Assassin’s Creed Unity istiga al terrorismo, chi lo dice non lo ha mai giocato

Per giudicare occorre consapevolezza, ma quest'ultima ormai è un optional: a farne le spese è un videogioco sulla Rivoluzione francese.


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Niente, è successo di nuovo e proprio non ce la facciamo. Abbiamo un nuovo caso, in Italia, di attacco contro il mondo dei videogiochi come presunti portatori e ispiratori di atti violenti e questa volta riguarda Assassin’s Creed. In particolare è una delle ultime iterazioni Ubisoft a esser finita sotto i riflettori e parliamo di Assassin’s Creed Unity: secondo qualcuno è un simulatore di atti terroristici, ci credete?

Eppure è proprio così che è stato definito il capitolo di Assassin’s Creed ambientato nella Francia rivoluzionaria, ma andiamo con ordine. Nelle ultime ore il celebre canale You Tube Quei Due Sul Server ha segnalato – in seguito a una precedente segnalazione da parte di un utente – un servizio tv del TG4 che ha destato abbastanza scalpore. Si tratta di un estratto, che potete visualizzare a questo link, di un’edizione delle 19:00 del 19 maggio scorso, dunque si tratta di una notizia di qualche giorno fa ma che inspiegabilmente è emersa solo da poche ore.

Nel servizio in questione il telegiornale parla dell’arresto in Puglia ai danni di due affiliati jihadisti, due fratelli militanti nell’Isis che, a quanto pare, sono solo gli ultimi di una lunga serie di sospettati fermati nella regione per coinvolgimento con l’auto proclamato Stato Islamico: il tg cita, infatti, un uomo italo-albanese che fu arrestato qualche tempo fa, ed è qui che nel servizio avviene l’inspiegabile. La giornalista parla di materiale presente sul PC dell’indagato, citando Assassin’s Creed Unity tra i suoi giochi preferiti e definendolo un simulatore di terrorismo, in cui esponenti islamici attaccano il Louvre.

Non serve aver giocato il titolo Ubisoft, ma semplicemente guardare qualche video, per sapere che la storia si svolge nella Parigi di metà Settecento, nel pieno degli eventi che hanno segnato la Rivoluzione francese, con protagonisti che con la jihad non hanno assolutamente niente a che fare.

Peraltro, Assassin’s Creed Unity è una storia che si basa sulla redenzione, sui valori dell’amore e della libertà, certo con riferimenti ad atti violenti ma ben circoscritti nell’economia di un racconto diviso tra finzione e ricostruzione storica.

Non serve neanche perdersi in atteggiamenti di indignazione, che sul web scadono facilmente nell’ingiuria e negli insulti verso chi svolge comunque un lavoro di informazione. Ma quel lavoro deve essere anche svolto nella piena trasparenza e consapevolezza di ciò di cui si parla.

C’è solo da esser tristi, più che altro, nei confronti di un Paese, il nostro, che al netto di tanti altri episodi passati (che coinvolgono altri celebri videogiochi come Grand Theft Auto o Call of Duty) non riesce ad assumere un comportamento di fiducia nel settore dei videogiochi.

Il videogioco è visto come un “giocattolo”, tutt’al più come un mero mezzo di intrattenimento, e non dovrebbe essere così nei confronti di un medium di massa che negli anni è riuscito a scalare prepotentemente le gerarchie della comunicazione all’interno dell’immaginario comune e della cultura pop. La carta a sfavore è che i videogiochi hanno ancora un alto tasso di “attaccabilità” da parte di istituzioni e stampa, risultando molto più vulnerabili rispetto al cinema, alla televisione o alla letteratura grazie anche all’estremo livello di immersività che essi permettono.

Ci sono tante pellicole che potrebbero portare lo squilibrato di turno a giustificare un atto violento, ma no, non se ne parla. Perché non fa presa sul genitore o sull’istituzione, o lo fa con un impatto minore su una generazione di “anziani” che non capiscono il medium videoludico.

Intanto vi assicuro che Assassin’s Creed Unity – al netto dei problemi tecnici che lo hanno afflitto al lancio – è uno dei capitoli narrativamente e storicamente più apprezabili della saga. Peraltro chi scrive in questa sede lo ha giocato – a differenza di chi lo ha giudicato come istigatore al terrorismo – per pura passione tre volte e vi dice che, così come la community di appassionati, non farebbe del male neanche a una formica.