Come vengono scelti gli artisti del Festival di Sanremo? Tony Maiello prova ad aprire gli occhi agli italiani

L'edizione 2015 della kermesse canora italiana si è conclusa e ora si pensa a quella del 2016. A proposito della sclelta del cast, Tony Maiello ha qualcosa da dire.

Tony Maiello parla di Sanremo

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Il Festival di Sanremo 2015 si è appena concluso e già si inizia a pensare a quello del prossimo anno. A proposito del processo di selezione, parla Tony Maiello, ex X Factor.

Questo è il momento in cui, finita la kermesse, i fan iniziano a pensare all’ipotesi di vedere in gara, il prossimo anno, i propri artisti preferiti, quelli che al Festival mancano da qualche anno o quelli che non vi hanno mai preso parte.

“Mi chiedono spesso se tornerò mai a Sanremo”, esordisce Tony Maiello provando a spiegare ai suoi sostenitori e a tutta Italia come funziona il Festival e in generale il mondo televisivo e il mondo della musica in TV.

“Il Festival di Sanremo è una macchina da soldi come si può immaginare, così come li spende allo stesso tempo li deve incassare […] Il Festival ovviamente si avvale anche degli sponsor per affrontare queste enormi spese, ma gli sponsor (soprattutto pubblicitari) non pagano subito, ma chiudono dei contratti a cifre “variabili” con una soglia prestabilita…mi spiego meglio, non conosco i termini economici, ma detta semplicemente lo sponsor paga a seconda dello share […] Il Festival deve essere impeccabile e fare i giusti investimenti tra cantanti e ospiti vari per attrarre più sponsor possibili e soprattutto il pubblico. Il pubblico genera il televoto, risorsa indispensabile per il Festival di Sanremo, ma come può trovare il modo di convincere la gente a votare?
…Con i cantanti, soprattutto quelli sulla cresta dell’onda freschi dai vari talent o quelli che hanno un “nome” abbastanza consolidato nel mondo della musica, che bene o male vendono ancora dischi o che in qualsiasi altro modo facciano parlare di se.

Questo significa che oltre alla competizione, alla musica, alle belle canzoni, ai cantanti e alle discografiche è anche un enorme business”.

Continua poi rapportando il tutto a se stesso e alla sua situazione.

“Se mai un giorno ci sarà la mia presenza su quel palco, io avrò già avuto almeno 1 mio disco d’oro in precedenza, perché vi assicuro che senza di quello, senza aver venduto qualche migliaia di copie e senza essere risalito dal mio silenzio radio e discografico, non ci salirò…ma non perché io non ne abbia voglia, anzi, ma proprio perché non “posso”, io non posso andare a Sanremo fin quando non avrò la giusta attenzione del mercato, nemmeno con la canzone più bella del mondo, perché probabilmente nemmeno la ascolterebbero”.

Chiaramente Tony, così come tutti gli altri artisti italiani, sarebbe onorato di calcare quel palco ma per una serie di logiche del business e del settore stesso è abbastanza improbabile che lo calchi nel giro di poco tempo, o almeno non prima di aver firmato un contratto come si deve che preveda una massiccia attività promozionale con investimenti da svariate centinaia di migliaia di euro.

Cosa che non accadrà perché è molto più facile promuovere un artista fresco di talent che ha trascorso in TV gli ultimi mesi della sua vita e portarlo in giro per l’Italia a costo prossimo allo zero piuttosto che scommettere su una bella canzone e lavorare sodo per portarla in vetta.