Fiore – detenzione e redenzione all’insegna dell’amore. Con Valerio Mastandrea

Fiore è la nuova pellicola diretta da Claudio Giovannesi, dove l’unico attore professionista è Valerio Mastandrea. La storia di una coppia di adolescenti che, nonostante il loro essere reclusi, riescono a sentirsi nuovamente vivi grazie all’amore che irrompe. Fiore è un un messaggio di speranza liberatorio, che diventa quasi obbligato, quando si parla di giovani vite.


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Ci sono vari esempi nella storia del cinema di attori protagonisti provenienti da un vissuto reale, senza alcuna o poca esperienza di recitazione alle spalle. Fra questi esempi ce ne sono di molti che hanno avuto una riuscita dubbia, altri che invece sono riusciti ad esprimere sensazioni ed emozioni al pari di candidature da Oscar. Ci sarà presto un’altra occasione per osservare la riuscita o meno di un “esperimento” in tal senso: si tratta di Fiore questo lungometraggio diretto da Claudio Giovannesi, e presentato alla Quinzaine di Cannes. Gli echi delle premesse sembrano buoni: giunge notizia che il film abbia raccolto consensi ed applausi al suo debutto. E questo non può che far piacere. Fa piacere per più motivi e fra questi c’è sicuramente anche il fatto che i protagonisti, come detto, sono stati interpretati da due adolescenti scovati “per strada”.

Il film ci racconta di Dafne, e Josh, due giovani detenuti nel carcere minorile. Dafne è una ragazza che vive il suo lento trascorrere di detenzione cadenzato dalle visite del padre (interpretato da Valerio Mastandrea) col quale non ha un rapporto facile. Josh è invece un ragazzo che cerca di sopravvivere nel carcere aggrappandosi al ricordo della sua ragazza, che è fuori, combattuta se aspettarlo o meno. Fra i due, nonostante i trascorsi, i pericoli e le difficoltà della loro esistenza, sboccerà un rapporto di amore che riuscirà a donare speranza per una nuova e più sana esistenza. Questa più o meno la storia, che detta così rischia di apparire sminuita e impregnata di retorica. Ma quando si parla di speranza forse è impossibile non rasentare il confine di concetti, frasi e stereotipi eccessivamente collaudati. Poco male: se c’è una sostanza valida lo si potrà comunque capire da più elementi.

Sicuramente nel frattempo si rimane un tantino affascinati anche sentendo appunto la storia dei due attori “per caso”: Daphne (Daphne Scoccia) lavorava come cameriera in una trattoria di Roma, dove il regista e la direttrice del casting l’hanno stanata. Josciua Algeri, che interpreta Josh, è stato invece scovato a Milano: ha 20 anni e un passato alle spalle di detenzione carceraria. Insomma due vite reali difficili per motivi diversi: due vite che forse, in alcuni casi, servono come palestra di recitazione, più di molte Accademie e Centri di produzione. Perché in fondo sarà pure banale sintetizzare con la solita massima che “la vita è tutta un palcoscenico”, ma è pur vero che da questo palcoscenico si apprende inevitabilmente la finzione. Il segreto forse consiste nel sapere riconoscere quando è il caso di metterla in atto.
Fiore debutterà il prossimo 25 maggio a Roma e Milano, per poi essere distribuito in tutta Italia a partire dal 1 giugno.