure quando si parla di Israele queste regole vengono meno.

A maggior ragione adesso che, è giusto ripeterlo, non si tratta di una guerra. Gli scontri sono partiti perché sono stati cacciati dalle loro case dei cittadini palestinesi per lasciar posto agli ennesimi insediamenti di coloni israeliani. Delle famiglie di Sheikh Jarra a Gerusalemme est sono state buttate fuori dalle loro case perché nel 2021, in Israele, è possibile farlo in spregio a qualsiasi regola di diritto internazionale. Un processo di colonizzazione che va avanti da decenni e che se accadesse in un’altra parte del mondo farebbe scattare un’immediata risposta militare difensiva. Il popolo palestinese non ha questo diritto, anzi.

Ai primi razzi lanciati da Hamas dalla striscia di Gaza, scatta l’indignazione internazionale e i commentatori di tutto il mondo sono subito pronti a utilizzarlo come dito da guardare anziché notare la luna che viene indicata. Nell’escalation di violenza, la polizia israeliana ha violato un luogo sacro del mondo musulmano, la moschea di Aqsa. C’erano fedeli disarmati contro cui sono stati lanciati lacrimogeni e bombe stordenti. In una moschea, provocando centinaia di feriti. Quello che è successo in questi giorni è l’ennesimo atto di un sopruso che si ripete da anni. Non di un altro atto della guerra tra israeliani e palestinesi. Non esiste nessuna guerra, si chiama occupazione illegale.