Devil May Cry HD Collection Recensione, i demoni piangono su PS4 e Xbox One

Abbiamo giocato e analizzato Devil May Cry HD Collection, edizione rimasterizzata dei tre capitoli originali della storia trilogia action.


INTERAZIONI: 7

La serie di Devil May Cry può essere annoverata, a pieno titolo, tra le più importanti in assoluto dell’intero panorama videoludico. Vera e propria pietra miliare del genere action, di cui rappresenta un capostipite imprescindibile insieme ad altri fulgidi esempi come Bayonetta (verso la cui deriva, in termini di gameplay, DmC si è ispirato parecchio) o anche God of War. Non è un caso se il franchise è sopravvissuto fino alla storia più recente, con il controverso e discusso reboot e con un ipotetico quinto capitolo in lavorazione, almeno stando ai rumor. Com’è ormai prassi, Capcom ha scelto di portare su console di nuova generazione questa vecchia gloria, proponendo su PS4 e Xbox One la Devil May Cry HD Collection, in sostanza la stessa approdata anche su PS3 e Xbox 360. Tanto nel bene quanto nel male.

A caccia di demoni

Devil May Cry HD Collection ripropone i primi tre capitoli della saga, usciti rispettivamente nel 2001, nel 2003 e nel 2006 per PlayStation 2. Il primo Devil May Cry, peraltro, fu diretto da Hideki Kamiya, lo stesso uomo che prese le redini dell’amato Resident Evil 2, e di cui da anni si attende l’attesissimo remake annunciato solo una volta da Capcom e mai più riapparso sulle scene videoludiche. La trama dei tre titoli ripercorre le gesta di Dante, un mezzo demone figlio del potente e leggendario Sparda, un demone che combatteva i suoi simili per proteggere l’umanità, e che riuscì infine a bloccarli in un’altra dimensione per evitare che le loro incursioni minacciassero il genere umano: ma, diversi anni dopo, Mundus, uno dei suoi più grandi nemici, si ripresenta nel mondo moderno e toccherà a Dante placare le ire del funesto demone, sconfiggendolo.

Assoldato dalla misteriosa Trish, l’eroe armato di spada e pistole si addentrerà in un castello gotico per scovare Mundus e uccidere i suoi araldi, per poi affrontare direttamente il malvagio diavolo e riportare la pace sulla Terra; il secondo capitolo, invece, abbandona l’ambientazione gotica per portare il protagonista in uno scenario più urbano e vede Dante alle prese con il malvagio Arius, il possessore di una multinazionale che ha stretto un patto coi demoni e che minaccia il villaggio di Lucia, un’avvenente ragazza dai capelli rossi che affianca l’eroe in questa nuova avventura e che può anche essere controllata in una modalità Storia alternativa rispetto alle vicende principali con protagonista Dante. Arriviamo infine a Devil May Cry 3, che risulta il capitolo più completo e apprezzato della trilogia, e che vede la trama concentrarsi sul rapporto tra Dante e il suo fratello gemello Vergil, in una storia ambientata prima del primo capitolo e che ne funge quindi da prequel volto a raccontare le origini dei poteri demoniaci di Dante.

Spada e pistole

Il percorso compiuto dalla serie di Devil May Cry è stato piuttosto altalenante negli anni, con il primo capitolo che rappresentò un passo importante nella concezione degli action game moderni: la seconda iterazione, per molti versi, non fu mai apprezzata totalmente, vuoi per il cambio di ambientazione eccessivamente brusco, vuoi per la deriva intrapresa dalle meccaniche di gioco, per certi versi ampiamente semplificate e poco vicine al tecnicismo del primo capitolo. Una filosofia di gioco che, invece, fu ripresa e migliorata da Hideaki Itsuno (che diresse anche il controverso DmC 2) in Devil May Cry 3, riuscendo a regalare alla serie i fasti che, a suo tempo, fissò Hideki Kamiya nella primissima edizione del franchise. Come detto, a titoli come Devil May Cry si devono tantissimi stereotipi e canoni che costituiscono gli esponenti più moderni del genere.

Caratterizzati da un gameplay frenetico, non senza una forte componente tecnica nella concatenazione di combo e difficoltà di certe boss fight, così come nelle meccaniche volte a padroneggiare in toto il combat system e nella progressione del personaggio e delle rispettive armi, i tre capitoli della serie rappresentano ancora oggi (seppur con tutti  i limiti del caso) un’esperienza imprescindibile per i suoi successori, nonché imperdibile per tutti gli appassionati del genere. Dal punto di vista del gameplay, Devil May Cry (soprattutto il terzo capitolo) è un esponente che, dal punto di vista ludico, risulta ancora fresco da scoprire e divertente da giocare: in particolare, ciò vale per l’edizione remaster che Capcom pubblicò a suo tempo su PS3 e Xbox 360, che in sostanza è la stessa e identica edizione approdata recentemente su PS4 e Xbox One. Purtroppo, ci viene da aggiungere.

Troppo porting, poco Remaster

L’opera di rimasterizzazione effettuata per le piattaforme di nuova generazione, infatti, potrebbe largamente deludere tutti coloro che si aspettavano un upgrade grafico di qualche tipo: ci troviamo, praticamente, di fronte alla medesima remaster proposta su vecchia generazione, e questo purtroppo non è riuscito a soddisfarci dal punto di vista visivo. Complice un’ottimizzazione pressoché nulla sulle ammiraglie attuali Sony e Microsoft, i tre capitoli di Devil May Cry (soprattutto i primi due) sono invecchiati davvero male: la qualità generale delle sequenze video, i modelli poligonali, gli effetti particellari e le texture sfoggiano un livello di dettaglio davvero basso, che lascia presupporre che Capcom abbia mandato sugli scaffali un semplicissimo porting piuttosto che un’opera di rimasterizzazione. L’innalzamento di risoluzione nelle sequenze in-game è stato sicuramente operato, ma il lavoro finale purtroppo non rispecchia le aspettative rispetto ad altre collection recentemente approdate sul mercato.

In tutti e tre i capitoli, addirittura, le schermate di selezione dei menù, dei salvataggi e finanche delle sequenze video cinematiche dei primi capitoli sono state lasciate in 4:3, a dimostrazione di quanto anche il porting in FULL HD non abbia reso giustizia a ogni aspetto di Devil May Cry HD Collection: a conti fatti, l’approccio all’esperienza di gioco su PS4 e Xbox One risulta più da retrogaming che da lavoro di rimasterizzazione su console current gen. Nonostante l’importanza che la serie riveste nel suo genere di appartenenza, così come la godibilità in sé di tre titoli storici e dall’elevato tasso qualitativo, ci sentiamo di consigliarne l’acquisto solo a coloro che desiderano vivere per la prima volta la storia di Dante, oppure a chi desidera riviverla ma non è più in possesso di una PS3 o addirittura di una PS2, giacché a nostro parere il presunto lavoro di rifinitura grafica dei tre giochi Capcom non giustifica una spesa di almeno 50 euro.

Conclusioni

Devil May Cry HD Remaster è un porting eccessivamente scialbo, in sostanza la stessa e identica edizione che Capcom portò a suo tempo già su PS3 e Xbox 360. Il lavoro di rimasterizzazione, fin troppo superficiale e pressoché nullo, purtroppo non giustifica l’acquisto di un titolo del genere quasi a prezzo pieno, nonostante si tratti delle origini di una saga che ha dettato gli schemi e i canoni degli action game moderni. Il nostro consiglio, però, è di rispolverare le vostre vecchie edizioni, in caso possediate ancora console di vecchia generazione: se invece, che sia per la prima volta o per l’ennessima, preferite rigiocare la serie su console current gen – PS4 e Xbox One – ci raccomandiamo di approcciarvi con spirito da retrogaming, più che su un vero e proprio remaster.

Pro

Contro

VOTO FINALE: 6/10