Giornata della memoria: i 10 film da vedere per ricordare la Shoah

In occasione del 27 gennaio abbiamo pensato di partecipare alla Giornata della Memoria con 10 film da vedere, tutti legati all'Olocausto.

Film per ricordare la Shoah

INTERAZIONI: 62

Schindler’s listora nelle sale per il suo 25° anniversario  e proprio in tempo per la Giornata della Memoria, è giustamente considerato uno dei film indispensabili da vedere per ricordare la Shoah, termine che indica l’Olocausto avvenuto durante la Seconda guerra mondiale per mano dei nazisti, ma non è l’unico.  Col passare del tempo questa vicenda è diventata infatti materia fertile per film e libri, tutti con un unico scopo: non dimenticare.

Durante la Shoah furono uccisi milioni di ebrei, rinchiusi nei campi di concentramento nazisti. Con loro, vittime di un sistema politico che non accettava divergenze di opinione, c’erano prigionieri politici, rom, omosessuali, seguaci di altre religioni. Una carneficina senza fine, che ha portato la seconda metà del XX secolo ad essere uno dei periodi più bui dell’Europa.

Cerchiamo di fare finta di nulla, ma dimenticare non è possibile. Non vogliono dimenticare gli scrittori, che hanno usato storie e temi della Shoah come base per romanzi storici. Non dimentica neanche il mondo del cinema, che più volte ha voluto rendere omaggio alle vittime dell’Olocausto producendo film che ancora oggi sono dei veri e propri classici. Da Schindler’s List a Il diario di Anna Frank la lista è lunga, ma abbiamo provato lo stesso a proporvi un elenco un po’ particolare, che vuole mostrare modi diversi attraverso cui affrontare il tema dell’Olocausto. Tutto grazie a questi 10 film da vedere per ricordare la Shoah.

1. Storia di una ladra di libri (Percival, 2013)

La vicenda, tratta dal romanzo La bambina che salvava i libri, è ambientata nel 1939 e racconta la storia di Liesel, figlia di un’oppositrice del nazismo, che viene affidata alle cure di Hans e Rosa Hubermann, interpretati da Geoffrey Rush ed Emily Watson. Attraverso Liesel scopriamo la vita quotidiana di un paese tenuto sotto scacco dal nazismo, e di una bambina che cerca la sua rivalsa nei libri. Liesel non è ebrea, vive la sua esistenza in una condizione da quasi privilegiata, fortunata nell’aver trovato una famiglia amorevole che si prende cura di lei fino alla fine.

Protagonista invisibile di questa storia è la Morte, che accompagna Liesel dal loro primo incontro, avvenuto proprio all’inizio del film, fino all’epilogo. Non è lei però il bersaglio della Morte, che stranamente sembra toccare tutti quelli che le sono cari. Dal fratello minore ai suoi genitori adottivi, fino ai nuovi amici, tutti alla fine incontrano la Morte in modo tragico e inaspettato. Un film toccante, che ci mostra un nazismo che attacca non solo gli ebrei, ma tutti coloro i quali hanno avuto il coraggio di opporsi. Si tratta di una delle pellicole più delicate per il modo in cui tratta il tema del nazismo e dell’Olocausto, come un racconto contenuto in uno dei tanti libri che Liesel ama. Proprio per questo dovrebbe essere un film da vedere almeno una volta nella vita.

2. Il pianista (Polanski, 2002)

Tra i film da vedere per ricordare la Shoah non può mancare Il pianista. Con uno straordinario Adrien Brody nei panni del musicista ebreo Władysław Szpilman, ci mostra la costruzione del ghetto di Varsavia, proprio mentre il pianista è impegnato in una fuga continua dai nazisti. Diretto da Roman Polanski ed uscito nelle sale cinematografiche nel 2002, il film è tratto dal romanzo omonimo ed autobiografico di Szpilman. Tema portante del film è la musica, che accompagna lo spettatore dal primo momento del film. Il pianista può fare a meno di tutto, tranne che della sua musica. Così, come in una staffetta continua, Szpilman passa da un rifugio all’altro, unico bagaglio per lui la sua arte.

L’Olocausto qui sembra una realtà lontana che rimane sullo sfondo della storia di Szpilman, eroe passivo di questa epopea della sopravvivenza. Władysław è lontano da tutti gli altri protagonisti dei film sulla Shoah: lui fugge continuamente, sembra quasi voler negare quello che sta accadendo al suo popolo rifugiandosi nella musica, unico elemento di bellezza su cui può ancora contare in un mondo in rovina.

3. La vita è bella (Benigni, 1997)

Tra i nostri 10 film non possiamo dimenticare uno dei maggiori capolavori del cinema italiano. La vita è bella offre uno sguardo inedito sull’Olocausto, qui raccontato attraverso le vicende di una famiglia ebrea italiana. Punto forte del film è uno straordinario Roberto Benigni, che qui interpreta il capofamiglia Guido Orefice. Proprio lui è il fulcro della vicenda, impegnato da un lato a sopravvivere all’interno del lager, e dall’altro concentrato a salvare il figlioletto, facendogli credere di essere all’interno di uno strano gioco. Un capolavoro che ancora oggi rimane uno dei film più struggenti e commoventi sull’Olocausto.

La vita è bella è un film sull’amore in ogni sua forma: amore di una moglie, non ebrea, che pur di stare con la sua famiglia fa di tutto per essere deportata con loro. Di un padre verso il figlio, deciso a salvare in ogni modo la sua innocenza. Di amore verso la vita, di speranza. Ad accompagnare il tutto è la splendida musica di Nicola Piovani, che fa da sfondo a un film che vuole essere una visione tragicomica di uno degli eventi più drammatici della nostra storia. Il film ha avuto un impatto incredibile sugli spettatori, conoscendo una fama planetaria. A tutt’oggi il film dedicato alla Shoah resta il secondo miglior incasso di sempre di un film in lingua straniera negli Stati Uniti, ottenendo agli Oscar del 1999 ben 7 nomination e 3 statuette vinte, tra cui quella per il miglior film straniero e per il miglior attore a Benigni.

4. A voce alta (Daldry, 2008)

Film struggente del 2008, diretto da Stephen Daldry, A voce alta  racconta due diverse storie che però hanno in comune gli stessi protagonisti: la prima riguarda la relazione sentimentale tra Michael Berg, giovane studente appena quindicenne, ed una misteriosa donna ben più grande di lui, Hanna Schmitz, personificata da Kate Winslet. La seconda ha luogo anni dopo, quando Michael è uno studente di giurisprudenza e si trova ad assistere ad una causa in cui sei guardie naziste sono processate per aver lasciato morire delle prigioniere ebree in una chiesa. Tra queste guardie riconoscerà proprio Hanna, di cui aveva perso le tracce anni prima. Si tratta di un film altamente simbolico, che pone l’accento non tanto sull’Olocausto come periodo storico, ma sulle sue conseguenze. Sono due generazioni a confronto: quella che ha partecipato attivamente alla Shoah e la successiva, ancora impreparata a fare i conti con le colpe dei suoi predecessori.

Così l’amore iniziale tra Hanna e Michael diventa una relazione in cui l’adulto manipola il più giovane per condurlo su un cammino già deciso. Però c’è qualcosa non funziona in questo percorso già stabilito: quando Hanna scompare nel nulla, Michael continua con la sua vita, cambiando così il suo destino. E proprio questo che la donna, e così la generazione che rappresenta, non hanno considerato: le nuove generazioni possono cambiare la loro storia. Così i due amanti si incontreranno di nuovo in un limbo che è il processo in cui proprio Hanna, ispettore nazista, è uno degli imputati.

Un incontro che sconvolge e fa riflettere, perché mette faccia a faccia una generazione colpevole con una che ne deve sopportare il peso. “Hanna Schmidtz ha riconosciuto l’effetto che ha avuto sulla sua vita?“, chiede Ilana Mather, ex prigioniera del campo di concentramento, a Michael. Quello che invece leggiamo noi è: “Le generazioni passate hanno riconosciuto l’effetto che hanno avuto sulla vostra vita?.

5. Il bambino con il pigiama a righe (Herman, 2008)

Adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di John Boyne, Il bambino con il pigiama a righe pone l’accento su una diversità che in realtà non esiste. Protagonisti della storia sono due bambini: Ralf, il figlio di un ufficiale nazista, e Shmuel, bambino ebreo detenuto nel campo di concentramento. Tra i due bambini nascerà un’amicizia che non conosce ostacoli: neanche il filo spinato che divide il campo di concentramento dal resto del mondo può separarli, e non riuscirà a farlo neanche la morte. In questo film c’è una fotografia potente, che mostra la diversità dei due mondi separati solo da un filo spinato.

Da un lato c’è il mondo libero, fatto di bei vestiti, spensieratezza e colori brillanti. Dall’altro c’è il lager, dove l’unico colore a risaltare è proprio quello del pigiama righe di Shmuel. Due anime innocenti, che non vedono differenze tra loro, e proprio questo è il significato profondo del film. In un ultimo gesto di amicizia, Ralf sceglierà di penetrare di nascosto nel campo, per aiutare l’amico nella ricerca del padre. Ora i due bambini sono davvero uguali, così uguali da far passare Ralf come uno dei tanti piccoli ebrei del lager. Talmente uguali che, poco prima della retata che porterà i due piccoli alla morte, le guardie non riconoscono Ralf. Solo la madre, dopo aver cercato inutilmente il figlio, capirà cosa è successo. Il bambino con il pigiama a righe è un film importante, che scuote per la sua semplicità. Possono due bambini vedere e capire quello che centinaia di migliaia di persone non riescono a  comprendere?

6.Kapò (Pontecorvo, 1959)

Kapò, diretto da Gillo Pontecorvo, è uno dei film italiani che hanno avuto il privilegio di essere nominati come miglior film straniero nel 1961. Protagonista del film è Edith, una giovane ragazza, che durante il film passa da essere carnefice a martire. Al centro di tutto questa volta c’è la figura del Kapò, il detenuto selezionato come responsabile della disciplina all’interno di una baracca dei lager e incaricato di sorvegliare il lavoro degli altri prigionieri. E’ la storia di Edith è un racconto di sopravvivenza, che la porta ad essere prima prigioniera del campo di concentramento di tedesco, poi Kapò delle sue stesse compagne.

E’ proprio qui che avviene la metamorfosi di Edith. La ragazza, che si era appropriata dell’ identità di Nicole, una comune prigioniera morta nelle camere a gas, prima di essere spostata in un secondo campo di concentramento, conosce Sasha, prigioniero russo. Sarà lui a farle scoprire che è ancora in grado di amare, e questo nuovo sentimento la porterà a sacrificarsi per permettere a Sasha e ad altri prigionieri di scappare. In un ultimo gesto di riappropriazione della sua identità proprio prima della sua morte, Nicole tornerà ad essere Edith, spogliandosi dalle mostrine naziste e recitando i versetti della Shemà.

7. Va’ e vedi (Klimov, 1985)

Il film di Klimov vuole porre l’accento su un fatto spesso dimenticato: i nazisti non avevano preso di mira soltanto ebrei. Il film infatti tratta le stragi compiute dai nazisti nei villaggi sovietici. Spesso paragonato a Salvate il Soldato Ryan, per il modo in cui porta sullo schermo la guerra, il film è costruito da diversi episodi che si uniscono sotto l’orrore della guerra in modo tremendamente credibile e realistico.

Protagonista dei vari momenti del film è  Florya, giovane bielorusso alle prese con le varie fasi della vita e dell’amore. Florya si sente già un uomo nella sua realtà, protetto dalle mura domestiche vuole andare a combattere con i partigiani e difendere la sua gente dalla minaccia nazista, ma non ha fatto i conti con la realtà cruda e violenta che lo circonda. Rifiutato dai partigiani, allontanato dall’amore che tanto lo aveva sostenuto e ormai orfano, Florya ci mostra la vita sbandata e le vicende di chi ormai non ha più nulla. Uno shock continuo, che va dal non aver salvato la sua famiglia ai bombardamenti, fino alla rassegnazione totale del protagonista.

Proprio alla fine del film lo vediamo di fronte al ritratto di Hitler. Finalmente Florya riesce a sparare con tutta la rabbia che ha in corpo. Ad ogni sparo si susseguono le immagini della storia nazista a ritroso nel tempo, fino all’immagine di un Hitler ancora in fasce, in braccio alla madre. Stavolta Florya non riesce a sparare. Sfinito da tutta la rabbia che ha in corpo, Florya si rassegna, consapevole di non poter cambiare la storia.

 

8. Notte e nebbia (Resnais, 1956)

Questo documentario di Alain Resnais è una rappresentazione cruda di quello che si cela all’interno di un campo di concentramento. Notte e nebbia, che anche nel titolo vuole rifarsi alla frase usata dai nazisti per indicare la soluzione finale, sconvolge per la sua attinenza con la realtà. Il film mescola scene diverse prese da filmati reali girati nel campo di concentramento di Auschwitz a guerra ormai terminata e testimonianze dei sopravvissuti all’orrore nazista. Ad aiutare la realizzazione del film è anche Jean Cayrol, sopravvissuto ad uno dei lager nazisti. E’ stato lui a scrivere il testo del documentario dedicato alla Shoah, poi letto da Michel Bouquet.

Si tratta di una cupa ed inquietante prova per immagini di quello che il nazismo è stato capace di fare, senza copioni e costruzioni, e che riesce a scuotere anche la più stoica delle anime. Attraverso la focalizzazione su 3 diverse date che ripercorrono la storia nazista,1933, 1942 e 1945, Notte e nebbia ci mostra la storia di uno sterminio annunciato, contrapponendo momenti passati, in bianco e nero, a scene contemporanee a colori. Una dicotomia che mostra il passare del tempo e la differenza tra la società contemporanea e quella raccontata nel film-documentario, dalla quale però ancora non si riesce a discostarsi.

9.Un treno per vivere (Mihăileanu, 1998)

 Train de vie/ Un treno per vivere è un film più unico che raro. Uscito nelle sale nel 1998, vuole raccontare in modo “ironico” la Shoah. Centro della vicenda è Shlomo, lo scemo del villaggio. E’ il 1941 quando Shlomo, dopo aver avuto una visione sulla deportazione degli ebrei, avvisa gli abitanti del villaggio che presto i nazisti arriveranno anche lì. Da qui parte una singolare situazione, in cui i cittadini del villaggio mettono in scena una finta deportazione, per far credere ai tedeschi che già gli ebrei stanno per essere portati in uno dei campi di concentramento.

Criticato per aver rappresentato l’Olocausto come una commedia, il film invece si inserisce in un filone particolare, di cui fa parte anche la vita è bellaUn treno per vivere affronta il nazismo e la Shoah con ironia e soprattutto speranza. Il protagonista, insieme al villaggio, mettono in atto un disperato tentativo di sfuggire allo sterminio, anche se ci viene presentato con i toni leggeri e delicati della commedia. Non fermatevi alla prima impressione, perché Train de vie è un film che merita di essere inserito tra i migliori 10 film sulla Shoah.

10. Ida (Pawlikowski, 2013)

Film di formazione del 2013, Ida racconta la ricerca di identità di Anna, una giovane novizia che sta per prendere i voti. Durante un viaggio per scoprire il suo passato, Anna incontra Wanda, sua unica parente ancora viva, che le dice che il suo vero nome è Ida.

Si tratta di un film importante, in cui l’Olocausto è solo lo sfondo di una ricerca d’identità che porta Ida a non conoscere più se stessa. Entra qui in scena uno sdoppiamento della realtà: da una parte c’è la novizia Anna, dall’altra c’è Ida e la sua storia passata, in cui irrompono con violenza i crimini nazisti. Così, per capire meglio se stessa, Ida decide di scoprire cosa è successo nel suo passato ed in quello di Wanda.

A rendere tutto più suggestivo è la modalità con cui è realizzato il film: il regista utilizza immagini in bianco e nero, con formato 4:3 ed una narrazione particolarmente lenta, lontana anni luce dalle pellicole contemporanee.