Berlusconi tradimento cinese. Brutta giornata calcio italiano

Nulla di preconcetto contro la globalizzazione ma Milano calcistica dice addio alla sua borghesia illuminata ( Berlusconi e Moratti) per consegnarsi ad investitori per i quali il club è un investimento al pari di una compagnia aerea o di una fabbrica di supposte. Non è una buona notizia questa colonizzazione i cui esiti prevedo sinceramente incerti.

Berlusconi addio

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Berlusconi lascia il Milan. Ed il calcio italiano perde l’imprenditore più vincente della sua storia. E’ una giornata triste non solo per Berlusconi ma per l’Italia calcistica intera. Non è una buona notizia l’abdicazione di Berlusconi nella mani di un’ancora indefinita proprietà cinese per la quale il Milan è un investimento come tutti gli altri. Berlusconi lascia il Milan 11.375 giorni e 29 trofei dopo la sua ascesa al trono di via Turati(leggi di più).

Era il 24 marzo 1986, Berlusconi era un imprenditore già importante ma semi sconosciuto. C’era ancora il Muro di Berlino, la Democrazia Cristiana ed il Partito Comunista, la Lira. Computer e telefonini appartenevano alle pagine di fantascienza. Insomma, un’altra era geologica anche nel calcio: le partite si giocavano tutte la domenica pomeriggio e per vedere le prime immagini bisognava attendere 90 minuto.

Berlusconi proclamò fin dal primo giorno la sua ambizione: far diventare il Milan la squadra più forte e titolata del mondo. Molti lo presero per matto e sognatore: gli stessi che mai avrebbero pensato che Berlusconi potesse spazzar via il monopolio Rai e vincere le Elezioni Politiche del ’94. Berlusconi, nel bene e nel male, ha trascinato l’Italia nella modernità utilizzando spesso il Milan come dimostrazione concreta delle sue capacità imprenditoriali. Un Milan particolarmente a suo agio in Europa che nella Champions ha scritto le sue pagine più gloriose: i comunisti della Steaua umiliati al Nou Camp, il Barcellona ko ad Atene nel giorno in cui Berlusconi diventa per la prima volta Presidente del Consiglio, il derby italiano vinto all’Old Trafford contro la Juve, la rivincita della fatal Istanbul con la doppietta di Pippo Inzaghi ad Atene.

Berlusconi che lascia il calcio è una sconfitta per il sistema Paese. L’Italia sta diventando terra di conquista per multinazionali asiatiche. Nulla di preconcetto contro la globalizzazione ma Milano calcistica dice addio alla sua borghesia illuminata ( Berlusconi e Moratti) per consegnarsi ad investitori per i quali il club è un investimento al pari di una compagnia aerea o di una fabbrica di supposte. Non è una buona notizia questa colonizzazione i cui esiti prevedo sinceramente incerti. Da bambino avevo una simpatia per il Milan di Gianni Rivera, una passione che il tempo ha sbiadito. Ma ho seguito con simpatia i trionfi mondiali di Berlusconi. Mai avrei creduto possibile un simile tradimento. Egli, all’apice della gloria calcistica, aveva solennemente scritto in una lettera aperta ai figli che a due cose mai la famiglia Berlusconi avrebbe dovuto rinunciare nelle imprevedibili tempeste della vita: la Villa di Macherio ed il Milan. Berlusconi non meritava questo epilogo notarile triste, solitario y final.