Profli WhatsApp, Twitter, Instagram bloccati per divieto ai minori di 16 anni? Effetto GDPR

Tutto normale se tanti profili risultano bloccati, è l'applicazione del nuovo regolamento

GDPR

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Non sono poche le segnalazioni di profili WhatsApp, Twitter,  Instagram  bloccati per il divieto ai minori di 16 anni di utilizzare le piattaforme social. Il nuovo GDPR è entrato in vigore nella giornata di ieri 25 maggio e i primi effetti si sono fatti sentire  sui minori che mancano dei requisiti minimi per l’utilizzo degli strumenti.

Nei gironi scorsi siamo stati letteralmente sommersi dalla richieste di autorizzazione legate al nuovo GDPR, ossia il regolamento europeo che sancisce delle nuove norma di tutela nell’utilizzo dei dati personali dei cittadini comunitari ma che include pure la tanto chiacchierata soglia di età minima per utilizzare i social network. Questa, in difesa dei minori, è stata sollevata dai 13 anni pregressi ai 16.

Il divieto ai minori di 16 anni rivolto ai profili Twitter, Instagram e WhatsApp è stato in sostanza attuato nelle scorse ore. I giovanissimi user che secondo le rispettive piattaforme risultavano avere un’età inferiore a quella minima appunto, pure per mancata autorizzazione ai nuovi termini di utilizzo, ecco che hanno visto inibita la possibilità di utilizzare le loro piattaforme preferite per condividere immagini, i brevi cinguettii o comunque messaggi nell’applicazione di messaggistica per antonomasia in chat singole e di gruppo.

Resta un nodo cruciale, per nulla sciolto e sul quale ci eravamo già soffermati. Il divieto ai minori di 16 anni di utilizzare WhatsApp e non solo è stato ratealmente applicato solo per i giovani user che hanno dichiarato il vero e dunque non hanno ingannato la piattaforma magari dichiarando di aver superato la soglia limite indicata. Non sono pochi coloro che hanno aggirato il nuovo GDPR appena entrato in vigore e al momento non sono affatto note le eventuali contromisure che potranno essere intraprese per effettuare tutte le verifiche del caso sugli utenti. Una soluzione non certo definitiva potrebbe essere quella della verifica del proprietario della SIM associata ad un profilo WhatsApp ad esempio ma difficilmente lo stesso metodo potrebbe essere utilizzato per Instagram o Twitter.  Torneremo di certo a parlare di eventuali aggiornamenti sulla questione nel breve periodo.