L.A. Noire Recensione, impossibile non voler bene a Rockstar Games – PS4, Xbox One

Analisi della versione remastered di L.A. Noire per PS4 e Xbox One: ecco perché l'avventura di Cole Phelps merita di essere rivissuta.


INTERAZIONI: 7

Un po’ (molto) a sorpresa, Rockstar Games ha annunciato – non molto tempo fa – un’edizione rimasterizzata di L.A. Noire, un’avventura investigativa uscita su console di vecchia generazione nel maggio del 2011. Diciamocelo: il gioco, all’epoca, fu capito da pochissimi e non riuscì a decollare sotto il profilo delle vendite, rimanendo un’opera apprezzata sotto il profilo critico ma poco conosciuta o bistrattata sotto quello del consumo, poiché l’utenza di riferimento non riuscì semplicemente a capire che – dietro quell’icona gialla con la R nera – c’è molto altro oltre il più classico e becero dei GTA. La vita piuttosto infelice del titolo non toglie, però, che l’avventura del ligio Cole Phelps resta un’esperienza unica nel mercato videoludico e che – al netto di non pochi difetti strutturali – resta tutt’oggi una piccola perla. Questo Rockstar lo sapeva, motivo per cui ha optato per questa riedizione disponibile per PS4, Xbox One e (udite udite) Nintendo Switch: noi abbiamo provato il remaster delle versioni per console Sony e Microsoft, che sono piuttosto simili.

La città degli “Angeli”

L.A. Noire segue le vicende di Cole Phelps, un ex veterano militare tornato dagli orrori della guerra e deciso a prestare servizio alla giustizia arruolandosi nella LAPD, il dipartimento di Polizia di Los Angeles. Siamo alla fine degli anni ’40, gli USA escono da un conflitto mondiale e la società va pian piano ricostruendosi fondando i propri valori sul cosiddetto sogno americano. La Città degli Angeli, al netto di tutta la luce che fuoriesce dalle sue apparenze, cova in realtà tantissima oscurità: i crimini sono all’ordine del giorno, la corruzione dilaga e la disillusione di una Hollywood splendente solo di facciata sono gli aspetti più emblematici dell’atmosfera che Rockstar vuole raccontarci. Il giovane ma già esperto Phelps, partendo da semplici ruoli di pattuglia, riuscirà a scalare le gerarchie della LAPD fino a ritagliarsi un posto tra i migliori detective della città: il suo incredibile intuito e la fame di verità e giustizia lo porterà a indagare tra i casi più oscuri di Los Angeles, arrivando a scoprire cospirazioni e complotti che gli costeranno caro. La trama di L.A. Noire è un crogiolo di storie, culture e classi sociali che all’epoca cercavano disperatamente un proprio posto nella realtà che vivevano, incontrando null’altro che apparenze, disillusione e sfiducia nel prossimo.

Il miglior detective di L.A.

In questo contesto, nei panni di Cole Phelps, il giocatore potrà muoversi tra le strade di una Los Angeles molto spoglia e poco open world dal punto di vista dei contenuti: con il proprio partner di turno al fianco, si dovrà semplicemente spostarsi in auto da un punto all’altro della mappa, con la possibilità di incontrare degli eventi secondari che si riveleranno un’ottima occasione per acquisire punti esperienza e anche per menare un po’ di botte, tra sparatorie e inseguimenti. Il fulcro di tutta l’esperienza di L.A. Noire, tuttavia, risiede nella parte investigativa: nel corso dei tantissimi casi che Phelps dovrà risolvere, infatti, le indagini si divideranno in due parti ben distinte. Una prettamente esplorativa, che consisterà nell’analizzare luoghi, persone e oggetti presenti nelle scene del crimine o in altre location sospette – il tutto, ovviamente, al fine di raccogliere preziosi indizi che andranno a posizionarsi nel taccuino di Phelps – e una dedicata agli interrogatori.

Che sia nei confronti di sospetti o testimoni, queste speciali sequenze permetteranno al giocatore di porre domande alla persona in questione e, in base alle loro reazioni, decidere se dicono la verità, una menzogna oppure se forzarli a parlare di più. Tutto questo andrà gestito con gli indizi a disposizione, che decreteranno l’andamento della vostra indagine: il tutto, infine, è in funzione anche delle reazioni di ogni personaggio. La vera particolarità di L.A. Noire, infatti, sta in un uso massiccio e sopraffino del motion capture, sfruttato per catturare i volti di tutti i personaggi del gioco basati su attori reali: in questo modo il livello di dettaglio, già all’epoca della sua uscita su PS3 e Xbox 360, era incredibile, con un tempo di risposta e una minuziosità sopraffina nella sincronizzazione del labiale, nell’espressività degli occhi o nella mimica facciale generale.

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Bello e stagionato

E qui arriviamo al fulcro della nostra analisi. Quanto questo livello di dettaglio si avverte nella riedizione di L.A. Noire per console dell’attuale generazione? C’è un vero e proprio salto qualitativo? La risposta è . Gustarsi l’avventura targata Rockstar Games in una definizione più alta rispetto alla versione originale, con modelli più definiti e texture decisamente più pulite, è certamente una riscoperta piacevole del comparto visivo: pur proponendo una visione estetica decisamente particolare, restano tuttavia i limiti che la precedente generazione imponeva in termini di motore grafico. Alla cura nei dettagli dei volti dei protagonisti continua, infatti, ad affiancarsi un lavoro molto meno certosino nel level design, che in certi casi resta minimale, grossolano o semplicemente statico e macchinoso – incluso un sistema di guida non al massimo della manovrabilità, suscettibile alla minima distorsione in caso di una frenata eccessiva o una curva presa male.

In più le animazioni, soprattutto in alcune fasi di combattimento o di sparatorie, rimangono come nella versione originale, cioè legnose e in aperto contrasto visivo con le ottime animazioni facciali. In generale, insomma, il remaster di L.A. Noire si presenta con una risoluzione più nitida ma il gioco non è invecchiato benissimo: ciò non toglie che il pubblico dovrebbe dare comunque una chance all’avventura di Cole Phelps, soprattutto chi lo ha sottovalutato nel 2011 e non lo ha mai giocato. Ma anche chi ha divorato il titolo dovrebbe comunque aggiungere questo pezzo da collezione sui propri scaffali: in primis perché la riedizione include nel pacchetto anche tutti i vari casi aggiuntivi, rilasciati come DLC a pagamento post lancio e che non tutti i giocatori hanno dunque provato. In secondo luogo anche le fasi di interrogatorio sono state leggermente riviste in termini puramente visivi: adesso le tre opzioni – che prima si chiamavano Verità, Dubbio o Menzogna – vengono nominate con “Asseconda”, “Forza” e “Accusa”: una piccola rivisitazione nella nomenclatura delle proprie azioni che, dal punto di vista logico, ci ha permesso di ragionare meglio sulle risposte e su come condurre le indagini.

Conclusioni

L.A. Noire Remastered riporta in auge un titolo che, nella sua prima release del 2011, non fu capito e apprezzato abbastanza dal pubblico. Al netto di una serie di difetti evidenti, che ritroviamo tutti in questa riedizione per PS4, Xbox One e Nintendo Switch, l’avventura di Cole Phelps resta una piccola perla in termini narrativi e contenutistici: il gioco targato Rockstar, dal punto di vista visivo e tecnico, propone ancora spunti molto interessanti ma non è invecchiato benissimo sotto il profilo del level design e del gameplay, che evidenziano tutta “l’anzianità” della produzione. Ciononostante, la visione culturale della trama, le meccaniche di indagini e interrogatorio che restano uniche nel mercato videoludico, e un’esperienza generale che regala una delle avventure più intense della passata generazione, lo rendono un titolo da avere assolutamente per i fan della Rockstar (vecchi o neofiti che siano), a patto che si riesca ad accettare che L.A. Noire non è per nulla Grand Theft Auto.

Pro

Contro

VOTO FINALE: 8/10