Sarà la prima estate senza tormentoni: sono talmente tanti che si annulleranno a vicenda tra loro

Tutti contemporaneamente in scena dureranno al massimo qualche secondo. Come in una Gang Bang con Valentina Nappi in cui i protagonisti concludono dopo 3 colpetti


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Come è andata a finire, poi?

Nel senso, questa non doveva essere l’estate dei duemila tormentoni? Quella degli oltre ottanta singoli usciti nelle prime settimane di giugno, lì scalpitanti, pronti a fare incetta di dischi d’oro, di platino, di primi posti su Spotify, nelle classifiche di rotazioni radiofoniche? Non era, in sostanza, la cristallizzazione di dove la discografia ha deciso che si sarebbe dovuti andare. Niente più album, baby, ché tanto la gente ormai è distratta, ascolta la musica mentre fa altro, costantemente, certo, ma mentre fa altro, meglio tirare fuori un singolo e via. Toh, al limite fai come Nek, o come Ghali, di singoli ne tiri fuori anche un paio, o uno ogni due o tre settimane. Ma così, alla spicciolata, come si faceva una volta, quando i cantanti facevano le canzoni, non gli album, e con le canzoni, magari, succedeva che si conquistava il pubblico, si diventava famosi, magari anche solo per una estate.

Per cui, pronti via, tutti lì a sfornare singoli, uno via l’altro. E siccome i singoli, poi, uno deve anche provare a farli girare, perché pubblicarli e basta non serve a nulla, ecco l’idea geniale di fare singoli in cui ci siano due o più artisti, possibilmente accompagnati dai produttori del momento. Qualche nome? Non ne sono necessari tanti, di nomi, perché i produttori del momento sono due, Dardust, al secolo Dario Faini, e Charlie Charls, al secolo Charlie Charls. L’uno legato ai successi di parecchi artisti nostrani, i TheGiornalisti e Mamhood in testa, l’altro legato più alla scena trap, suoi Sfera Ebbasta e Ghali, ma anche lo stesso Mamhood. Come si fa a sapere che sono loro i produttori del momento, semplice, basta guardare con chi è andato a collaborare Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti. Lui, superati i cinquanta da qualche anno, è sempre lì, pronto a seguire la scia, e stavolta ha optato proprio per loro, fanculo il vecchio Rick Rubin, messo lì nella tracklist della sua nuova opera con una sola traccia prodotta, a occhio e croce un avanzo di magazzino del precedente lavoro. Stavolta loro, Dardust e Charlie Charls, talmente fighi, loro, da finire costantemente citati come feat, e mi immagino cosa avrebbero detto in passato produttori come Mauro Paoluzzi, per dare un nome, o Mauro Malavasi se qualcuno avesse pensato di tirarli in ballo come interpreti dei brani che avevano prodotto, brani, andateveli a cercare, che hanno fatto la storia della nostra musica leggera e d’autore. Ovviamente non è che mi sia scordato di coloro che, pagherete caro pagherete tutto, per primi hanno in qualche modo imposto questa tendenza in Italia, cioè quella di cagare anche i produttori, vedi al nome Takagi e Ketra, che dopo aver incassato il mezzo flop del brano proprio con Jovanotti, oltre che Tommaso Paradiso e Calcutta, quella robetta dei Tre Barbudooos, hanno subito sfornato qualcosa che andasse sul sicuro con la solita Giusy Ferreri, Jambo.

E qui già siamo di fronte al paradosso di questa estate, i più pignoli se ne saranno accorti. Il paradosso cioè di una estate in cui tutti stanno tirando fuori singoli, andando contro ogni logica di mercato. Perché è evidente che se, traslo, la Cinquina dello Strega che proprio in queste ore vedrà decretato il vincitore del più ambito premio letterario italiano, invece che cinque titoli ne presentasse cento, primo non sarebbe una cinquina, ma un centinaio, secondo vedrebbe assai meno chance per tutti di portare a casa l’ambito premio, si tratta di semplice statistica.

Così abbiamo visto alcuni singoli passare per qualche posizione piuttosto bassa in classifica e poi scomparire, decretando la anticipata fine di carriere che, magari, qualche mese fa sembravano sicurissime e destinate a successi imperituri. E abbiamo visto alcuni di questi singoli andare a sovrapporsi a singoli del tutto uguali, fatto che ha lasciato piuttosto spiazzati non solo gli operatori del settore, vedi anche coloro che lavorano in radio, ma pure i semplici ascoltatori. Perché se un tempo, penso a quando Vittorio Salvetti impazzava col suo Festivalbar, le canzoni a contendersi il trono di Regina dell’estate, erano due, tre, con le altre a fare da contorno, stavolta la partita, almeno guardando ai nastri di partenza, era tipo Maratona di New York, centinaia di magliette con un numero su appiccicato, e ovviamente alla fine vince il solito Kenyota magro e immortale.

Fare i nomi dei caduti in questa stupida guerra dei tormentoni potrebbe suonare antipatico, perché c’è davvero l’imbarazzo della scelta, ma, per prenderne uno che mi sta particolarmente simpatico e che il successo se l’era andato a conquistare a fatica, anno dopo anno, gavetta dopo gavetta, che fine ha fatto Francesco Gabbani? Ce lo dovremo ricordare per sempre come quello della scimmia?

E lo stesso Jovanotti, entrato in classifica con un EP spacciato, vai a capire perché, come un album, il suo singolo Nuova Era gravita nella parte bassissima della classifica, tipo settantacinquesimo posto, peggio pure, sembra incredibile anche solo a pensarlo, dei Modà con la loro ultima robetta.

Tiziano Ferro? Sessantasettesima posizione, roba da defibrillazione, libera, lo stiamo perdendo.

E i nomi potrebbero e dovrebbero essere tanti, perché a guardare la classifica ci sono nomi che se ne stanno lì da mesi e mesi, vedi Salmo, vedi Sfera Ebbasta, e altri che sono presenti con quasi tutta la tracklist del proprio lavoro, vedi Guè Pequeno, a dimostrazione che la faccenda di mischiare streaming e fisico è la stronzata del millennio, ma ci sono artisti che non sono proprio presenti, non pervenuti, bye bye.

Poi ci sono Baby K, Elodie, regina incontrastata dei duetti, i Boomdabash co’ lu sole, lu Salentu e stu cazzu de reggae, c’è l’outsider, si fa per dire, J-Ax, che in mezzo a tutti quelli sembra Jay-Z, chi manca quasi del tutto sono gli indie, ma che le due situazioni si equiparassero era una leggenda messa in giro da chi degli indie vuol diventare cantore, più che dai fatti, gli uni destinati, finché ci sarà questa assurda classifica, a dominare le charts, specie quelle di streaming, e gli altri a fare live con molto più pubblico dei primi, in giro per l’Italia e i festival. Mancano del tutto, ma guarda che sorpresa, i BIG. Quelli che un tempo sarebbero stati i BIG. I nomi con le discografie importanti alle spalle. Loro ormai sono destinati a finire in una pellicola di Spielberg tipo Jurassic Park.

Ma la vera novità di quest’anno, ripeto, è che non ci sono i tormentoni. O meglio, che ce ne sono talmente tanti da essersi annullati a vicenda tra loro. Di più, finiti tutti contemporaneamente in scena, sono durati al massimo qualche secondo, pronti a scomparire nel dimenticatoio. Ecco, dovessi fotografare in una immagine questa estate, me la immagino con tutti loro, da Jovanotti in giù, o in su, a seconda di come la si guardi, pronti a prendere parte a una gang bang con Valentina Nappi. Belli carichi, aitanti, pimpanti. Poi, al dunque, il tutto si conclude con tre colpetti e via, a uscire di scena con una salviettina umidificata per pulirsi, mentre qualcun altro si è accomodato al tuo posto.

Nelle prossime ore uscirà il prossimo singolo di Rovazzi, con Loredana Bertè.

La gang bang.

Valentina Nappi.

Rovazzi.

Addio.