The birth of a nation – memorie da un passato vergognoso

Un episodio crudele e assurdo, ma tacitamente accettato come normale in quegli anni: era il 1831e negli Stati Uniti sottomettere con la forza uno schiavo nero era cosa normale e giusta. The birth of a nation ce lo ricorda, con la speranza che la memoria assuma valore portante per indicare giuste direzioni. Al netto di facili demagogie


INTERAZIONI: 7

Per un grande Paese, quale appunto gli USA, non è sicuramente facile fare i conti con il proprio passato, soprattutto quando si tratta di un passato che si vorrebbe fosse non esistito, o almeno, in parte diverso. È un discorso che tocca molti contesti storici, non certamente solo gli Stati Uniti (gli esempi si sprecherebbero), ma in questo caso parliamo di concetti, pratiche che hanno cominciato a svilupparsi maggiormente oltre oceano e che sotto forme mutate sopravvivono tuttora. Schiavismo e dintorni.

The birth of a nation ci racconterà infatti di uno degli episodi più cruenti sulla tematica in questione. Lo scenario è quello del 1831: anno in cui ci fu una grande ribellione ad opera di Nat Turner. Nat era uno schiavo che agli occhi dei bianchi appariva diverso dagli altri; motivo: era molto istruito, intelligente e molto religioso. Quest’ultimo aspetto fu fondamentale quando Nat, che faceva opera di proselitismo convincendo gli altri schiavi della loro condizione innaturale alla quale ribellarsi, credette di ricevere un segnale divino per iniziare una ribellione organizzata. Accadde e di lì a poco gli eventi precipitarono; il sangue che scorse sancì pagine della storia americana molto tristi.
Il titolo di questo film non è casuale: è una chiara allusione ad un omonimo famoso lungometraggio muto diretto da D. W. Griffith datato 1915. Una pellicola storicamente importante, non solo per gli incassi record dell’epoca, ma anche per la sua chiave di lettura politica, che non indicava certamente una direzione favorevole all’integrazione dei neri. Anzi. Chiaro invece che The birth of a nation del 2016 diretto da Nate Parker (che ne ha curato anche la sceneggiatura e la produzione) vada in tutt’altra direzione.

Nel cast di questa pellicola ci sono Armie Hammer, Penelope Ann Miller, Jackie Earle Haley, Mark Boone Jr., Colman Domingo, Aunjanue Ellis, Dwight Henry, Aja Naomi King, Esther Scott, Roger Guenveur Smith e Gabrielle Union.

A seguire c’è il trailer in lingua originale. Vi consiglio di dargli un’occhiata: rende molto bene, in quanto sintesi, dell’orrore perpetrato da una sorta di isteria delirante, supportata da (presunte) teorie politiche e scientifiche, ufficiali all’epoca. La sottomissione di ciò che veniva dichiarata razza inferiore è un concetto che sappiamo benissimo essere sopravvissuto a lungo. Sotto certi aspetti resiste tuttora, anche se sono cambiate quelle che potremmo definire le strategie di attuazione, le regole di ingaggio. Oggi economiche, soprattutto. The Birth of a Nation debutta nelle sale americane il 7 ottobre 2016. Sarà un ottimo motivo per riflettere su come facilmente ci si possa alienare in estremismi feroci e distruttivi, quando si sposano logiche che escludono e non accolgono. Che poi a volte il tutto avviene in breve tempo e quando ce ne si accorge magari è troppo tardi. Meditate.

Trailer: