Provato Detroit Become Human alla Games Week 2017: il dominio del caso e delle probabilità

Dopo averlo visto in azione pad alla mano durante una sessione di prova alla kermesse milanese, possiamo fornirvi qualche feedback su Detroit Become Human.


INTERAZIONI: 7

Prosegue la nostra lista di appuntamenti con i videogiochi presenti alla Games Week 2017 di Milano: oggi vi parliamo di Detroit Become Human, nuova opera a cura di Quantic Dream – gli autori degli ottimi Heavy Rain e Beyond Two Souls – che ci porterà a esplorare un futuro non meglio definito in cui il rapporto tra uomo e macchina si è evoluto ai massimi livelli del concepibile, portando automi ed esseri viventi a interagire tra di loro per cooperare nella società in una concezione di questo tipo di rapporto che ricorda molto Asimov con il suo “Io, Robot”. Il gioco è attualmente in sviluppo e uscirà in esclusiva PS4, ma non conosciamo al momento la data di lancio né tantomeno la finestra di uscita, ma possiamo dirvi la nostra dopo aver provato una prima, rudimentale build disponibile presso l’area Playstation con alcune postazioni demo.

Io, Robot

La sessione di gioco provata corrisponde alla build mostrata al pubblico da Sony durante l’E3 2017. Nei panni di quello che si candida ad essere uno dei protagonisti del gioco, un automa che collabora con le forze dell’ordine, abbiamo dovuto sventare un caso di rapimento dopo un terribile incidente domestico: un cyborg, infatti, si è ribellato alla sua famiglia “adottiva” accusandone i membri di non provare alcun affetto nei suoi confronti: dopo aver ucciso i due genitori, ha preso in ostaggio la loro bambina e minaccia di ucciderla sul tetto di un edificio: dal punto di vista narrativo e dell’atmosfera, ci troviamo di fronte alla classica situazione in cui il realismo impresso nella realizzazione di una macchina ha raggiunto livelli inimmaginabili, portando l’automa in questione a provare  sentimenti e a reagire con uno stato emotivo che esaspera alla massima potenza ogni normale e consueta emozione umana. Questo dualismo uomo/non-uomo e vita/non-vita si gioca in continuazione fino alle battute finali della demo, il cui finale (ma anche il corso dello svolgimento) è dettato dalle scelte o dalle azioni compiute dal giocatore nei panni del protagonista.

Il caso

La formula ludica di Detroit Become Human si pone sui livelli dell’avventura grafica interattiva: esattamente come nelle precedenti opere dei Quantic Dream (ad esempio Heavy Rain) il cuore pulsante del gioco consiste nell’analizzare e interagire con alcuni elementi chiave presenti nell’area circostante e condurre dialoghi ugualmente interattivi con i personaggi che si incontrano. Elemento fondamentale saranno le scelte compiute nelle conversazioni, che molto spesso rispecchiano diversi stati d’animo (arrabbiato, impulsivo, calmo, ragionevole e così via) e che determineranno profondamente l’esito della missione in corso. A tal proposito, una soluzione interessante è offerta da un contatore percentuale che, ogni qual volta si compie un’azione che arricchisce il proprio bagaglio di indizi, andrà ad aumentare o a diminuire la probabilità statistica di riuscita del proprio obiettivo: tale feature diventa anche dinamica, poiché nella sequenza finale le azioni compiute in tempo reale (come finanche l’avanzare verso il proprio target) potrebbero influenzare il contatore in questione. Ci sarà da capire nel prodotto finale, però, quanto il modo di giocare influenzerà seriamente la narrazione, poiché ci è risultato piuttosto facile raggiungere il massimo della percentuale e arrivare a determinare un finale della missione piuttosto “canonico”: in sostanza, ci è “bastato” esplorare l’area nei minimi dettagli e cercare di non lasciarsi sfuggire alcun dettaglio sulla scena del crimine, oppure aver saputo fornire le giuste risposte e convinzioni al killer.

Scena del crimine

Un altro elemento che ci ha lasciati soddisfatti nell’esecuzione del gameplay è l’analisi della scena del crimine: studiando e cercando gli indizi attorno all’area analizzata, infatti, è possibile comporre una sorta di video olografico che ci permetterà di ricostruire la scena e, così come la ricerca dei singoli indizi, di aumentare le probabilità a nostra disposizione di portare a termine l’obiettivo con successo. Dal punto di vista visivo, invece, ci troviamo nuovamente di fronte al solito, eccelso lavoro di dettaglio grafico offerto dai Quantic Dream, con un’attenzione maniacale posta nelle sessioni di motion capturing per fornire un’interpretazione viva e credibile di ogni singolo dettaglio nel volto di ogni personaggio – mentre gli ambienti, pur trovando un’illuminazione strabiliante, sono ancora soggetti a un piccolo down rispetto ai volti perfetti: siamo consci, però, di aver provato una semplice e primordiale build di prova e non il prodotto finale, anche se pensiamo che alla fine il gioco rispecchierà questo tipo di standard.

Siamo rimasti, in sostanza, estremamente affascinati e incuriositi da Detroit Become Human: l’esclusiva PS4 si è rivelata uno dei titoli più interessanti della fiera da toccare con mano e non ci resta che attendere da parte di Sony (alla Playstation Experience 2017 di dicembre o addirittura al prossimo E3) novità sullo stato dei lavori del gioco, magari condite da una data di uscita.