The Seven Deadly Sins Knights of Britannia Recensione, dall’anime al videogioco è un passo indietro

Ecco la nostra recensione di The Seven Deadly Sins Knights of Britannia, trasposizione videoludica scialba dell'opera di successo di Nakaba Suzuki.


INTERAZIONI: 8

The Seven Deadly Sins è un manga di successo creato da Nakaba Suzuki, serializzato sul magazine nipponico di Weekly Shonen Jump dal 2012. Nel 2014, invece, Aniplex Studios ha trasposto una serie animata dal manga, la cui prima stagione è ora disponibile su Netflix insieme a una successiva mini-serie in attesa della seconda. La seconda stagione è in fase di messa in onda in terra nipponica e intanto Bandai Namco ha deciso di dedicare alla prima serie un videogioco chiamato The Seven Deadly Sins Knights of Britannia. L’epopea di Meliodas e della giovane Elizabeth alla ricerca dei Sette Peccati Capitali prende dunque vita in un picchiaduro in tre dimensioni, che purtroppo non ha completamente soddisfatto le nostre aspettative.

Meliodas, il Drago dell’Ira.

Un po’ di storia

Facciamo un breve ripasso dell’opera: The Seven Deadly Sins Knights of Britannia si ispira ovviamente al pittoresco immaginario scritto e disegnato da Nakaba Suzuki, che ci cala in un medioevo britannico fittizio e dalle tinte fantasy. Dieci anni fa, il regno di Lionesse fu sconvolto da un colpo di stato, che vide sette formidabili guerrieri banditi dalla capitale perché accusati dall’ordine dei Cavalieri Sacri di aver tradito la corona: i fuggiaschi furono chiamati, appunto, i Sette Peccati Capitali, che fecero perdere le loro tracce e si dispersero nel mondo, ma in realtà fu lo stesso ordine dei Cavalieri Sacri a tradire la monarchia e a incastrare i protagonisti. In questo contesto, la principessa Elizabeth si mette alla ricerca dei leggendari Cavalieri per far emergere la verità, in seguito alla presa di potere da parte dei Cavalieri Sacri dopo che una grave malattia ha colpito suo padre, il re di Lionesse.  Elizabeth arriva al Boar Hat, una taverna itinerante presso la quale conosce Meliodas, un ragazzino incredibilmente abile nel combattere che si rivela essere proprio il capitano dei Sette Peccati Capitali, il Drago dell’Ira: i due, quindi, inizieranno un viaggio volto a ritrovare i compagni perduti di Meliodas, per poi tornare alla capitale di Lionesse, ristabilire l’ordine e riportare giustizia nella corte.

Tutte vicende che i giocatori di The Seven Deadly Sins Knights of Britannia potranno vivere nella corposa Modalità Avventura del titolo targato Bandai Namco. La Storia rappresenta, di fatto, l’offerta più succulenta della produzione: i giocatori potranno esplorare una mappa con visuale isometrica, controllando il maiale gigante su cui è posizionato il Boar Hat e viaggiando per il Regno di Lionesse nei luoghi topici che ci vengono mostrati nel manga e anime di Nakaba Suzuki. Ogni location vi permetterà di insediare la locanda sul terreno e prendere parte a missioni principali e secondarie, divise equamente in un discreto numero di attività da compiere tra combattimenti uno contro uno – secondo la classica formula del picchiaduro tridimensionale – qualche timida fase in stile musou e finanche brevi attività di ricerca e raccoglimento oggetti. Il tutto sarà volto ad acquisire dei punti utili per accrescere la percentuale di Dicerie, ovvero ascoltare quanto ha da dire la popolazione locale dopo una battaglia spettacolare: questa feature sarà essenziale sia per progredire nella narrazione quanto per sbloccare nuove quest, che molto spesso saranno essenziali per poter sbloccare preziosi contenuti validi sia per l’offerta single player che multiplayer.

Nel roster di gioco sono presenti varie versioni del leader dei Sette Peccati Capitali…

A spasso per Lionesse

Il roster di gioco infatti, che si propone con una ventina di lottatori giocabili, così come il parco di stage disponibili, non saranno completi sin da subito, ma occorrerà che sconfiggiate un determinato personaggio almeno una volta nella storia – così come dovrete combattere almeno una volta in un dato luogo – per poterlo utilizzare anche in modalità Duello, che rappresenta l’altra grande Modalità offerta da The Seven Deadly Sins Knights of Britannia: un banco di prova, dunque, per cimentarsi in scontri locali e online, sia contro la CPU che contro altri giocatori. Ma se l’Avventura del gioco offre, dal canto suo, una storia longeva caratterizzata da un sistema di progressione interessante, lo stesso purtroppo non lo si può dire per il comparto tecnico del gioco, fin troppo approssimativo e povero di contenuti per poterci definire soddisfatti di questo tie-in videoludico. Il comparto estetico di Knights of Britannia, per cominciare, non propone nulla di indimenticabile, presentandoci un character design realizzato su modelli non propriamente definiti e su cui si poteva operare un lavoro di rifinitura certamente maggiore: lo stesso non si può dire del level design, che invece propone una buona palette cromatica e profondità ambientale, con location quasi interamente distruttibili che contribuiscono a rendere il gameplay incredibilmente caotico.

Per chiudere il discorso sul comparto visivo del gioco, infine, l’Avventura presenta ovviamente delle cutscene utili a esplicarne la trama, ma le sequenze proposte sono statiche e si limitano a proporre alcuni dialoghi emblematici a cui abbiamo assistito nell’anime – trascurando, o certe volte addirittura escludendo, passaggi piuttosto fondamentali e utili a godere appieno dell’epopea animata tratta dall’opera di Suzuki. A tutto ciò, inoltre, si aggiunge un adattamento non proprio eccelso in fase di localizzazione italiana, poiché le traduzioni di nomi e terminologie operano una sorta di commistione tra la nostra lingua e quella inglese: il risultato sarà, per esempio, “Fox Sin Ban” piuttosto che “Ban, la Volpe dell’Avarizia” e così via, una serie di piccole accortezze che avrebbero reso più felici i fan dell’ottimo adattamento italiano.

La mappa di gioco è vasta e piena di attività secondarie.

Rispondere al fuoco con il fuoco… nel bene e nel male

Arriviamo infine al cuore pulsante della produzione, e cioè il gameplay che, purtroppo, risulta proprio l’elemento più debole di The Seven Deadly Sins Knights of Britannia. Come già detto, il titolo è un picchiaduro in tre dimensioni che vi permette di scendere in campo selezionando tra una ventina di combattenti, divisi tra i protagonisti e i vari Cavalieri Sacri. L’offerta di personaggi giocabili risulta tutto sommato godibile, con i lottatori divisi in tre categorie: Velocità, Potenza e Magia. I primi risulteranno ovviamente maggiormente rapidi, i secondi sacrificano i movimenti fulminei in favore di una maggiore potenzia d’esecuzione e i terzi, infine, sfrutteranno abilità speciali per colpire a distanza i propri avversari. Nonostante il gameplay sembri apparentemente ben bilanciato secondo questi parametri, in realtà non è affatto così e non ci vorrà molto per capire ben presto quali sono i personaggi più convenienti da utilizzare: chi utilizza la Magia, per esempio, è vero che può attaccare dalla distanza, ma consumerà il proprio Mana anche con i “semplici” attacchi pesanti e leggeri, ritrovandosi quindi impossibilitato ad agire quando la barra apposita scende a zero, nonché vulnerabile a qualsiasi attacco per il lasso di tempo necessario a ricaricare il Mana.

È proprio nel combat system, quindi, che emergono tutte le perplessità di Knights of Britannia: quello di Bandai Namco risulta un picchiaduro poco ragionato e mal bilanciato, che fa leva su una giocabilità estremamente semplice e minimale votata principalmente alla spettacolarità e quasi per nulla ai tecnicismi: tra mosse finali più o meno roboanti e scenari altamente distruttibili, infatti, Knights of Britannia vi regalerà combattimenti caotici e spettacolari alla vista, ma null’altro. Sotto il profilo ludico e tecnico, considerato che il settore ha sfornato esponenti importanti come la serie Ultimate Ninja Storm di Naruto, si poteva e si doveva fare decisamente di più

Alcuni colpi risulteranno davvero spettacolari

Conclusioni

The Seven Deadly Sins Knights of Britannia tenta di trasmettere in formato videoludico quell’epica fantasy cavalleresca e la frenesia dei combattimenti che si respirano nell’opera cartacea di Nakaba Suzuki o nella trasposizione animata a cura di Aniplex, ma il risultato finale è troppo altalenante per dirci soddisfatti e appagati. A una Modalità Avventura originale e longeva fanno da contraltare, purtroppo, un gameplay superficiale e mal bilanciato, che fa leva esclusivamente sulla spettacolarità a discapito dei tecnicismi – ma prestando il fianco, al tempo stesso, a un comparto grafico non eccelso e a un combat system eccessivamente caotico. I fan dell’opera originale meritano certamente di più e, pur consci che questo rappresenta un primo tentativo di trasposizione, ci riserviamo di capire come si evolverà concettualmente la formula ludica di Knights of Britannia in vista di possibili, successivi episodi.

Pro

Contro

VOTO FINALE: 6/10