Testo de L’amore è una dittatura degli Zen Circus a Sanremo 2019, il rock a sfondo sociale della band pisana all’Ariston

Ecco il testo de L'amore è una dittatura degli Zen Circus a Sanremo 2019, la rock band pisana per la prima volta al Festival


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Sono tra i tanti outsider di quest’edizione, insieme a Motta, Ex Otago ed altri, e portano una canzone che parla d’amore ma anche della nostra società: il testo de L’amore è una dittatura degli Zen Circus a Sanremo 2019 sarà uno dei più impegnati insieme a quello di Daniele Silvestri.

Attiva dal 1994 con dieci album pubblicati e diversi cambi di formazione negli ultimi venticinque anni, la band pisana composta da Andrea Appino, Karim Qqru, Massimiliano “Ufo” Schiavelli e Francesco Pellegrini porterà il suo rock alternativo anche sul classicissimo palco del Festival: il gruppo non rinuncia al suo stile per piegarsi alla logica della melodia classica da ostentare sul palco dell’Ariston per favorirne la resa con l’orchestra, porta il suo sound e il suo registro musicale anche a Sanremo, per ottenere una consacrazione autentica che non deluda il proprio pubblico e tenda invece ad ampliarlo ad una platea più popolare.

Il testo de L’amore è una dittatura degli Zen Circus in gara a Sanremo 2019 è uno dei più complessi e ricchi dal punto di vista lessicale e semantico, una sorta di trattato sull’amore e la società, duro e articolato, ma anche pungente e diretto.

Ecco il testo de L’amore è una dittatura degli Zen Circus in gara a Sanremo 2019.

Ci hanno visti nuotare in acque alte fino alle ginocchia
Ed inchinarci alle zanzare pregandole di non mescolare
Il nostro sangue a quello dei topi arrivati in massa con le maree
Le porte aperte, i porti chiusi, e sorrisi agli sconosciuti
Che ci guardano attoniti mentre ci baciamo,
Da uomo a uomo, mano nella mano
Una sigaretta non lo racconta ci vuole forse una vita intera
O una canzone non certo questa,
Altri maestri, altri genitori
Che non rinfacciano quello che sei, quello che vuoi
Quello che eri
Esistere è giusto un momento
Chi vive nel tempo muore contento
E sì, ci hanno visti contare le pietre di questo deserto
Pazienza, perdere tempo con il cielo, farlo di lavoro
Pagati per immaginare qualcosa che non puoi fotografare
Mi spiego meglio, senza nascondermi dietro a cazzate
Scritte per caso in questa palestra dell’orrore
Ecco la pietra, ecco il peccato,
Un cane pastore lo fa per amore,
Non per denaro, non per rancore,
Non per la lana esiste il gregge
Né per la legge
Siamo delle antenne, dei televisori
Emettiamo storie che fanno rumore
Cerchiamo la donna della vita o l’uomo della morte
Strade interrotte, eterni sorrisi, figli sangue del nostro lavoro
Non ci somiglieranno, figli ormai del mondo intero
E perdere la monotonia di quando tutto era al suo posto
I topi cacciati, debellati, mostri tutti sotto al letto
E lasciar volare via quell’abbraccio conosciuto
Di chi in nome del tuo bene ha distrutto il tuo passato
Quando arrivi tu se ne vanno gli altri
Sai che non va bene ma ti piace arrangiarti
Come fanno in quei paesi che non sappiamo pronunciare
Ma che ci piace addomesticare a parole
Ero presente al momento dei fatti
Il fatto non sussiste
Mettetelo agli atti
Ma non hai paura di nessuno
Se non della tua statura
Hai la democrazia dentro al cuore
Ma l’amore è una dittatura
Fatta di imperativi categorici
Ma nessuna esecuzione
Mentre invece l’anarchia la trovi dentro ogni emozione
Tu stammi vicino, anzi lontano abbastanza
Per guardarti il viso dalla stanza dei miei occhi
Aperti o chiusi, non importa
Sono occhi quindi comunque una porta aperta
Il tempo passa lo senti da questo orologio
Mentre lavori dentro un bar, ad una pressa o in un ufficio e…
E speri ancora che qualcuno sia lì fuori ad aspettarti,
Non per chiederti dei soldi, neanche per derubarti,
Non per venderti la droga e soffiarti il posto di lavoro
Ma per urlarti in faccia, che sei l’unica, sei il solo
Sei l’unica, sei il solo