Il caso Casadilego e la memoria corta di Ernesto Assante

XFactor non ha alcuna valenza artistica, lo dimostra il fatto che anche la vincitrice dell’ultima edizione è sparita nel nulla


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Giorni fa leggevo su Facebook un interessante post di Umberto Palazzo, cantautore, dj e agitatore culturale che vanta una storia di tutto rispetto nell’alveo del rock italiano, ma che in questo mio capitolo è solo parte dell’introduzione, un cameo veloce e necessario. Faceva notare, e da qui vorrei partire, di come farsi un giro per le pagine Facebook, sempre lì, Umberto è come me nato negli anni Sessanta, dei protagonisti dell’ultimo X Factor equivale a fare un giro nel museo delle cere, con la sola differenza che nel museo delle cere in genere ci sono le statue statiche di personaggi famosi, lì si vede semplicemente il fermo immagine di chi ci era stato presentato, anche con parole eccessive, soprattutto con parole eccessive, penso a quelle del solito Assante, che in quanto a marchettone con X Factor ha evidentemente familiarità, ma non solo, per non dire di quelle dei giudici, le lacrime di Manuel, gli spropositi detti dagli altri, il fermo immagine, dicevo, di chi era stato presentato come una divinità e nei fatti è scomparsa, legittimamente, nel nulla. Casadilego, la vincitrice, quella che aveva esordito facendo A Case of You, è ferma alla notte di Natale, oltre un mese fa, diecimila followers, i secondi arrivati, i miei conterranei Little Pieces of Marmelade un post chiaramente scritto da un social media manager qualche giorno fa, a distanza di quasi due mesi, il precedente era del 12 dicembre, per loro ventottomila followers. Blind, quello che in finale ha vinto il disco d’oro, che sembrava praticamente pronto a diventare la prossima popstar delle popstar, continua a postare con cadenza bisettimanale, diecimila tristi followers, che nel suo caso, trattandosi di Facebook, e avendo chiaramente lui in mente un pubblico giovane, sono anche tanti. Il solo attivo rimane Naip, oltre trentamila followers, ma a vedere cosa posta, per altro lui era già piuttosto attivo anche prima del talent marchiato Sky, sembra di essere più al cospetto di un influencer, seppur bizzarro. Comunque è il solo che ha pubblicato un nuovo singolo, e poco non è. Discorso a parte si potrebbe fare per i Melancholia, quelli considerati inspiegabilmente i vincitori morali di XF 2020, la loro eliminazione accompagnata da micropolemiche e lai, i passaggi a Propaganda Live e via discorrendo, ma a ben vedere, nonostante gli oltre cinquatansettemila followers, anche loro sono fermi da un mese, avventura già conclusa, tanti saluti a tutti, farsi un giro per le pagine Facebook dei concorrenti dell’ultimo X Factor, questo diceva Umberto Palazzo, equivale a vedere macerie e distruzione, uno stato di abbandono paragonabile ai giganteschi gomitoli di polvere che si rincorrono nei villaggi fantasma del Far West, un giro turistico per una città appena rasa al suolo dai bombardamenti, la morte sociale e civile. Non diceva proprio questo, Palazzo, ma sottolineava come nessuno fosse più attivo da tempo, da troppo tempo.

Chiaramente mi spostassi su Instagram la faccenda immagino cambierebbe (cambia, ci sono andato, hanno più followers, ma non postano comunque da un mese a testa, circa, a parte robette personali, irrilevanti, a dimostrazione che senza la Sony e i loro social media manager, che evidentemente di quei social hanno le chiavi di casa, nulla si muove, e comunque non era di questo che volevo parlare, aspettate a darmi del fazioso che usa i pezzi del racconto più congeniali a sostenere la mia tesi, a breve capirete perché parlo di Facebook), Instagram, social decisamente più vicino al pubblico di un talent per ragazzini come X Factor, avrei anche potuto fermarmi a talent, perché i talent sono per ragazzini, i boomer come me si limitano a parlarne sui social vecchi come Twitter, mentre sono in corso, poi se ne dimenticano, e questo è il punto, non so se quello cui mirava Umberto Palazzo, poco importa in questa sede.

Il punto è che se durante la messa in onda di X Factor ci sentiamo ripetere come in un mantra che questo è un talent in cui la musica è al centro, sottintendendo che negli altri, e per altri si intende Amici, così non è, se sentiamo gente che in teoria potrebbe avere una credibilità, il solo Manuel, dagli altri al limite potrei ricevere consigli su come vestirmi, da Emma neanche quelli, se sentiamo gente che in teoria potrebbe avere una credibilità, solo Manuel, quindi, spendere parole importanti, talento, genio e via discorrendo, se leggiamo i soloni della carta stampata gridare al miracolo per grandi artisti come Casadilego, beh, una volta finito il tutto il tutto rientra esattamente nel recinto nel quale meriterebbe di stare, un posto poco illuminato, dove nessuno, a partire dalla casa discografica che ha le chiavi del tutto, la Sony, casa discografica che manco paga qualche euro uno stagista per aggiornare le pagine degli artisti, lo spettacolo è davvero miserevole, ma con i soloni di cui sopra, i fan entusiasti del talent, quella pletora di giornalistucoli dispensatori di cuoricini che in genere si bagna le mutande per chiunque abbia la sorte di passare da quelle parti, un posto, insomma, morto e desolato, alla faccia del talento immenso e del futuro radioso dietro l’angolo.

Certo, ripeto, c’è Instagram, più numeri ma zero nuove proposte, il che attesta un clamoroso stato di abbandono, sul fronte social, sul fronte delle classifiche, lo dico io che le classifiche non me le calcolo manco morto, per farmi un’idea del talento di un artista, ma erano loro a dire “vedrete che botto in classifica”, i dischi d’oro, il riscatto sull’ingiusta eliminazione, il futuro roseo, mica io, sul fronte della percezione comune, gente che ci avevano spacciati per giganti non si dimostra neanche prevalentemente composta da nani, proprio non c’è, non esiste, cancellata a monte.

Diciamolo apertamente, anche quest’anno, come un po’ sempre da che il talent si è spostato su Sky, X Factor si è dimostrato qualcosa che funziona, poco dal punto di vista degli spettatori, è vero che Sky è a pagamento, come del resto anche Netflix e Amazon Prime, e ha un costo assai più alto dei competitor appena citati, ma va anche detto che stiamo parlando di numeri davvero risicati, bassissimi, da puntata minore di Un giorno in pretura, quindi, sì, funziona poco dal punto di vista di spettatori, abbastanza dal punto di vista dei social, passare il giovedì sera su Twitter equivaleva a leggere migliaia di commenti, per niente dal punto di vista delle classifiche, il risultato più alto lo hanno raggiunto a memoria i Melancholia, ma parliamo, sempre a memoria, di un diciottesimo posto in entrata, roba da piangere, se si pensa che stiamo parlando di quella che è stata venduta come The Next Big Thing, numeri che poi sono scemati ulteriormente quando è finita la messa in onda del programma.

Un vero flop senza se e senza ma, non ce n’è. Come sempre da tempo immemore.

Certo, arriverà qualcuno, ma i Maneskin sono a Sanremo!

E sticazzi, risponderei a quel qualcuno, a Sanremo quest’anno c’è anche quello che cantava Romagna Mia, e almeno lui ha una canzone di un certo successo in curriculum.

Qualcuno ha notizie di Anastasio, anche lui passato da Sanremo, l’anno scorso, senza aver lasciato una minima traccia di sé? E di Sofia Tornabuoni? Di Lorenzo Licitra? Dei Soul System? Di Gio Sada? Di Chiara Galiazzo? Insomma, non fatemi proseguire. Anche perché, sia messo agli atti in maniera netta e precisa, non è certo con chi partecipa ai talent che ce l’ho io, non si legga queste mie parole come rivolte a loro o come atte a dimostrarne una qualche insignificanza artista, in molti casi nei fatti reale. Io mi vorrei concentrare invece sulla macchina, più che sui passeggeri.

Perché di questo, credo, parlava il post di Umberto Palazzo da cui sono partito, e questo, a parte quel che voleva dire Palazzo, è il discorso che sta a cuore a me. Sarebbe il caso che ci si rendesse tutti conto, parlo di chi ancora non se ne è reso, i tanti e tanti e tanti ragazzi e ragazze che ci provano, i manager e gli uffici stampa che ce li spingono, volendo anche certa discografia di confine, marginale, che spera che passare di lì abbia un qualche senso, sarebbe il caso che ci si rendesse tutti conto che X Factor è un programma tv che non ha alcuna valenza artistica, e che ormai viene vissuto come un “proviamoci, male che va azzecchiamo un singolo, poi morta lì”.

Nessuno ci investe, manco in stagisti o social media manager un tot al pezzo, e quei profili fermi da tempo lo attestano. Figuriamoci se investono in produzioni discografiche, in ore e ore da passare in studio. Questo sarebbe in sé già miserevole e triste, la casa discografica che X Factor ha in seno, la Sony, lì a giocare per qualche settimana con gente che ci crede, se poi non funziona, amen. L’aggravante, perché secondo me una aggravante c’è, sta non tanto nei giudici che li illudono usando un lessico spropositato, “talento”, “genio”, “dove eri fino a ieri?”, “il futuro della nostra musica”, sappiamo tutti di come gonfino quei giovani ego mentre il programma in corsa, salvo poi dimenticarsene, salvo rarissime eccezioni, i giudici in fondo sono artisti che se finiscono lì evidentemente ne hanno un grande bisogno, non credo serva Ken Loach per insegnarci che giudicare chi nelle condizioni di estremo bisogno si trova a fare anche gesti spregiudicati e spregevoli non sia poi da giudicare troppo severamente, no, io credo che l’aggravante sia più nei miei colleghi, spesso uniformati in un coro omogeneo, sempre e comunque intenti a dar voce alla voce del padrone, si tratti di ingraziarsi Sky. Fremantle o Rtl 102,5, radio ufficiale del programma, decisamente troppo votati a incensare all’inverosimile persone che già è eccessivo chiamare artisti, figuriamoci se ci si può permettere di parlare di talento e di genio.

Faccio proprio l’esempio di Casadilego, perché, per dire, nessuno dei miei colleghi abbia speso le stesse parole per Blind, a tutto c’è un limite, e vederlo gioire per una onorificenza ricevuta alle mani del sindaco di Perugia, lui che inizialmente si spacciava per una sorta di gangasta che viveva in un ghetto, credo sia una delle cose più meste che mi sia mai capitato di vedere, cavoli, o sei un duro che vive la strada o gioisci perché il sindaco ti rende onore, indicandoti come ambasciatore della città, che anche lì, parliamone, Blind come ambasciatore, dico io, tocca spiegarvi proprio tutto, e che cavolo.

Comunque, faccio proprio l’esempio di Casadilego, dicevo.

Quando la ragazzina dai capelli verdi, sì, verdi come Billie Eilish, della quale ha anche mutuato palesemente il look, purtroppo non il talento o la capacità di azzeccare canzoni, perché in quello si è affidata a Hell Raton, che gli ha appioppato scarti presi dai cassetti di Mara Sattei, lo ha dichiarato lei stessa proprio sui social che erano canzoni vecchie che aspettavano una interprete, e altri personaggi del suo giro, assai poco vicini al suo animo acustico e sensibile, comunque, quando la ragazzina dai capelli verdi ha fatto la sua comparsa alle audition, interpretando in maniera minimal, e come se no?, A Case of You di Joni Mitchell, abbiamo assistito a un doppio spettacolo agghiacciante. Il primo è andato in scena lì, dentro la televisione, con Manuel Agnelli, quello di “Sei Bella Vestita Di Lividi” o di “Sui Giovani d’Oggi Ci Scatarro Su”, che scoppiava in lacrime come un agnellino, commosso per tanta bellezza canora, seguito a ruota dagli altri, ma lì ci sarebbe pure stato, stiamo parlando di Mika, Emma e Hell Raton, mica di Frank Zappa e Lou Reed. Lui, per altro, Manuel, che proprio alla ricerca del nostro Lou Reed si era presentato la prima volta a piangere per una che fa una cover minimale, certo con una bella voce, ma che se paragonata all’originale o alla versione di Prince, beh, sarebbe quasi da sgarrarsi le vene in verticale, così che nessuno ci possa poi salvare, roba da professionisti. Tutti a dire che miracolo, che talento, quanta bellezza, al punto che, pensando a quanto in precedenza era successo a Rita Bellanza, la tizia affetta da una qualche malformazione delle corde vocali che aveva storpiato Sally e che molti avevano accolto come fosse un mix tra Amy Winehouse e Diamanda Galas, salvo poi eliminarla brutalmente dopo un paio di puntate, vedi a volte come si fa presto a cambiare idea, veniva voglia di suggerirle di scappare a gambe levate, un futuro incerto dietro l’angolo.

Ma il secondo spettacolo agghiacciante, arrivato nei giorni successivi, già a partire dall’indomani, ha subito fatto capire che avrebbe vinto lei, perché, ripeto, gente quale Ernesto Assante, non Paolo Giordano, Andrea Laffranchi, Luca Dondoni, ripeto, gli altri manco li nomino, più attivi a scambiarsi battutine e cuoricini che a scrivere pagine che meritino anche solo uno sguardo annoiato, Ernesto Assante, uno con un passato credibile, le ha dedicato una pagina, cantandola come un talento assoluto, presto seguito dal Corriere e da altri giornaloni, sempre che Repubblica si possa ancora considerare tale, ora che lo dirige Molinari, Santo Dio, Molinari, vi rendete conto?., uno spettacolo mesto, tristissimo, vedere firme anche autorevoli, o un tempo autorevoli, lì a quattro zampe di fronte a una ragazzina sì bravina, ma niente di incredibile.

Ora, mi chiedo.

Sono passati due mesi, circa, e Casadilego, come i suoi colleghi, è sparata dal tavolo su cui sono appoggiati i progetti cui la Sony dedica le proprie energie. Ok, succede. Non hai funzionato, ci abbiamo anche provato, cercati un lavoro, che tanto sei giovane e ce la puoi fare. Non ho avuto il coraggio di passarci, per dire, ma suppongo che Vergo, il portinaio fluido che ha provato a imporre come tormentone il reggaeton Bomba, portinaio in un palazzo a pochi passi da casa mia, suppongo sia subito tornato a quel lavoro, capito, mi auguro, che con la musica non ci avrebbe mai pagato il mutuo, col lavoro da portinaio sì. Casadilego è sparita, prima o poi tirerà fuori qualcosa d’altro, ma nei fatti le parole spese e le promesse fatte sono evaporate, come in precedenza era successo a tanti altri, cui quegli stessi nomi, Assante per un po’ ha fatto addirittura una maratona su Twitter per seguire le dirette, quando il Gruppo L’Espresso, all’epoca proprietaria di Repubblica, era media partner del programma, hanno dedicato paginoni e parolone. Ora, mi chiedo, quindi, va bene Manuel Agnelli, che nella vita fa l’artista, non è tenuto a essere anche uomo di parola, va meno bene la Sony, che però è una multinazionale, non un ente benefico e dell’arte se ne sbatte allegramente, figuriamoci dei cosiddetti artisti, ma quelli che di musica parlano, a partire si suppone da una passione ancora prima che da una competenza, spesso è la passione a spingere verso la specializzazione e quindi la competenza, ecco, quelli che scrivono di musica, gli Ernesto Assante, a parte aver dedicato due paginate a Casadilego, e immagino tornando indietro nel tempo a Sofia Tornabuoni, ricordo sproloqui anche nei confronti dei Soul System, per dire, ve li ricordate, vero?, ah, no, è vero, sono spariti, mi chiedo, quindi, ma Ernesto Assante finito X Factor cosa fa per questi giovani talenti che così tanto hanno fatto battere il suo vecchio cuore di critico musicale senza macchia e senza paura?

Perché, mi chiedo, non li segue passo passo, non li spinge, non fa pressioni sulle case discografiche, la Sony, inizialmente, ma anche quelle minori, lui è un numero uno, potrebbe farlo, ha voce autorevole, forte, potente, perché non fa pressioni perché non vengano abbandonati a loro stessi?

Perché non continua a raccontarli, a spingerli, non li intervista a distanza di anni, non li coccola, non li cita in pezzi in cui magari si parla di altri, provando a riportare la attenzione su di loro?

Perché batte le mani solo quando in effetti quel battere le mani è parte di una standing ovation, roba che non costa nessuna fatica, che è facile come bere il famoso bicchier d’acqua?

Lungi da me paragonarmi al grande vecchio, facciamo sì lavori limitrofi, ma in maniera troppo diversa per poter azzardare un paragone, da parte mia come da parte sua, sia chiaro, del resto io non sono un grande vecchio, sono un marginale, lui firma programmi importanti su Rai1 è una specie di leggenda. Ma se io incappo in un artista, o un’artista, Casadilego è una donna, e è noto come io dedichi molte energie a provare a spingere artiste donne, cantautrici, altrimenti non calcolate dal sistema, men che meno da Ernesto Assante su Repubblica, ecco, se io incappo in un artista o un’artista che ritengo un talento da quel momento farò di tutto per spingerlo all’attenzione di più gente possibile, a partire dai discografici, certo, i promoter, ma anche i semplici ascoltatori. Scriverò di lui/lei, lo intervisterò, ci tornerò, in sua assenza dal mercato evocherò un suo ritorno, lo chiamerò in privato, ascolterò, se è il caso, il suo lavoro in corso d’opera, come potrò mi renderò utile, mi farò in qualche modo strumento perché la sua musica arrivi a più gente possibile. Il Festivalino di Anatomia Femminile, forse non l’ho ripetuto abbastanza volte, che è un evento che occupa qualche mese professionale del mio anno lavorativo, pensate ogni volta contattare, coordinare, inseguire, gestire qualcosa come un centinaio di artiste, spesso artiste che non conosco di persona, ecco, il Festivalino è nato allorché, anni e anni fa, una cantautrice di cui avevo condiviso un video live inedito, era per caso dalle mie parti per un concerto e ha pensato di mandarmelo come gesto di simpatia, questo dopo che avevo scritto un post su di lei manifestando incredulità su come un talento come il suo fosse senza discografica e senza promoter, il Festivalino è nato allorché dopo aver condiviso quel video la cantautrice mi disse che era stata contattata da un promoter, che le aveva offerto delle date. Da lì a decidere di mettere i miei social a disposizione di quelle artiste che ritengo degne di nota, meritevoli di attenzione e soprattutto la cui musica vorrei alla portata di chiunque, è stato breve. Il tutto, ovviamente, non mi ha portato soldi, anzi, me ne ha portati via, perché poi il Festivalino è andato anche altrove e spesso ci ho dovuto mettere del mio per rendere il tutto possibile, e non mi ha neanche portato chissà che ampliamento del mio pubblico, chi ascolta le cantautrici non è automaticamente interessato a me solo per il fatto che io le renda visibili e provi a celebrarne il talento, la mia storia social questo lo dimostra praticamente.

Ma questo, credo, è il mio lavoro, e quindi, essendo il mio lavoro, farlo è parte del mio dovere.

Sarebbe più comodo correre dietro le mode, dire quanto sia bravo quello che al momento è già sotto gli occhi di tutti, quello che ha un pubblico di riferimento perché si trova dentro un programma tv, ma io preferisco fare scouting, è diverso. Lo facessi, però, mi ritrovassi prima o poi a fare quello che canta nel coro, Assante è anche andato nel desk dei giornalisti di Amici, del resto, a proposito di Amici a quattrozampe, non riuscirei proprio a dimenticarmene appena spente le luci dei riflettori.

Non sono fatto così, non mi piace stare nel flusso, sono un critico musicale, non un corista.

Chiaramente ho usato il nome di Assante perché, a differenza di buona parte della categoria, anzi, diciamo proprio della stragrande maggioranza, io Assante lo stimo, o almeno l’ho stimato, credo sia uno che sa esattamente di cosa parla, e credo che si sia semplicemente adagiato sui fasti del passato aspettando la pensione, sempre che non sia nel mentre arrivata.

Gli altri neanche li prendo in considerazione, che mi frega se Giordano dice che il nuovo di Emma e la Amoroso è un capolavoro, lui dice che sono tutti capolavori quelli che passano di lì, e comunque è uno che pur di stare in quel coro farebbe i salti mortali, non vedo la novità di sentirgli acclamare l’ennesimo talento incredibile di cui a breve nessuno sentirà più parlare.