Dishonored La Morte dell’Esterno è uno standalone completo e godibile – Recensione PS4, Xbox One, PC

Trattandosi di un'espansione di una produzione madre uscita lo scorso anno, Death of the Outsider si porta dietro (in formato ridotto e più semplificato) gli stessi pregi e difetti di Dishonored 2.


INTERAZIONI: 55

Dishonored La Morte dell’Esterno è un’espansione standalone di Dishonored 2: a meno di un anno di distanza dal secondo capitolo della serie – era infatti il mese di ottobre 2016 quando il sequel dell’ottimo Dishonored usciva sul mercato, mentre questa nuova avventura è disponibile dal mese di settembre 2017 – arriva quindi un’avventura più breve e dai toni diversi rispetto a quanto siamo abituati a vedere, ma non per questo meno godibile. Anzi: pur nella sua natura poco rivoluzionaria nei confronti delle meccaniche principali di gioco, La Morte dell’Esterno ci ha ampiamente soddisfatto.

L’Esterno deve morire!

In Dishonored La Morte dell’Esterno siamo chiamati a impersonare Billie Lurk (il cui vero nome è Megan Foster) in una storia ambientata dopo gli eventi del secondo capitolo targato Arkane Studios: ciononostante, questa avventura può essere giocata e vissuta in maniera completamente autonoma, anche da chi non ha mai approcciato nessuna delle due iterazioni precedenti. Questo perché, dal punto di vista tecnico, il gameplay del titolo riesce a rendersi accessibile a chiunque, mentre la trama racconta delle vicende completamente inedite e più o meno slegate da quanto avvenuto in precedenza: la protagonista, infatti, deciderà di seguire il suo mentore – l’assassino Daud – in una pericolosa e folle caccia all’Esterno, misteriosa e potente entità divina che, secondo Daud, rappresenta la causa della presenza del Caos nel mondo.

Dopo una missione iniziale, nella quale dovremo riprendere dimestichezza con i principali comandi di gioco con l’obiettivo di recuperare Daud, il nostro compito sarà fornirci dei mezzi necessari per eliminare l’Esterno, investigando tra i vicoli di Cyria Alta (un distretto di Karnaca) e conducendo le solite missioni in giro per l’area di gioco. Dishonored La Morte dell’Esterno propone la solita grande, eccezionale cura nel level design, composto in una serie di mappe e ambientazioni che – in linea con i canoni generali e gli standard imposti dalla serie – si presentano al giocatore in tutta la loro vastità e varietà, con la possibilità di condurre le missioni principali oppure delle sub-quest, divise tra obiettivi secondari legati alla trama principale oppure da semplici Contratti, slegati da qualunque incarico legato all’assassinio dell’Esterno.

Uno standalone per tutti

Dishonored La Morte dell’Esterno, come c’era ampiamente da aspettarsi da parte di un’espansione standalone di un titolo uscito poco meno di un anno fa, non si preoccupa troppo di stravolgere il gameplay imbastito dai ragazzi di Arkane Studios, quanto piuttosto di rinforzare il cuore pulsante dell’esperienza ludica già ampiamente collaudato in Dishonored 2. Nei panni di Billie Lurk, dunque, il giocatore potrà vagare liberamente per Cyria Alta (esplorando, leggendo le decine e decine di informazioni sparse nelle mappe, combattendo e così via) usufruendo di diverse abilità soprannaturali ed equipaggiamenti utili. L’approccio a ogni singola missione di gioco avviene, come da canoni per la serie di Arkane, all’insegna della libertà più totale: utilizzando le skill da assassino soprannaturale a disposizione della protagonista, il giocatore può scegliere come condurre il proprio gioco, se agire silenziosamente sfruttando le feature stealth della produzione oppure farsi strada verso i propri obiettivi passando a fil di spada ogni singolo soldato – un approccio, questo, sicuramente più ostico ma semplificato dalle abilità di Billie.

In tal senso il titolo si destreggia tra feature già note e qualche piacevole novità tra le abilità e le armi a disposizione di Lurk. Alcune di esse, in molti frangenti, risulteranno ampiamente vantaggiose e forse renderanno l’esperienza un pelo più facile rispetto ai precedenti capitoli, ma l’obiettivo degli Arkane Studios probabilmente era proprio quello di rendere l’avventura molto più fruibile, magari per fidelizzare una fetta di pubblico meno esigente all’acquisto dei più completi, vasti e ostici Dishonored e Dishonored 2. Anche sul fronte visivo non ci troviamo di fronte a un grandissimo capovolgimento di fronte, trattandosi di un prodotto derivato da Dishonored 2 e non propriamente un sequel: ci ritroviamo, dunque il solito motore grafico con i suoi pregi e i suoi difetti, con la capacità di proporre atmosfere, colori, level e character design in stile cyberpunk di altissimo livello ma anche di presentare qualche limite dal punto di vista delle texture e di certe animazioni degli NPC – sia alleati che avversari.

Conclusioni

Dishonored La Morte dell’Esterno è un’avventura standalone completa, autonoma e in grado di poter dire la sua senza sentire sulle spalle il peso dell’opera principale, il bellissimo Dishonored 2 uscito alla fine dello scorso anno. Pur nella sua natura derivativa, l’espansione può essere giocata tranquillamente anche da chi non ha mai approcciato un capitolo della serie di Arkane Studios, grazie alla sua trama principalmente slegata dalle avventure precedenti e a un gameplay che – complici meccaniche che semplificano moltissimo sia le fasi stealth che quelle puramente action – si rende accessibile anche ai neofiti. Se, in quanto DLC, La Morte dell’Esterno si porta dietro tutti i grandi pregi della sua produzione madre, ripropone in parte anche i difetti di un comparto visivo che – al netto di un level e character design eccelsi e complessi – presta il fianco a qualche limite in termini di texture e animazioni.

Pro

Contro

VOTO FINALE: 8/10