Man down – Shia LaBeouf e i suoi inferni

Sullo schermo questo film si preannuncia come un war movie con qualcosa in più. Auspicabile, più che altro. Perché se Man down ha per certi versi elementi caratteristici del genere, pare che possa aspirare a distinguersi dal solito sparatutto a stelle e strisce, complici una trama consistente e un protagonista degno di nota.


INTERAZIONI: 8

Qui si spara e non poco. Si spara e si uccide, come ormai siamo abituati a vedere al cinema e in televisione. Trasposizione di una triste e frequente realtà, purtroppo. Ma ci sono film di guerra, sulla guerra, che sembrano discostarsi un po’ dal solito trend; un po’ diversi o che almeno sembrano esserli. Questione di gusti personali forse, più che altro, ma a parte l’invasione di pellicole che propugnano fervori patriottici, per non dire nazionalisti, i lungometraggi bellici che negli ultimi anni vengono guardati, giustamente, con occhio differente, sono forse quelli che pongono l’accento più sul dramma infinito che colpisce “il dentro” dei soldati che operano al fronte. Soffermarsi su quei punti di non ritorno che segnano le devastazioni interiori di chi viene mandato ad uccidere esseri umani: nemici, chiunque essi siano.

Questo Man Down pare avere le sembianze di qualcosa del genere; personalmente non può che far piacere. Sempre personalmente, fa piacere anche per un altro motivo: aver ancora una volta la possibilità, in un certo senso, di riscoprire il talento di Shia LaBeouf. Il giovanotto che pare essersi scrollato di dosso definitivamente la sua appartenenza alla saga dei Transformers, ha dato e sta dando prova di avere stoffa (anche con la benedizione ricevuta dal bel Brad Pitt durante la loro collaborazione in Fury, che lo ha definito addirittura uno dei più grandi attori attualmente in circolazione).

In Man down c’è forte comunque la componente violenta del conflitto esternato: lo scenario è quello degli USA e il protagonista impersonificato da LaBeouf è l’ennesimo marine reduce dell’Afghanistan. Lui torna in patria ma scopre una nazione sconvolta da un clima di guerra: un conflitto di cui non si riescono a scoprire le cause. Lui è alla ricerca della sua famiglia, scomparsa, come tanti e decide di farsi affiancare in questa indagine da un suo fidato ex compagno di armi; uno cazzuto: di quelli che fanno parlare prima le armi e poi la bocca. Ma ci sono molti punti non molto chiari nel presente e nel passato del soldato Gabriel: in particolare c’è un incidente di guerra su cui a lungo lo stesso reduce è stato interrogato dal Capitano Peyton, che ha stravolto non poco l’ordinario e la sfera emotiva dell’uomo, debole e indifeso, come sempre nei confronti della supremazia della violenza inevitabile in guerra.

A firmare la regia di Man Down (presentato ufficialmente a Venezia 72 nella sezione Orizzonti), c’è il regista americano Dito Montiel. Il cast comprende, oltre Shia LaBeouf, Kate Mara, Charlie Shotwell, Jai Courtney e il grande Gary Oldman. La Lionsgate ha messo in rete il trailer, che potete visionare a seguire: pochi secondi che però riescono a trasmettere il tormento del protagonista.

Chissà, forse per LaBeouf non è stato difficile, per certi versi, immedesimarsi. L’attore non ha avuto un’infanzia semplice: una volta suo padre, dipendente dall’eroina, durante un flashback che caratterizzava la sua vita da veterano della guerra del Vietnam, gli puntò una pistola alla testa.

Man down uscirà nelle sale statunitensi il prossimo 2 dicembre.

Trailer: