Assassin’s Creed Origins Recensione, quello che serviva alla serie per ripartire

Analizziamo Assassin’s Creed Origins nella nostra recensione: il Credo è finalmente tornato ed è più bello e completo che mai, ecco il nostro verdetto.


INTERAZIONI: 19

Assassin’s Creed è stato un assente prestigioso e pesante dalle release autunnali del 2016. Dopo tantissime edizioni spalmate in uscite annuali, Ubisoft ha infatti scelto di dare al suo franchise più importante, amato e remunerativo (almeno dell’ultima decade) un prezioso ciclo sabbatico, per garantire agli sviluppatori del successivo capitolo di prendersi il tempo necessario per una svolta, un salto di qualità che mancava da troppo tempo. È infatti dalla fortunatissima parentesi del buon Ezio Auditore da Firenze che Assassin’s Creed si propone annualmente ai propri fan con troppi alti e bassi, ma la musica sembra essere finalmente cambiata: Assassin’s Creed Origins, disponibile per PS4, Xbox One e PC, suona la carica di un ritorno in pompa magna che tutti aspettavamo.

Scommesse e garanzie

Per la rinascita del brand Ubisoft ha deciso di scommettere, sì, ma andando sul sicuro: Assassin’s Creed Origins è sviluppato, infatti, dal team di Montreal, lo stesso studio che diede vita al quarto capitolo, Black Flag – una delle iterazioni del franchise che, per qualità del racconto, meccaniche di gioco e respiro dell’esperienza in termini di avventura e ambientazione, può essere considerata tra le migliori. La nuova avventura dei guerrieri incappucciati dediti al perseguimento della libertà e della giustizia, dunque, era in sviluppo da almeno tre anni. L’elemento della scommessa, di novità e di interesse, risiede invece nella brusca svolta narrativa che il publisher ha deciso di dare al franchise: Assassin’s Creed Origins non compie salti in avanti, non ci porta nuovamente a cavallo tra Ottocento e Novecento (come c’era da aspettarsi dopo che Syndicate ci ha immerso nella Londra vittoriana) ma torna indietro, molto indietro, nell’Antico Egitto.

Per raccontarci, come è facilmente intuibile dal nome, le origini degli Assassini, la culla della Confraternita, la nascita dell’eterno conflitto tra i sicari dell’ombra e i tiranni dei Templari, il primo contatto consapevole tra l’uomo e le Prime Civilizzazioni: tutto ciò ha avuto inizio tra le sabbie del deserto poco prima del 50 a.C, all’ombra delle piramidi, sotto il sole cocente di un mondo che iniziava a conoscere la civiltà greca e l’ordine romano, profondamente diviso tra la sacralità e il culto delle proprie estreme usanze e il rigore culturale dei colonizzatori latini. Il tutto vissuto dagli occhi dell’uomo destinato a diventare il precursore di un Credo che sopravvive fino ai giorni nostri, tramandato attraverso protagonisti come il compianto Desmond Miles e i suoi alleati, che ancora lottano contro l’ordine Templare per salvaguardare la libertà: Bayek di Siwa.

Medjay d’Egitto

La storia di Assassin’s Creed Origins ci porta in un’atmosfera oscura, oltre che profondamente misterica, in piena linea con il folklore e la mangia dell’antico Egitto: Bayek di Siwa è un Medjay d’Egitto, l’ultimo esponente di un’antica dinastia di guerrieri protettori dell’ordine e della pace, un vero e proprio buon samaritano dedito ad aiutare e migliorare la vita del prossimo. Il nostro, però, è segnato da un evento doloroso che ne ha condizionato l’esistenza, ragion per cui ci ritroviamo nei suoi panni all’inizio dell’avventura, alla ricerca dei responsabili che hanno provocato la sua tragedia. Sarà questo l’unico, vero scopo che muoverà Bayek nel corso della lunghissima campagna che ci propone Ubisoft Montreal in questa edizione: le indagini porteranno il Medjay a scoprire un’oscura cospirazione, l’ordine degli Antichi, le cui azioni ai danni del protagonista sono state soltanto il primo passo verso un fine molto più grande e un obiettivo che metterà a rischio la vita di tutti gli abitanti d’Egitto che Bayek ha giurato di proteggere.

Quella di Assassin’s Creed Origins è una storia dalle tinte dark, forse una delle più oscure che l’intero franchise abbia mai proposto, in cui c’è poco spazio per qualunque altro tema al di fuori  della vendetta e del perseguimento della giustizia al fine di un domani migliore. Persino l’amore e gli affetti passeranno in secondo piano, specchio riflesso di un protagonista forse meno incisivo dal punto di vista caratteriale rispetto a quelli cui ci ha sempre abituato la serie. Bayek è semplicemente un animale, il suo background non viene esplorato particolarmente tranne che dal punto di vista (vagamente) familiare o sentimentale, ma mai davvero addentrandosi nel suo passato personale. Quel che interessa ad Assassin’s Creed Origins è null’altro che il dramma psicologico vissuto dal protagonista, la sua strenua lotta per la libertà e i valori che lo porteranno a fondare la leggendaria Confraternita.

Quantità e qualità

Bayek di Siwa, come detto, è un Medjay d’Egitto: la sua missione di protezione del popolo che ha giurato di difendere, quando nelle missioni principali non traspare a causa delle esigenze narrative, si riflette tutta nel vastissimo e ricchissimo parco di quest secondarie. Nel corso del mondo di gioco, infatti, il giocatore potrà incorrere in una marea di attività parallele: accampamenti da ripulire ed esplorare, luoghi da scandagliare alla ricerca di tesori, tombe da “profanare” e tanti personaggi con cui dialogare e dai quali raccogliere informazioni e missioni. Non è soltanto la quantità di questi contenuti ad essere soddisfacente in Assassin’s Creed Origins, ma la qualità della scrittura, dei dialoghi e anche la realizzazione grafica, che in certi sensi darà vita a delle vere e proprie cutscene come se ci si trovasse di fronte una quest principale. Non è chiaramente tutto oro quel che luccica, poiché in tali suddette missioni spesso ricorrono elementi ripetitivi: ci si ritroverà, nella maggior parte dei casi, a recuperare infatti prigionieri o oggetti preziosi da accampamenti nemici o aree sorvegliate, oppure vendicare un dato avvenimento o ancora raccogliere materiali utili. Tuttavia, per qualità delle storie in cui è facile incappare e per meccaniche di gioco, sarà davvero difficile non volerne fare il più possibile nel corso dell’avventura.

Un mondo più vivo che mai

Assassin’s Creed Origins immerge il giocatore nell’open world più grande, vasto, completo e ricco che la serie abbia mai creato, e probabilmente anche nel suo genere di appartenenza il titolo potrà fare scuola soltanto come pochi altri videogiochi action adventure RPG sono riusciti a fare: tra questi, ad esempio, citiamo dei veri e proprio mostri sacri come The Witcher (al quale il team di sviluppo sembra essersi ispirato tantissimo) o anche Skyrim. Dopo decine e decine di ore di gioco, a prescindere dalla storia che si sta seguendo, al giocatore verranno messi di fronte sempre nuovi paesaggi, punti da esplorare, il tutto in una varietà di ambientazioni che (anche in termini di analisi e di ricostruzione storica) fa semplicemente paura. Il nuovo capitolo targato Ubisoft, inoltre, introduce per la prima volta nella serie un’impronta fortemente ruolistica in ogni meccanica di gioco, un elemento che in apparenza sacrifica la linearità dell’esperienza in favore di una ricerca del giocatore all’arma più forte, all’abito più esclusivo, all’oggetto o al collezionabile più celato di ogni altro.

Il giocatore potrà salire di livello e gestire l’equipaggiamento che ritiene più consono (in termini di statistiche e abilità) per il proprio stile di gioco; inoltre, nonostante l’enorme vastità del mondo di gioco e l’ottima longevità dell’avventura generale, l’esperienza risulterà piuttosto lineare come approccio grazie alla classificazione delle missioni in livelli (il cui picco massimo, almeno per adesso, è il numero 40). In questo modo, dunque se una missione risulterà sulla carta eccessivamente difficile sarà necessario esplorare il mondo di gioco alla ricerca di attività e missioni che potranno permetterci di acquisire esperienza e salire al livello necessario per l’approccio alla quest desiderata. Dal punto di vista meramente contenutistico, insomma, Assassin’s Creed Origins reinventa il franchise senza perdere di vista le meccaniche base che hanno da sempre contraddistinto la serie, infarcendo il suo nuovo titolo di tutto il meglio del cosiddetto more of the same, attingendo a piene mani non solo da quanto di più convincente ha mostrato la saga in questi anni, ma anche da altri grandi esponenti del genere.

Il solito AC?

Da qui ci ritroviamo, in larga parte, il parkour proposto negli ultimi episodi, anche se i movimenti, in linea generale, sono stati a loro volta modernizzati: ad esempio adesso la corsa può essere eseguita con il semplice analogico, determinando l’intensità del movimento con la pressione dello stick. Allo stesso modo le meccaniche stealth, l’esplorazione dell’open world e il sistema di sincronizzazione di punti strategici corrispondono agli elementi imprescindibili e riconoscibili della saga di Assassin’s Creed, mentre l’utilizzo della vegetazione per nascondersi o muoversi furtivamente – così come l’impiego di alcune brevi fasi di battaglie navali – pescano chiaramente dal ‘best of’ di Black Flag. Ma ci ritroviamo anche qualcosa di Watch Dogs e Ghost Recon Wildlands, altri titoli di casa Ubisoft: ci riferiamo, in generale, al sistema di ricognizione di punti utili e di nemici tramite l’utilizzo dell’Aquila.

Senu, il fedele volatile di Bayek, potrà instaurare un’inspiegabile connessione psichica con il protagonista: il giocatore potrà dunque impersonare l’aquila e utilizzarla come un vero e proprio drone da ricognizione, marcando zone, nemici e oggetti che ci interessa tenere d’occhio. E, infine, Assassin’s Creed Origins ci introduce a un combat system completamente rivisto e molto simile a quello dei famosi soulslike. Qui c’è forse la parte meno riuscita della produzione, poiché il sistema di combattimento cerca di attingere dai lavori di From Software proponendo un ibrido tra il difficilissimo e tattico stile proprio del più classico dei Dark Souls e la spettacolarità di un becero action. Ne risulta, appunto, un mix che ci è parso ancora un po’ acerbo, seppur promettente e sicuramente migliore di quello proposto nelle ultime iterazioni del franchise, che speriamo possa trovare maggiore profondità nelle prossime edizioni e che – questo bisogna ammetterlo – perlomeno alle difficoltà più elevate regala un cospicuo tasso di sfida.

Le meraviglie dell’Egitto

Nulla da dire, se non piacevoli elogi, neanche sul comparto visivo: Assassin’s Creed Origins, a prescindere dalla versione, sfrutta una risoluzione dinamica che permette al comparto grafico di bilanciare al meglio risoluzione e frame rate a seconda delle situazioni. Ne risultano effetti particellari e texture sempre al top, oltre a un utilizzo delle luci a dir poco meraviglioso che rende i paesaggi dell’antico Egitto una dolce visione per gli occhi. Nel complesso, insomma, possiamo ritenerci soddisfatti del ritorno tanto atteso di Assassin’s Creed? La risposta è un sì grande quanto una casa: Ubisoft, questa volta, è riuscita a confezionare un’esperienza dal respiro ampissimo, capace di regalarci decine e decine di ore di gioco in salsa ruolistica e dalla qualità sempre alta.

Il tutto è farcito da un’ottima narrazione che riesce (non senza strapparci qualche lacrima) a fungere da perfetto prequel alle vicende narrate sin dal primo e originale capitolo della serie. Peccato che lo stesso non possa dirsi della trama nel presente, che rimescola certo le carte in tavola, presentandoci nuovi personaggi e mettendoci finalmente di nuovo nei panni di un protagonista in terza persona: sotto questo profilo, così come in generale dell’aspetto puramente tecnico del gameplay, c’è ancora da lavorare. I difetti qui elencati rendono la nuova visione del franchise sicuramente un ottimo punto di partenza e un’importante fase di rinascita del brand, pur presentandosi ancora in maniera un po’ rozza: c’è ancora da lavorare, ma la strada intrapresa è decisamente quella giusta.

Conclusioni

Assasssin’s Creed Origins arriva dopo un anno sabbatico preziosissimo per la serie targata Ubisoft. In sviluppo per almeno tre anni, presso uno dei team più talentuosi che il franchise abbia conosciuto e senza le pressioni delle tempistiche imposte dalla direzione che aveva intrapreso il mercato della serie, questa volta arriva sui nostri scaffali un titolo completo, antologico, emozionante e soprattutto longevo che – sotto diversi aspetti – è il migliore della serie. L’avventura di Bayek nell’antico Egitto reinventa il franchise con una soluzione narrativa che ci porterà a scoprire i retroscena e le origini – appunto – della saga, introducendo una serie di meccaniche che dirigono il titolo verso il genere dell’action adventure RPG: l’atmosfera di gioco, l’ambientazione e il respiro dell’open world rientrano nei canoni di una grandissima produzione, attestandosi su livelli che soltanto pochissimi esponenti del genere erano riusciti a garantire fino ad ora – su tutti, mostri sacri come The Witcher 3 o Skyrim. Difetti, seppur piccoli, ce ne sono, su tutti un combat system dal concept interessante e adrenalinico ma ancora troppo rozzo nell’esecuzione, così come una storia nel presente che getta basi promettenti ma non decolla mai veramente come ci si aspettava. Assassin’s Creed Origins va preso in ogni caso così com’è, come una bellissima avventura che può essere tranquillamente apprezzata anche da chi si approccia al franchise per la prima volta, con riferimenti nella parte finale della storia che invece scuoteranno le emozioni di chi la saga la ama sin dagli esordi: il Credo è tornato, in parte rivoluzionato e in parte prendendo il “best of” del more of the same di casa Ubisoft, e noi siamo più felici che mai.

Pro

Contro

VOTO FINALE: 8.5/10