Assassin’s Creed: The Ezio Collection è un tuffo nel passato, nel bene e nel male – Recensione

Si torna a Firenze, Venezia, Roma e Costantinopoli.


INTERAZIONI: 68

L’abbiamo già detto in più sedi, ma il 2016 è stato un anno particolare per Ubisoft, orfana di quello che era diventato negli anni il suo franchise di punta: parliamo ovviamente di Assassin’s  Creed, capace nel corso del tempo di entrare nell’Olimpo dei videogiochi e soprattutto di sostenere la release annuale, una cosa non da poco per un titolo Tripla A. Il risultato è stato, ovviamente, altalenante e nel corso degli anni la qualità narrativa della serie è andata scemando, come pure la fiducia dei giocatori nei confronti del franchise, accusato da molti di aver perso quella bussola così solida che caratterizzava le prime edizioni. Su una cosa, però, siamo tutti d’accordo, ovvero che Ezio Auditore resta ad oggi il più carismatico tra gli Assassini e le sue avventure (che dal semplice Assassin’s Creed 2 si sono tramutate in una trilogia con altri due capitoli spin off negli anni successivi) vengono ricordate ancora adesso come le migliori in assoluto.

È lui, ancora oggi, il più amato tra gli Assassini.

Lo sa anche Ubisoft, che nell’anno di pausa che ha deciso di assegnare agli assassini (la serie tornerà nel 2017 o addirittura nel 2018) ha affidato allo studio di Virtuos l’opera di rimasterizzazione di quella trilogia tanto amata e che ha fatto entrare Ezio Auditore prepotentemente nei cuori dei fan. Assassin’s  Creed: The Ezio Collection, dunque, è fuori dal 17 novembre scorso per PS4 e Xbox One e propone i tre capitoli usciti tra gli anni 2009-2011: Assassin’s Creed 2, Assassin’s Creed Brotherhood e Assassin’s Creed Revelations. Sono passati 5 anni dall’ultimo capitolo con protagonista il Maestro fiorentino e ben 7 dal suo esordio, senza contare il cambio generazionale tra PS3/Xbox 360 e PS4/Xbox One. Come se la cavano i tre giochi sulle piattaforme di nuova generazione?

Requiescat in pace

Dal punto di vista narrativo, ovviamente, ci troviamo di fronte agli stessi e identici tre giochi della scorsa generazione e che ripercorrono l’intera carriera da Assassino di Ezio Auditore nel Rinascimento italiano a cavallo tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento: a cominciare dalla sua gioventù passata a combinare guai tra le strade di Firenze e dallo sterminio della sua famiglia, passando per lo scontro con Rodrigo Borgia e suo figlio Cesare fino all’ultima avventura di un Ezio più anziano a Costantinopoli.

L’epopea di messer Auditore, nel suo allacciarsi con il contesto storico di riferimento e nella riproduzione di un’Italia piena di arte e cultura ma anche di violenza, è esattamente come ce la ricordiamo: una storia piacevole, avvincente e con protagonisti carismatici che, è il caso di dirlo, lasciano il segno ancora oggi e narrativamente parlando risultano ancora insormontabili. Erano anni, d’altronde, in cui la serie aveva ancora una chiara identità narrativa anche nella storyline del presente, quella che aveva per protagonista il discendente di Ezio e Altair: Desmond Miles. Negli ultimi capitoli infatti, dopo la dipartita di Desmond in  Assassin’s  Creed III, la trama ambientata ai giorni nostri è caduta in un vortice di eventi di estrema transizione, non facendoci capire neanche l’identità del personaggio che sta utilizzando l’Animus.

Lo ricordiamo con estremo piacere.

Oltre alla storia, che si dirama nei tre capitoli, Assassin’s Creed: The Ezio Collection propone tutte le espansioni per giocatore singolo che furono rilasciate a loro tempo: in Assassin’s Creed II, ad esempio, ci sono i due DLC dedicati agli assedi di Forlì e Firenze, oppure in Assassin’s Creed Revelation è possibile rivivere la storia del Soggetto 16 grazie all’espansione disponibile nel menù principale. In aggiunta, la Ezio Collection include anche i due cortometraggi Assassin’s Creed Lineage (dedicato a Giovanni Auditore, il padre di Ezio) e Assassin’s Creed Embers (con protagonista un Ezio ormai molto anziano e prossimo alla morte).

Meglio o peggio degli originali?

Anche il gameplay dei tre capitoli risulta invariato rispetto alle versioni originali e qui, ovviamente, emergono tutti i limiti di una produzione old gen, sia pure godibile come lo sono i giochi della serie Assassin’s Creed. La giocabilità migliora man mano passando da AC2 a Brotherhood e da quest’ultimo a Revelations, ma in questo senso se la rapportiamo alle ultime iterazioni della serie ci accorgiamo effettivamente dei grandi passi in avanti a cui abbiamo assistito negli anni. L’esecuzione del parkour e l’approccio stealth alle missioni, in questa trilogia, erano meccaniche estremamente acerbe e macchinose, così come i gadget e le armi a disposizione.

Quel che c’è da analizzare in questa sede è il lavoro di rimasterizzazione operato da Virtuos e dunque la resa grafica della trilogia su PS4 e Xbox One. In questo senso non sono mancate le critiche da parte dei giocatori, che nei primi giorni subito dopo il lancio del titolo hanno lamentato diversi bug o in alcuni casi dei veri e propri downgrade grafici rispetto alle versioni originali, in particolar modo Assassin’s Creed II. Il punto è che il secondo capitolo è uno dei titoli più datati della serie e di conseguenza sfrutta un motore grafico estremamente retrogrado rispetto alle ultimissime edizioni; il discorso migliora notevolmente con Brotherhood e Revelations, molto più definiti in termini di dettagli grafici, modelli dei personaggi e texture.

Anche Roma è meravigliosamente affascinante.

Paradossalmente l’opera di Remaster si nota molto di più sul titolo graficamente meno bello, ovvero Assassin’s Creed II, con una rifinitura generale sulla definizione degli ambienti e dell’illuminazione, compresi i piccoli dettagli negli abiti e sui volti dei protagonisti, ora leggermente più espressivi. Purtroppo la stessa cura non è stata riservata ai personaggi secondari, i quali in alcuni casi hanno davvero subito un calo grafico. Gli altri due titoli si comportano abbastanza bene e senza particolari strafalcioni visivi: come già detto si tratta di videogiochi con un motore grafico di livello superiore e, pur risultando datati riescono comunque a non far fare una brutta figura a Ezio su new gen. A beneficiarne, molto più dei modelli e della fisica dei personaggi, sono gli ambienti: i paesaggi italiani, ora molto più definiti e colorati su schermo grazie all’alta definizione, pur non raggiungendo chissà quale livello di dettaglio, risultano ampiamente godibili.

Conclusioni

È difficile stabilire a chi consigliare l’acquisto di Assassin’s Creed: The Ezio Collection. Di sicuro per le nuove generazioni, o per chi si è approcciato al franchise da poco, la trilogia ad oggi considerata come la migliore della serie rappresenta un must da giocare, così come i fan sfegatati del franchise potrebbero scegliere di aggiungerlo alla propria collezione anche su PS4 e Xbox One. Per chi lo ha giocato già, per chi lo possiede ancora insieme alla sua console old gen probabilmente la resa grafica in alta definizione, qualche DLC e due cortometraggi potrebbero non essere sufficienti a valere il prezzo di acquisto di circa €50. Il team di Virtuos forse poteva lavorare meglio per ottimizzare un motore grafico molto datato, ma ci troviamo comunque di fronte a un’edizione che comprende tre videogiochi a un prezzo accessibile. E non tre videogiochi qualsiasi: Firenze, ci eri mancata.

Qual è la versione di Ezio che preferite?

Pro

Contro

VOTO FINALE – 7