Miguel Angel Silvestre di Sense8 e Narcos nella nuova serie spagnola Nel braccio della morte sul caso Pablo Ibar

Finite le riprese della serie spagnola su uno dei casi giudiziari più controversi degli ultimi anni: Miguel Angel Silvestre di Sense8 e Narcos interpreta il detenuto Pablo Ibar


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Nuovo, importante ruolo per Miguel Angel Silvestre di Sense8 e Narcos, che ha appena terminato di girare una serie su uno dei casi giudiziari più controversi degli ultimi anni: l’attore spagnolo, noto anche per aver partecipato alla fiction Velvet, interpreta Pablo Ibar, l’ispano-americano condannato per un triplice omicidio che avrebbe commesso nel 1994, nella serie intitolata Nel braccio della morte.

Prodotta da Movistar + in collaborazione con Bambú e basata su un libro di Nacho Carretero, che è anche l’autore della serie Nerflix Fariña, Nel braccio della morte uscirà in Spagna nel mese di settembre, quando ormai sarà nota la sorte del condannato: il 15 maggio prossimo, infatti, la Corte Suprema degli Stati Uniti deciderà se Ibar sarà condannato all’ergastolo o alla pena di morte per quel triplice omicidio cui si è sempre detto estraneo e la cui responsabilità gli è stata attribuita sulla base di un processo tutto indiziario in assenza di prove sulla scena del delitto.

Proprio perché il calvario giudiziario dell’uomo non si è ancora concluso, la produzione aspetterà fino alla fine di maggio per decidere come completare la serie, visto che sono stati girati diversi finali alternativi.

Reduce dai ruoli dell’attore gay in Sense8 e del criminale in Narcos 3, per Miguel Angel Silvestre questo è decisamente il ruolo più importante e difficile della sua carriera, come ha spiegato a elperiodico.com.

Per interpretare questa serie, per me è stato molto importante per credere nell’innocenza di Pablo, una fiducia cresciuta man mano che ho studiato il caso. Ho vissuto momenti fantastici di lavoro di squadra, ma improvvisamente è entrato in un conflitto quando ho sostenuto che stavamo raccontando la storia di una persona che sta rischiando la vita in questo momento. Il 15 maggio sarà una data che vivrò molto da vicino.

Nonostante si sia calato profondamente nel ruolo, Silvestre non è riuscito a mettersi in contatto con Ibar, che è detenuto nel braccio della morte in attesa di giudizio.

Avrei voluto, ma è in isolamento e posso solo parlare con il suo avvocato, neanche con la sua famiglia. E loro ne hanno abbastanza di questo incubo, così ho pensato che avrei avuto abbastanza materiale su internet per conoscere lui e la sua forza.

Accanto a Silvestre nel cast figurano anche Ramón Agirre, nel ruolo di Cándido Ibar, padre di Paolo; Marise Álvarez che interpreta Tanya, moglie e madre dei suoi due figli; Laura de la Uz, che interpreta la madre di Ibar morta di cancro mentre il figlio era in prigione e Pau Poch, fratello dell’uomo caduto in depressione.

La serie è creata e prodotta, tra gli altri, da Ramon Campos, che ha già lavorato con successo a Fariña, la storia dei narcos della Galizia realizzata per Antena 3 e poi sbarcata su Netflix: anche in quel caso, aveva lavorato a partire da un libro del giornalista Nacho Carretero. Gli sceneggiatori e registi Diego Sotelo e Carlos Marques-Marcet hanno dichiarato che la serie è anche una riflessione sulla giustizia americana e le incrinature del sistema dovute alle discriminazioni delle minoranze.

La serie in 4 puntate da 50 minuti, che ripercorre il caso in tutti i suoi sviluppi dal 1994 al 2019 attenendosi fedelmente alle carte processuali, è stata concepita come un’opera di denuncia civile, su una vicenda che ha diviso il dibattito pubblico americano e che merita di essere conosciuta anche nel resto del mondo in tutte le sue contraddizioni: secondo gli autori, infatti, si tratta di uno dei più grandi errori giudiziari di sempre, aggravato dalla discriminazione a sfondo razziale.

Ecco la trama e le prime foto diffuse da Moviestar+.

27 gennaio 1994. I corpi di un uomo e due modelli di 25 anni sono crivellati di proiettili nella casa del proprietario di un locale notturno. La polizia trova una telecamera installata nella stanza della vittima che ha registrato l’omicidio. Quelle immagini sono il principale indizio della polizia. Per questo motivo, si decide di diffondere l’indizio più prezioso che sia stato rinvenuto: la faccia sfocata di uno degli assalitori. Tre settimane dopo, in una stazione di polizia in un altro distretto, un agente pensa di riconoscere uno degli assassini: Pablo Ibar, un uomo di nazionalità spagnola che era appena stato arrestato con alcuni amici per una piccola rapina. Pablo dice che è innocente. Nessuna delle prove trovate sulla scena lo incrimina… Ma è inutile. Paolo è condannato e inviato nel corridoio della morte.