In Mr. Robot 4 la storia di Whiterose insegna a grattare la superficie del male

I cattivi-e-basta non sono mai quello che sembrano: non lo è neppure Whiterose, e in Mr. Robot 4x03 capiamo perché

Whiterose in Mr. Robot

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Che il bene e il male assoluti siano concetti astratti non è certo una novità, ma Mr. Robot 4 ce lo ricorda in più di un’occasione. Il terzo e il quarto episodio, in particolare, osservano da vicino l’umanità complessa di due cattivi che sarebbe riduttivo definire tali senza ulteriori riflessioni: Whiterose e Philip Price.

Whiterose (BD Wong), ad esempio, non è semplicemente la nemesi di Elliot (Rami Malek). Da molti punti di vista sono opposti, certo: Whiterose – e il suo volto pubblico Zhi Zhang – è la personificazione di quella ricchezza che Elliot combatte fin dal principio, di un privilegio riservato all’1% e per questo enormemente influente. Ma Mr. Robot 4×03, 403 Forbidden, getta una luce nuova su un personaggio apparso fino a quel momento come una pura maschera di cera.

Il passato di Whiterose

Scopriamo così le tribolazioni del giovane Zhi e dell’amante, una coppia affiatata ma costretta al silenzio da una società non pronta ad accoglierli. Il piano di vivere liberi in America si infrange contro il finale tragico che lo stesso amante impone alla coppia tagliandosi la gola, e prosciugando allo stesso tempo la vena romantica di uno Zhi ancora relativamente incorrotto.

Le parole dello showrunner Sam Esmail chiariscono come l’obiettivo dell’intera scena – circa 15 minuti recitati in cinese – fosse scatenare un briciolo d’empatia nei confronti di una Whiterose in divenire. Quando mostri al pubblico che non hai un solo obiettivo, [la storia] può diventare più ricca e stratificata e riesci a coinvolgere gli spettatori a un livello ben più entusiasmante. Per questo era così importante svelare il passato di Whiterose. Non è un mostro unidimensionale, ma una persona che ne ha passate tante.

Il dualismo fra Elliot e Whiterose

Lo stesso Esmail ci aiuta a riflettere sulle somiglianze fra Elliott e Whiterose. Pur essendo avversari nella fase più recente delle loro vite, infatti, i due condividono svariate dinamiche. Anzitutto il dualismo: Elliot ha un vero e proprio alter ego, Mr. Robot, mentre Whiterose è una donna costretta a presentarsi al mondo nelle vesti di uomo. Entrambi, insomma, si vedono costretti a nascondere alla società una parte cruciale di sé.

Questa ideale vicinanza non è certo casuale. So che sembra uno stereotipo il momento in cui un cattivo affronta l’eroe e gli dice “Io e te siamo molto simili”, commenta Esmail. È una frase fatta in molti film d’azione. Ma se la dinamica fra l’eroe e il cattivo funziona è perché per certi versi i due possono capirsi. È perché c’è un’attrazione: non soltanto perché sono opposti, ma anche perché tendono uno verso l’altro.

A un livello più profondo cercano la stessa cosa, a ben pensarci, prosegue. Sono i mezzi di cui si servono a definire le loro differenze, e a catturare l’interesse del pubblico. Spero che affrontare il passato di Whiterose serva agli spettatori a vedere e sentire quel qualcosa che sembra un cliché, senza bisogno di dirlo.

Il fine ultimo di Whiterose

Se Mr. Robot 4×03 umanizza Whiterose, non si può certo dire che lo liberi da ogni peccato, su tutti l’omicidio di Angela. Era lei a esser convinta della capacità di Whiterose di oltrepassare i confini razionali fra universi, fra vita e morte, oltre le leggi del tempo. Il suo fine ultimo, in questa fase, può però apparire ancora nebuloso.

È davvero affascinante riuscire a fare in modo che gli spettatori parteggino per il cattivo e i suoi obiettivi, commenta Esmail. Lo scopo di Whiterose, che per certi versi è far ripartire il mondo da zero e creare una società utopica, non ha niente di sbagliato in sé. Sono i mezzi di cui si serve a essere discutibili, e il modo in cui se ne serve, e le conseguenze che scatenano.

Mi è sempre piaciuto mettere il pubblico in questa posizione, lo trovo interessante e coinvolgente, continua. Si finisce col volere di più dal proprio rapporto con la storia, col sentirsi tendere verso posizioni opposte. Non soltanto a livello emotivo, ma anche intellettuale. Quando si riesce a far sentire le persone in questo modo si può giocare con le aspettative in modo diverso in ciascun episodio.

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  • Esmail, Sam (Author)