Blade Runner: il ritratto del film fantascientifico di Ridley Scott

La prima serata di giovedì 7 febbraio su Rete 4 è tutta per Ridley Scott e la sua rappresentazione apocalittica del 2019.

Blade Runner

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Tra le tante proposte in onda stasera in TV spicca su Rete 4 alle 21.25 Blade Runner, film fantascientifico che ha segnato la storia del cinema. Diretto da Ridley Scott ed uscito nelle sale cinematografiche nel 1982, Blade Runner ci ha mostrato una realtà post-apocalittica che ancora oggi ispira il mondo della fantascienza, e pone interrogativi che, più di 30 anni dopo, polarizzano ancora l’attenzione del pubblico.

Blade Runner, sceneggiato da Hampton Francher e David Webb Peoples, non è una semplice trasposizione cinematografica del romanzo Il cacciatore di Androidi di Philip K. Dick del 1968, ma la messa in scena di una società plausibile, e che giorno dopo giorno diventa sempre più vicina alla realtà.

Fulcro del film, ambientato proprio nel 2019 a Los Angeles, è infatti la contrapposizione tra essere umano e replicante: da un lato c’è un giovanissimo ed ancora inesperto Harrison Ford nel ruolo del Blade Runner Rick Deckard, dall’altro quello che sarebbe stato il protagonista di Ladyhawke una manciata di anni dopo, Rutger Hauer, nelle vesti del replicante Roy Batty. Questo binomio nel corso degli anni è stato poi riproposto nelle versioni più disparate: da L’uomo Bicentenario fino a Io, Robot ed ancora Ex Machina, il cinema ha sempre provato ad affrontare questo argomento, ma mai come Blade Runner, rimasto uno dei film più emblematici del cinema dagli anni ’80 ad oggi.

Blade Runner: trama ed analisi del film

La trama di Blade Runner può sembrare abbastanza semplice, ma nasconde diverse chiavi di lettura che vanno scoperte una dopo l’altra. Tutte però hanno in comune due elementi fondamentali del film: lo scontro tra i due protagonisti e la concezione della vita. Per capire meglio facciamo un passo indietro e vediamo per grandi linee di cosa tratta Blade Runner.

Nella pellicola dell’82 vediamo una società dominata dalla tecnologia, grazie alla quale l’uomo ha creato centinaia di replicanti da usare come schiavi, dalla durata limitata della vita: solo 4 anni. Qualcosa però sfugge al controllo umano, e sei di questi replicanti riescono a fuggire. Il loro scopo ultimo è quello di penetrare nella Tyrell Corporation, azienda nella quale vengono creati i replicanti, e far modificare la durata della loro vita. Il compito di catturare i replicanti, capeggiati da Roy Batty (Rutger Hauer), viene assegnato al cacciatore di taglie Rick Deckard (Harrison Ford), dell’unità speciale Blade Runner.

A questo punto possiamo iniziare ad indagare le diverse chiavi di lettura di Blade Runner, la prima delle quali può sembrare elementare. Si tratta dello scontro tra bene e male, ordine e caos, rappresentati rispettivamente da Rick e Roy. Ma ne siamo sicuri? Indagando nel profondo del film vengono alla luce problemi etici e morali, come la costruzione della vita umana in laboratorio. Il miracolo fondamentale dell’universo, la nascita e la creazione dell’essere umano, in Blade Runner diventa il risultato di una catena di montaggio finalizzata alla realizzazione di schiavi.

I replicanti però non hanno nulla del cyborg che conosciamo. Hanno una coscienza, sentimenti, emozioni, hanno tutto quello che rende un essere umano tale. La massima espressione di questo aspetto del film è dato proprio dall’azione che mette in moto la trama di Blade Runner: come ogni essere umano, i replicanti tengono alla loro vita tanto da organizzare un’azione che li porterà all’interno della Tyrell Corporation. Umani ancor più degli stessi esseri che li comandano, ed ai quali devono la loro breve vita.

Così, come in un gioco di prospettive, l’attenzione si focalizza sui replicanti e sulla loro umanità, mentre l’operato dei loro padroni sembra essere controllato dai numerosi occhi che appaiono sullo schermo. Dal progettista genetico Hannibal Chew, fino al sogno ad occhi aperti di Deckard, gli occhi scrutano quello che accade durante lo svolgersi del film, in nome di una obiettività che gli stessi esseri umani sembrano aver perso. Sembra di essere sotto l’occhio vigile del Big Brother di 1984, che tutto osserva e al quale nulla può sfuggire, compresa la vera natura degli esseri che abitano quel mondo post apocalittico, lontana da ogni convenzione sociale: per gli occhi non esistono schiavi e padroni, ma persone uguali tra loro. In questa prospettiva assume una grande importanza l’azione di Roy, che uccide il dottor Tyrell cavandogli gli occhi, dopo aver saputo che non è possibile posticipare la sua data di morte. Un gesto simbolico, che può essere interpretato come il non vedere quello che è già sotto gli occhi di tutti: il dottor Tyrell non osserva e capisce la realtà di cui Roy stesso è la personificazione: i replicanti non sono oggetti, ma esseri umani  esattamente come i loro proprietari.

 

Blade Runner: il successo

Proprio tutte queste questioni sommerse hanno portato Blade Runner  ad essere un film ancora attuale, e spunto per la creazione di nuove pellicole come Blade Runner 2049. Quello che sorprende della pellicola però non è tanto il suo sequel, ma le 7 versioni del film del 1982.

La prima versione, la Workprint Version, uscita nelle sale il 25 giugno 1982, giorno fortunato del produttore Alan Ladd Jr., non era stata particolarmente apprezzata dalla critica, che la riteneva eccessivamente lenta . Proprio questo portò a modificare il film, aggiungendo il lieto fine e la voce narrante fuori campo. La seconda versione, la San Diego Sneak Preview, resa pubblica sempre nel 1982, è stata proiettata a San Diego ed è uguale alla prima versione, ma con tre scene supplementari aggiunte.

Sempre nel 1982 uscirono anche la Domestic Cut e l’International Cut, quest’ultima caratterizzata da scene violente, come quella dell’assassinio del dottor Tyrell. Una quinta versione uscì poi nel 1986 negli Stati Uniti, studiata per poter essere trasmessa in TV.

La sua versione più importante ed acclamata però è quella del 1992, la Director’s Cut: la versione del regista ri-editata e supervisionata da Michael Arick. Studiata per essere fedele all’originale, nella pellicola viene eliminata la voce fuori campo ed il lieto fine con Deckard e Rachel (Sean Young). Un’aggiunta importante è quella della scena del sogno ad occhi aperti dell’unicorno fatto dal Blade Runner, che unita alla sequenza finale del film, in cui Rachel colpisce con la scarpa l’origami che rappresenta proprio un unicorno, instilla nella mente lo spettatore il sospetto che Deckard possa essere in realtà un replicante.

Il Blade Runner definitivo arriva però nel 2007. Il Final Cut , in cui Ridley Scott si muove con la massima libertà artistica, vede delle modifiche minime alla versione del Director’s Cut: sono migliorati gli sfondi ed i piani di transizione, mentre il suono e l’immagine sono digitalmente restaurati.